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Diossina e linfomi non-Hodgkin

Mentre emergono dati preoccupanti dal monitoraggio sulla diossina dell'Ilva di Taranto, abbiamo cercato conferme sulla correlazione fra diossina e i linfomi non-Hodgkin. Ma occorre dire anche questo: a Taranto non si è mai posta attenzione neanche sui livelli di diossina emessi dagli inceneritori.
10 luglio 2007

Il Wwf ha diffuso una ricerca frutto di uno studio su un gruppo di pazienti che soffrono del linfoma non-Hodgkin residenti nella zona circostante un inceneritore francese di rifiuti solidi che ha un alto tasso di emissioni di diossina.
Da tale ricerca risulta che il rischio di sviluppare il linfoma non-Hodgkin era di ben 2,3 volte superiore tra le persone che vivono in aree con le più alte concentrazioni di diossina: "Abbiamo riscontrato - commentano gli autori - un rischio 2,3 volte più alto collegato alla residenza in zone classificate come altamente esposte alla diossina emessa da un inceneritore di rifiuti solidi urbano (come valutato da un modello di dispersione per via aerea), rispetto alle zone con esposizione molto bassa".

Il nesso fra diossina e linfoni non-Hodgkin è da tempo accertato, spiega tale studio: "L’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti (EPA), e L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro hanno classificato il composto 2,3,7,8-TCDD come cancerogeno umano. Il linfoma non-Hodgkin ed i sarcomi dei tessuti molli, sono sempre stati collegati alle contaminazioni chimiche da diossina incontrate sul lavoro, o accidentali".

Lo studio specifica inoltre: "La contaminazione ambientale da diossina può avvenire tramite vari percorsi: la combustione (l’incenerimento dei rifiuti, la bruciatura di vari combustibili, altre sorgenti caratterizzate da alte temperature quali i forni da cemento); la fusione, la raffinazione e lavorazione dei metalli (la sinterizzazione di metalli siderurgici, la produzione di acciaio, il recupero degli scarti metallici); la lavorazione chimica (sbiancamento della pasta di cellulosa mediate il cloro, fenoli clorurati, composti alifatici clorurati); processi biologici e fotochimici (l’azione di microrganismi sui composti fenolici clorurati); le fonti che alimentano i bacini (i terreni, i sedimenti, i composti organici e l’acqua)".

I livelli di diossina con cui si sono dovuti confrontare gli studiosi francesi che hanno redatto lo studio sono di 16,3 nanogrammi, mentre il valore medio di diossina dell'Ilva (rilevato in condizioni ottimali nel giugno del 2007 sul camino dell'impianto di agglomerazione) è di 11,1 nanogrammi.

Leggiamo nel rapporto francese: "La nostra equipe ha di recente esaminato la distribuzione spaziale del linfoma non-Hodgkin e del sarcoma dei tessuti molli attorno ad un inceneritore francese di rifiuti solidi con alti livelli di emissione di diossina. È chiaro che alcune norme che regolano le emissioni di diossina non sono state applicate in questa sede. Ad esempio, nel 1997, le emissioni di polvere e di idrogeno erano più alte di quanto invece prescritto dalla legge, ed i gas di scarico non venivano mantenuti a temperature superiori agli 850° C per il lasso di tempo prescritto dalla legge (>2secondi), permettendo quindi l’emissione di diossina. La prima volta in cui la concentrazione di diossina di un gas di scarico fu misurata (nel dicembre 1997), fu riscontrato essere 16,3 ng il fattore tossico di equivalenza internazionale, pari a (I-TEQ)/m3, mentre il valore guida europeo è 0,1 ng (I-TEQ)/m3.
Utilizzando le statistiche spaziali di analisi, abbiamo riscontrato l’evidenza che segnalavano gruppi di linfoma non-Hodgkin e di sarcoma dei tessuti molli nell’area in cui era ubicato l’inceneritore di rifiuti solidi".

Ma occorre dire anche questo: a Taranto non si è mai posta sufficiente attenzione agli inceneritori.

Sui livelli di diossina emessi dagli inceneritori non c'è mai stato un dibattito.

A Taranto si parla dell'inceneritore solo perché quello cittadino è stato chiuso e perché è al centro di una vicenda giudiziaria.

Note: Su www.difa.unibas.it/utenti/latronico/doc/PRESENTAZIONE%20DIOSSINE.ppt si legge:

"Studi di laboratorio hanno dimostrato che l'esposizione a dosi bassissime di diossina durante un periodo critico brevissimo nel corso della gestazione è sufficiente ad influire negativamente sulla salute del feto. La diossina è cancerogena per l'uomo e per gli animali. L'EPA(Agenzia statunitense per la Protezione Ambientale) ha stimato che l'attuale esposizione di fondo della popolazione generale alle diossine determina un rischio di contrarre tumore variabile da 1/1.000 a 1/10.000 cittadini".

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