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Diossina: quella legge truffa che non tutela nessuno

16 luglio 2007
Nello De Gregorio
Fonte: TarantOggi 16 luglio 2007

La traccia, meglio chiamarla l'arma del delitto quasi perfetto, come nei migliori film di Hictcoch, è a pagina 281 del Decreto legislativo 3.4.2006 n.152 pubblicato su G.U. 22 del 14.4.2006. Il poeta dice che un bacio è l'apostrofo rosa sulla parola ti amo. L'amore è vita ed invece la gambetta in più che l'estensore del provvedimento ha aggiunto alla lettera n (che sta per nanogrammo) trasformandola d'un sol colpo in m (che sta per milligrammi), ovvero un valore superiore di ben 1.000.000 volte è licenza di uccidere.

Quella che vi raccontiamo è una tipica storia da repubblica delle banane. Una storia che non è da prime pagine dei grandi mezzi di informazione ma che non è certo dissimile da quelle, per intenderci, alla Pollari che impudentemente ed illegalmente spia i magistrati non certo per passare il tempo ma forse al servizio e su mandato di chi questo nostro paese lo vuole per davvero ridurre ad una repubblica delle banane. E' noto a tutti che in questi giorni sono stati pubblicati i rilevamenti sulle emissioni di diossina dall'impianto di agglomerazione. Si tratta dei dati relativi ai campionamenti effettuati dall'Arpa. Siamo in verità ancora in attesa che vengano resi pubblici i dati dei rilievi effettuati dal CNR per conto Ilva.

Ebbene i dati si commentano da sé. Siamo in presenza di valori impressionanti tali da configurare una vera e propria emergenza.

Eppure così non è: una mano assassina ha deciso che a Taranto ci si può ammalare e morire più che altrove non solo in Europa ma anche nello stesso territorio nazionale.

Ma vediamo bene cosa è accaduto, facciamo un po' di storia su questa vergognosa ed ignobile vicenda che ha il suo epilogo come dicevamo prima il 3.4.2006. Ricordiamo che il 9 e 10 aprile si sarebbe votato per eleggere l'attuale Parlamento.

Nel 1998 viene sottoscritto un Protocollo internazionale che ha come obiettivo quello di intervenire e combattere i cosiddetti inquinanti organici persistenti (POP), sostanze tossiche nocive e che tendono ad essere trasportate in atmosfera attraverso le frontiere e a depositarsi a grande distanza. Il Protocollo viene redatto in Danimarca e firmato anche dall'Italia nel 1998. Nel documento viene sancito in buona sostanza che gli inceneritori di RSU debbano rigorosamente applicare un limite di emissione di diossina pari a 0,1 ng/Nmc TE/mc. Per quanto riguarda le altri fonti fisse che nel frattempo sono state individuate da numerosi studi a partire dai primi anni novanta quali prevalentemente grandi impianti di combustione ed impianti di agglomerazione il limite viene indicato come tendenziale poiché al suo raggiungimento dovranno concorrere l'applicazione di una serie di misure nel processo produttivo e l'adozione di alcune tecniche. E' il primo documento di una certa rilevanza nel quale compaiono per la prima volta le cosiddette Bat (migliori tecniche disponibili). Nel protocollo viene stabilito che per gli impianti in funzione, ed è il caso di Taranto, occorrerà uniformarsi ai suddetti valori nel giro di otto anni.

Questo protocollo rimane pressocchè sconosciuto, così come ancora, almeno a livello del grande pubblico nulla si sa che la diossina non è solo emessa dagli inceneritori ma anche dai grandi impianti di combustione e dagli agglomerati.

Nel dicembre del 2001 la Commissione Europea pubblica lo studio sulle Bat dal titolo IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) - Best Available Techniques Reference - Document on the Production of Iron Steel. Ben 383 pagine sono dedicate all'industria dell'acciaio e una parte del lavoro si riferisce alle Bat for sinter plants (impianti di sinterizzazione) e già alle pagine 4 e 5 viene espressamente indicato come l'introduzione delle migliori tecniche disponibili possono consentire che gli impianti di agglomerazione emettano in atmosfera fra 0,1 e 0,5 ng/mc di PCCD/F (diossine e furani).

Tutti ne parlano, ovviamente senza aver letto il documento, e restano in attesa che la legge italiana recepisca i termini della direttiva. Un alibi che pesa sui primi due atti d'intesa che nel frattempo l'8.1.2003 ed il 27.2.2004 vengono firmati da Regione, Comune, Provincia, Sindacati ed Ilva.

Lo stesso atto d'intesa del 15.12.2004 si limita ad affermare che entro sei mesi verrà presentato il Piano di Investimenti per l'adeguamento dello Stabilimento alle Bat. Eppure nel frattempo proprio a proposito di emissioni di diossine il Consiglio dell'Unione Europea esattamente il 19.2.2004 ha dato efficacia di legge europea al Protocollo di Ahrus del 1998 che acquista così un'efficacia anche dal punto di vista conoscitivo.

Siamo arrivati al 2004 ed ancora nessuno a Taranto parla della diossina che fuoriesce dall'impianto di agglomerazione.

Il 13 giugno 2005 sulla G.U. finalmente compare il decreto legislativo “Linee guida per l'individuazione delle migliori tecniche disponibili per le attività elencate nell'allegato I del D.Lgs. 99/372.” Praticamente assume a riferimento pari pari i termini dello studio IPPC. Anche questo documento non viene letto ed esaminato accuratamente da alcuno dei rappresentanti istituzionali locali, tanto meno dai sindacati. Eppure ne parlano a sproposito in continuazione.

Non sono stati letti da alcuno né il Protocollo di Ahrus, né lo studio IPPC, né la legge sulle linee guida per l'individuazione delle Bat perché diversamente qualcuno al tavolo del luglio 2005 allorquando l'Ilva presenta il Piano Industriale avrebbe pur dovuto far presente che dall'elenco degli investimenti previsti manca qualsiasi cenno ad interventi tesi a far rientrare nella norma europea, ed assunta anche dal decreto legislativo sulle Bat, i limiti di emissione della diossina almeno in un range fra 0,1 e 0,5 ng/mc. Riva dunque è tranquillo, a Taranto la diossina può continuare ad uccidere. Ad ogni buon conto, avranno pensato in Ilva, poiché questo problema prima o dopo può essere sollevato meglio correre ai ripari.

Ecco dunque arrivare in suo soccorso il Ministro dell'Ambiente Matteoli ed il Presidente del Consiglio Berlusconi che, ad una settimana dal voto (si voterà per l'attuale Parlamento il 9 e 10 aprile 2006), emettono il decreto n.152 pubblicato sulla G.U. del 14.4.2006 noto come Codice sull'Ambiente. Costerà poco questo regalo: solo un contributo elettorale di un paio di centinaia di migliaia di euro ai club di Forza Italia di Bari e di Taranto.

Degno della migliore tradizione di una repubblica delle banane il decreto nel mentre sancisce che gli inceneritori, in stretta ottemperanza alla normativa europea non possono emettere più di 0,1 ng/Nmc di diossina, Taranto può beccarsi diossina per un valore 100.000 volte superiore: alla lettera n è stata aggiunta una gambetta galeotta ed i nanogrammi sono diventati milligrammi.

Non la penserà così la Regione Friuli Venezia Giulia che invece giustamente strafregandosene della legge truffa e pensando al bene supremo della salute dei propri abitanti impone a Lucchini nello stabilimento di Servola a Trieste l'adozione di un limite di non oltre 0,4 ng/Nmc.

Il resto è storia di questi giorni con l'Arpa che è costretta a pubblicare i dati del rilevamento in ossequio alla legge truffa che non possono che evidenziare in quale specie di paradiso ambientale vive la città, facendo fare salti di gioia agli amici di Riva o ai tanti ignavi disseminati nelle istituzioni locali, ma anche, e per questo non può che essere giudicato estremamente corretto dal punto di vista deontologico e scientifico il comportamento del prof. Assennato, utilizzando la metodica prevista dalle normative internazionali e facendo riferimento ai limiti europei espressi come I.TEQ e non come concentrazione totale.

L'11,1 ng/Nmc come media dei tre giorni esaminati confermano che l'emergenza diossina non è un'invenzione ma è il dramma di una città ed un territorio che continua ad essere oltre che aggredito, sbeffeggiato e preso in giro mentre vede crescere i livelli di mortalità e di malattie per cause ambientali, mentre ormai il bioaccumulo sul territorio della diossina emessa dagli impianti di agglomerazione in questi 40 anni ha raggiunto livelli pari ad oltre il doppio di quelli che si abbattettero su Seveso nel 1976.

E intanto, nel mentre attendiamo i dati che verranno fuori dal Bollettino Epidemiologico dell'ASL che saranno purtroppo ricchi di indicazioni, sul nesso di causalità fra crescita delle neoplasie ed ambiente, sono almeno tre o quattro i più recenti studi epidemiologici che mettono in evidenza in modo inequivocabile l'associazione fra esposizione a diossina ai valori come quelli registrati nei rilievi dell'Arpa ed aumento del rischio di contrarre i cosiddetti linfomi “non Hodgkin”.

A questo punto l'auspicio non può che essere quello di porre riparo alla beffa della legge truffa imponendo da parte del Ministro dell'Ambiente, in sede di rilascio dell'autorizzazione integrata, il vincolo di una emissione in atmosfera di PCDD/F pari a quello indicato in sede europea e nel D.Lgs. sulle Bat ovvero da 0,1 a max 0,5 ng/Nmc.


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