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Ecco tutti gli «sconfinamenti» registrati dalle centraline Arpa

Inquinamento e polveri: i dati ci sono, nessuno li vede

6 agosto 2007
Nello De Gregorio

Ilva di Taranto C’è chi si ostina a chiedere dati sull’inquinamento atmosferico, chi invoca le centraline di rilevamento, ma i numeri della mal’aria ci sono. E continuano ad offrire una triste contabilità. Specie al quartiere Tamburi. Parliamo delle centraline di rilevamento di via Archimede e di via Machiavelli. Parliamo dei picchi di PM 10 (le polveri nell’aria particolarmente pericolose per la salute) e di Ozono3 (sostanza, altrettanto micidiale, che si forma attraverso la reazione di altri inquinanti in presenza delle radiazioni solari). Le cifre dunque. Che non sono un segreto di Stato. Che l’Arpa, responsabile dei campionamenti, ha messo addirittura on line sul suo sito Internet. Che sono, quindi, consultabilissime.

LE POLVERI - Solo tra il marzo e l’agosto del 2005, in sei mesi quindi, la centralina di via Archimede ha registrato, complessivamente, 41 superamenti della soglia di 50 microgrammi per metro cubo d’aria di PM 10. La legge, nel 2004, ha stabilito che quel limite non può essere valicato più di 35 volte in un anno. Scendendo nei dettagli, nell’agosto del 2005, il superamento del limite previsto dalla legge è avvenuto 9 volte con un picco di 138 microgrammi per metro cubo d’aria. Nel 2006 il monitoraggio ha abbracciato i dodici mesi. Dati più completi ed ugualmente inquietanti. Perché continuano a fotografare l’emergenza. Lo scorso anno ci sono stati, tra gennaio e dicembre, 78 superamenti del limite di 50 microgrammi di PM10: il doppio di quello che prevede la legge. Cruciale il mese di settembre: otto volte oltre la soglia consentita con un picco di 149 microgrammi per metro cubo d’aria. Nel 2006 il limite dei 35 superamenti è stato sforato, sia pure di poco, anche al quartiere Paolo VI.

L’OZONO - Per quanto riguarda l’Ozono3, particolarmente pericoloso per i polmoni, risultano significativi i dati della centralina di via Machiavelli. In questo caso è necessaria una premessa: la legge del 2002, con un decreto del 2004, ha fissato in 125 microgrammi per metro cubo d’aria il cosiddetto “valore bersaglio”, la soglia da non superare per più di 25 giorni all’anno anche se ha rinviato al 2010 l’attuazione della norma. La stessa legge fissa la soglia di informazione in 180 microgrammi e la soglia di allarme in 40 microgrammi, sempre per metro cubo d’aria. In questi casi le autorità devono avvisare la popolazione e, soprattutto, i soggetti più esposti: bambini, anziani, asmatici. Secondo i numeri forniti dalla centralina dei Tamburi, nel 2006, si sono avuti, da maggio a luglio, 54 superamenti oltre i 120 microgrammi. E tra 2005 e 2006 ci sono stati almeno venti superamenti della soglia di informazione con punte vicine alla soglia di allarme.

L’APPELLO - A fornire questi dati è l’ex consigliere comunale Nello De Gregorio: “Scopro l’acqua calda? Parliamo piuttosto di monitoraggio dimenticato. Voglio sottolineare la grande professionalità dell’Arpa e dei tecnici del Progetto Simage che operano attraverso i rilevatori della rete regionale Qualità dell’aria. Un’attività iniziata nel 2004 – spiega De Gregorio – e andata a regime nel 2005. Quei dati arrivano ogni mese, puntualmente, sui tavoli degli amministratori di Provincia e Regione. Che fine fanno non è dato sapere. Interessano a qualcuno? Io voglio solo evidenziare – prosegue De Gregorio – che, dal ’99 in poi, le leggi sul monitoraggio ci sono, sono puntuali, e prevedono misure di controllo e se necessario di sospensione delle attività, compreso il traffico veicolare, ma non solo. Al quartiere Tamburi non credo che sull’inquinamento incidano pesantemente fattori antropici e il traffico. E poi devono essere le istituzioni: dallo Stato alle Regioni, dalle Province ai Comuni a garantire, per le proprie competenze, l’adeguata informazione ai cittadini sulla qualità dell’aria”.

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