Un muro di 20 m. bloccherà le ciminiere alte 100 metri?
Egregio Direttore,
A Taranto, a giusta ragione, l’ambiente occupa sempre più i pensieri dei cittadini, come sempre più allarmanti sono i numeri dell’emergenza sanitaria che in grossa parte da ciò deriva. Siamo la città più inquinata d’Italia e d’Europa ed il tasso delle malattie tumorali è oltre ogni media nazionale e per di più in costante aumento. Primati senza possibilità di essere insediati, come spesso avviene dalle nostre parti per cose negative. Ci si aspetterebbe dai nostri amministratori una reazione d’orgoglio, una ferma ricerca della vivibilità ed una voce che si faccia interprete del diritto alla salute di una comunità sempre più provata da un’aria, una terra ed un mare sempre più compromessi. Per riuscire in tutto ciò non fa nulla che il Comune non abbia soldi, parliamo di dignita, di diritto alla salute ed alla vita. Nei giorni scorsi gli assessori all’ambiente e all’urbanistica, Pastore e Cervellera, carichi delle speranze di cambiamento dell’intera città hanno incontrato i vertici dell’Ilva, il siderurgico più grande del continente e maggiore fonte in assoluto di inquinamento nazionale, specie dopo che i genovesi hanno preteso il trasferimento altrove degli impianti più dannosi (e quell’altrove, come al solito, è sempre quella Taranto che per una manciata di posti di lavoro accetta di morire).
Risultato dell’incontro?
Tutti i nostri problemi saranno risolti da un muro di 20 metri! Che stupidi a non pensarci prima, con un po’ di cemento, a Taranto e provincia non si morirà più di tumore. Quindi anche gli assurdi limiti alla diossina della legge italiana potranno essere facilmente sopportati dalla popolazione, grazie a questa barriera invincibile. Anzi, giacchè la diossina viene emessa da camini alti più di cento metri, si potrà pensare di costruire un altro muro di centocinquanta e la città sarà salva.
Peccato che a Taranto non siamo fessi e che, purtroppo per molti, i giornali li leggiamo e qualcuno va pure ai convegni. Non che servisse l’intervento di grandi esperti per capire l’idiozia di una soluzione del genere per l’inquinamento della nostra città, ma settimane fa apprendemmo che il progetto di un muro del genere era già stato studiato dall’Ilva stessa. I risultati appurarono che questo muro serviva solo a far cadere qualche centinaio di metri più in là le polveri dei parchi. Quindi dai tamburi, passeranno magari al borgo, un po’ per uno non fa male a nessuno. Anzi, fa male a tutti, ma, come si dice, mal comune mezzo gaudio.
Altra beffa?
In tempi di approvazione della ormai famosa Autorizzazione Integrata Ambientale, con un Comune completamente assente dalla fase istruttoria, per non parlare di Provincia e Regione, guarda caso si torna a parlare di Atto d’Intesa. Dov’è la beffa, si dirà? L’Aia ha forza di legge ed è un atto nazionale ministeriale in cui si sanciscono tutti i diritti e i doveri degli impianti industriali più grossi, l’Atto d’intesa non è né più, né meno che un patto tra gentiluomini: se vuoi lo rispetti, sennò, se mi ricordo, ti rimprovero. Non per niente a Taranto siamo pieni di protocolli e atti d’intesa, rigorosamente chiusi alla cittadinanza e per i cui risultati concreti dobbiamo guardare ogni settimana “Chi l’ha visto?”. Volete risolvere i nostri problemi con un muretto ed un contrattino? Fatelo, ma non chiedeteci di credere veramente che abbiate risolto i nostri enormi problemi. Ah, se solo qualcuno volesse davvero percorrere altre strade per produrre economia e occupazaione a Taranto…per i tanti, non per i pochi, intendo.
Giovanni Settanni
Taranto
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