«Abbiamo le potenzialità per rinascere»
Gentile Direttore,
E’ stata ufficializzata la composizione del nuovo Coniglio comunale e ci si augura si possa finalmente colmare il vuoto istituzionale della nostra città.
Parallelamente a quanto, immagino, stanno facendo i nostri neo-amministratori dalla loro elezione, mi sono più volte chiesto come si potrà conciliare il nostro desiderio di rinascita con l’aridità delle casse comunali. Il discorso delle così chiamate royalties, cioè il pegno da chiedere alla grande industria in cambio delle polveri che ci riversa nei polmoni, mi piace fino ad un certo punto. Se da una parte sarebbe anche un giusto risarcimento dovuto alla città, dall’altro c’è il rischio che possa chiudere lì la partita dell’inquinamento, cosa che non renderebbe certo giustizia ai parenti ed agli amici che abbiamo pianto ed a noi che quell’aria dobbiamo continuare a respirarla. Con quale fermezza, poi, si potrebbe imporre all’industria di ridurre l’inquinamento che a Taranto ha superato di gran lunga i livelli di guardia?
Da tempo mi sono accorto, con grande sgomento, che, a differenza di quanto vogliono farci credere, non dappertutto si muore e ci si ammala come da noi. E ancora, come si può pensare che Ilva o Cementir o Eni possano davvero prendere in considerazione di sovvenzionare tutte le proposte fatte dagli assessori in carica? Per una questione di costi, si può pensare che queste farebbero prima, piuttosto, ad adeguare i loro impianti agli standard europei sull’inquinamento.
D’altra parte a tali inviti mi pare sia corrisposta la solita indifferenza da parte degli insediamenti che qui ospitiamo. Insomma le difficoltà sono tante, ma non credo che la strada sia questa. Si sta tentando di chiedere aiuti supplementari al Governo e probabilmente questi arriveranno pure. Ben vengano, certo, ci sono situazioni drammatiche da risolvere, ma non dobbiamo dimenticarci che c’è una durissima lezione da mettere a frutto, affinchè quello che è accaduto al nostro comune non sia accaduto invano e soprattutto perché non possa più ripetersi. Occorre cioè sforzarci di rialzarci da soli. Stavolta, anche solo per mancanza di alternative, dovremo fare tutti la nostra parte ed acquisire quelle caratteristiche che per mentalità non ci sono proprie. Cooperazione, progettualità e partecipazione non dovranno più essere parole utili all’autoreferenzialità dei nostri amministratori, ma dovranno entrare nel modo di concepire e gestire il territorio da parte della nostra classe politica.
Del resto faremo presto a scoprire come queste concezioni si potranno tradurre in un ottimo investimento per tutti. Nonostante le colpe di questa situazione siano da addebitare ai furbetti del palazzo e a chi non ha saputo vigilare per nostro conto, dovremo imparare una volta per tutte che le nostre responsabilità non cessano col voto, e ci vorrà tutta la nostra attenzione (e concreta partecipazione) affinchè alle belle parole seguano sempre i fatti.
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