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A proposito dell'inchiesta della Gazzetta del Mezzogiorno sull'Arpa Puglia

Il nostro punto di vista sui "mille problemi" dell'Arpa Puglia

In questo momento in cui il bicchiere dell'Arpa è mezzo pieno e mezzo vuoto preferiamo vedere il bicchiere mezzo pieno perché noi cittadini abbiamo sete: sete di informazioni, sete di competenze, sete di trasparenza.
14 luglio 2007

L'11 luglio 2007 la Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato un'intera pagina con un'inchiesta sull'Ares (Agenzia regionale sanitaria) e sull'Arppa (Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale), ossia sulla trazionale Arpa a cui è stata aggiunta la "p" di prevenzione e che - per vizio di consuetudine - ometteremo.

Dall'inchiesta della Gazzetta sembra emergere un quadro alquanto negativo dell'Arpa Puglia, caratterizzata da "mille problemi" (come si legge sul titolo) nonché dilaniata da controversie sindacali e da una sorta di "rivolta" dei precari che cercano la stabilizzazione del posto di lavoro.

Come associazione impegnata anche sul piano della prevenzione e protezione ambientale vorremmo esprimere una nostra valutazione in merito al nuovo corso dell'Arpa.

Abbiamo avuto modo di modo di conoscere come opera l'Arpa attuale e non abbiamo perso la memoria di tutto ciò che c'è stato prima dell'attuale direttore generale, prof. Giorgio Assennato.

In particolare a Taranto in questo momento assistiamo ad una svolta. L'Arpa, per la prima volta nella storia del centro siderurgico Ilva (ex Italsider), ha effettuato le analisi sulla diossina. Ha messo in campo una squadra di specialisti di altissimo livello i quali hanno riscontrato un valore medio di diossine di 11,1 nanogrammi ITE a metro cubo, il che equivale ad un superamento di 27 volte rispetto al limite europeo di 0,4 nanogrammi ITE a metro cubo adottato dal Friuli Venezia Giulia. Il direttore generale dell'Arpa Puglia, prof. Giorgio Assennato, ha invitato a riflettere sull'anomalia per cui tale limite non è ancora stato recepito nella legislazione nazionale (la diossina dell'Ilva di Taranto sarebbe "a norma" secondo il decreto legislativo 152/2006). La stessa diossina che a Taranto è "a norma" invece è "fuori norma" a Trieste. Sul sito Internet dell'Arpa Puglia è stata inserita l'intera documentazione dei campionamenti della diossina accompagnata da un corredo di files tecnici e giuridici con cui ognuno - in piena autonomia - si è potuto fare i propri calcoli e le più approfondite considerazioni. Non è cosa da poco questa operazione di trasparenza. Pur avendo espresso le nostre riserve e perplessità circa le condizioni idilliache in cui l'Ilva ha accolto l'Arpa (camini con pochissimi fumi e un cielo pulito come mai si era visto a Taranto), dobbiamo riconoscere che questi controlli non sono stati un "bluff" ma una seria svolta nell'azione di monitoraggio della grande industria.

Durante questa "esperienza della diossina" abbiamo toccato con mano la serietà, il rigore e l'onestà del "nuovo corso" avviato dal prof. Giorgio Assennato.

Ma abbiamo toccato con mano, al contempo, la difficoltà di condurre con successo controlli complessi e difficili. Infatti se non si dispone di personale estremamente qualificato e preparato il monitoraggio ambientale fallisce. Le competenze, pur non essendo una condizione sufficiente per il successo, ne sono la condizione necessaria.

Appare pertanto chiaro che il problema del potenziamento Arpa non sia più una questione solamente di trattativa sindacale "interna". E' una questione "esterna" di ben più ampia portata che riguarda tutti i cittadini, con la loro salute e le loro vite minacciate da un inquinamento che ha assunto livelli drammatici.

Pertanto anche i cittadini - se non altro per il loro carico di aspettive - hanno diritto di esprimere il loro punto di vista in questa trattativa e di reclamare che essa alla fine porti all'Arpa non semplice "personale assunto" ma il meglio e il massimo delle competenze, che solo un sistema di concorsi seri e trasparenti può dare.

L'inchiesta della Gazzetta si sofferma sul braccio di ferro sindacale fra chi vorrebbe la stabilizzazione del personale precario e chi, come il prof. Assennato, vuole reclutare il personale "per merito" attraverso "veri" concorsi.

Riflettendo proprio sulla recente "prova del fuoco" del controllo della diossina all'Ilva - impresa di straordinaria complessità - ci convinciamo che occorrono "veri" concorsi.

Recentemente ben dieci associazioni ambientaliste joniche hanno scritto alla Regione Puglia esprimendo così il proprio pensiero: "Chiediamo infine alla Regione che venga risolto il problema dell'espletamento dei concorsi per le assunzioni nell'Arpa: i fondi sono stati stanziati ma i concorsi non sono partiti. Perché? Taranto ha bisogno di voltare pagina rispetto ai tempi in cui i controlli ambientali sono stati così lacunosi da consentire un inquinamento che colloca la nostra città ai vertici delle graduatorie nazionali".

Per la precisione le associazioni che hanno firmato l'appello alla Regione sono: Amici di Beppe Grillo, Comitato contro il rigassificatore, Comitato per Taranto, Comitato Vigiliamo per la discarica, Legambiente, Libera, Osservatorio della legalità, PeaceLink, TarantoViva.

L'appello è un indicatore di quanto siano vive le aspettative e l'attenzione della società civile circa il potenziamento dell'Arpa. Attendiamo con impazienza che venga portata a termine quella "svolta" che auspichiamo, portando a compimento ciò che già è stato avviato e affrontando le criticità che l'Arpa ha ereditato.

In questo momento in cui il bicchiere dell'Arpa è mezzo pieno e mezzo vuoto preferiamo vedere il bicchiere mezzo pieno perché noi cittadini abbiamo sete: sete di informazioni, sete di competenze, sete di trasparenza.

Ecco perché di fronte alla vostra inchiesta, che sembra mettere in campo prevalentemente le criticità e le negatività dell'Arpa, sentiamo il bisogno di non voler tacere anche le positività e le novità. L'ultima positiva novità (dal nostro punto di vista) è quella della "bocciatura" dell'Arpa Puglia - con uno studio approfondito - al raddoppio dell'Eni a Taranto dato che l'area non può sopportare un ulteriore impatto in termini di inquinamento e di rischio tecnologico.

In questo momento l'Arpa è impegnata nel rinnovo delle autorizzazioni alle emissioni industriali, con relativi limiti e prescrizioni per i prossimi anni. Deve controllare le informazioni ambientali di una miriade di aziende su scala regionale e partecipare presso il Ministero dell'Ambiente alle autorizzazioni integrate ambientali relative agli stabilimenti di maggiore dimensione.

I cosiddetti "poteri forti", cominciando dall'Ilva e per finire all'Eni, in questo momento preferirebbero vedere un'Arpa dilaniata e paralizzata da conflitti "interni" e magari messa in cattiva luce anche da qualche polemica "esterna" sui giornali. Ma noi lo sappiamo. E' un trabocchetto e noi invitiamo tutti a non cascarci. Forza Arpa!

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