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La "muraglia" dei Tamburi?

"Quel muro di 20 metri... è “vecchio” di 20 anni!"

Commenti sulla ricerca redatta dal CNR su incarico dell'Ilva per studiare il fenomeno polveri - legato, ovviamente, ai parchi minerali del siderurgico) e i correttivi necessari a ridimensionare il problema
3 agosto 2007
Fonte: corgiorno

Egregio Direttore,

- Dalla stampa apprendo che sui tavoli del Comune di Taranto sarebbe arrivato un voluminoso faldone contenente "una ricerca redatta dal CNR su incarico dell'Ilva per studiare il fenomeno polveri (legato, ovviamente, ai parchi minerali dello stabilimento siderurgico) e i correttivi necessari a ridimensionare il problema". Pare che i suggerimenti della ricerca siano:

I) "un ampliamento di tutte quelle procedure che attualmente impediscono alle polveri di sollevarsi e disperdersi in atmosfera"; II) "l'innalzamento di una barriera (20 metri circa?) tale da escludere ulteriori dispersioni di minerale". La notizia mi ha lasciato di stucco. E' inutile tentare di avere una conferma: in Ilva non usano rispondere a domande di semplici "coloni".

Anche in "colonia", però, esiste il Quarto Potere, per cui mi rivolgo quindi a Lei, gentile Direttore. Per cortesia, chieda al Direttore dello stabilimento ing. Capogrosso (in sinergia con il dr. Allegrini, responsabile della ricerca CNR e già noto negli ambienti tarantini) di mandare qualcuno a guardare negli archivi del TES (Ufficio Tecnico di Stabilimento), AGE (Affari Generali), LMI (Lavori e modifiche impianti), ecc., a caccia dello studio anemometrico con simulazione al computer fatto più di 20 anni fa. Scopo della simulazione era proprio quello di verificare l'effetto che avrebbe avuto l'innalzamento di un muro di cinta alto 20 metri (quasi quanto un palazzo di 7 piani).

Io ho un'età in cui la memoria fa qualche scherzetto e non vorrei aver confuso un sogno con un ricordo. Eppure il "ricordo" mi pare abbastanza nitido: più di 20 anni fa ero dirigente dell'Ufficio Tecnico di Stabilimento e il "mitico" dr. Noce mi ossessionava perchè il mio ufficio trovasse altre cose per ridurre la polverosità dai parchi primari con conseguente allentamento della pressione soprattutto da parte del Presidente della Circoscrizione Tamburi. Era l'epoca delle "colline ecologiche", delle barriere frangivento, dell'irroramento dei parchi di filmante a mezzo del "Chinettone", prototipo studiato dai miei progettisti e realizzato da un gruppo di imprese (due di Varese ed una di Ravenna) con l'obiettivo di brevettarlo e farlo usare, per esempio, sui declivi che fiancheggiano le autostrade.

Un giorno il dr. Noce mi chiamò e mi disse perentorio di preparare il preventivo di spesa per costruire un muro di cinta alto 20 metri dal lato dei Tamburi. Gli risposi che in poco tempo avrei approntato progetto preliminare e relativo preventivo, ma chiesi ed ottenni di far fare a specialisti esterni la simulazione degli effetti del muro sulla polverosità. La risposta dell'Università di Roma, insieme ad altri studiosi di cui non ricordo il nome, fu che il muro alto 20 metri avrebbe spostato il punto di ricaduta delle polveri all'esterno dello stabilimento di circa 500 metri. Il dr. Noce, a malincuore, rinunciò all'idea della "muraglia dei Tamburi".

Sempre per il mio fattore anagrafico, resto perplesso. Possibile che in 20 anni sono avvenute modifiche anemometriche, tecnologiche, ecc. tali che rendono oggi utile ed efficace qualcosa che 20 anni fa era inutile ed inefficace? E poi, scusate, ci vuole una ricerca CNR per suggerire "un ampliamento di tutte quelle procedure che attualmente impediscono alle polveri di sollevarsi e disperdersi in atmosfera"? Questo vuol dire, per caso, che attualmente tali prodigiose procedure vengono applicate solo su pezzi di parco o che vengono applicate a intervalli lunghissimi? Ma per favore, piantiamola con illusorie soluzioni salvifiche. Oltretutto è azzardato sostenere che le attuali procedure "impediscono alle polveri di sollevarsi ed innalzarsi in atmosfera", al massimo attenuano il fenomeno.

Qual'è la conclusione? Che siamo messi veramente male se persino il più qualificato Istituto italiano di ricerche suggerisce cose di oltre 20 anni fa e per di più pressocchè inefficaci ai fini di una significativa riduzione della polverosità generale. Che ne pensa? Ci risponderà qualcuno? Almeno avremo incuriosito tecnici ed amministratori locali?

Con viva cordialità.
Ing. Biagio De Marzo

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