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Realtà peggiore di quella descritta dall’Arpa

Diossina: D'Ippolito, Risultati Allarmanti

Cataldo D’Ippolito, consigliere dell’UDC di Statte si sofferma sulla questione ambientale alla luce dei risultati del primo campionamento dell’Arpa sulle emissioni di diossina
12 luglio 2007

ILVA_080707_h2130a "La situazione - scrive D’Ippolito in una nota è di gran lunga peggiore di quella descritta dall’Arpa. Se si effettuassero i rilevamenti nel pieno dell’attività degli impianti dell’Agglomerato, si rileverebbe una fuoriuscita di fumi dai camini con un livello di diossina ancora più consistente di quella denunciata nei giorni scorsi." E’ l’Ilva al centro del mirino del consigliere D’Ippolito: "E gli ex e i post ambientalisti della nostra città, passati nel frattempo a difendere i nuovi padroni del vapore, pur in presenza di questi dati si ostinano ancora ad offendere le nostre intelligenze, a negare la realtà che è sotto gli occhi di tutti: l’Ilva è la maggiore responsabile delle morti per neoplasie nel nostro territorio.

E’ una verità lapalissiana innegabile. Eppure - dice D’Ippolito - l’Ilva non inquina, ottempera alle disposizioni di legge, rispetta il territorio e i suoi abitanti. Non sembra irriguardoso ed offensivo tale servile atteggiamento di sindacalisti, politici, esponenti del mondo della cultura ed ex e post ambientalisti per le migliaia di morti che piange da almeno tre anni la nostra provincia. Pare che il servilismo verso l’imprenditore bresciano (Emilio Riva) che guida l’ex siderurgico di Stato sia divenuto un nuovo costume cittadino. La cifra politica della nostra classe dirigente, a tutti i livelli e in ambedue gli schieramenti, è talmente intrisa di servilismo da non riconoscere la gravità della situazione.

Ben ha fatto il Comune di Statte nei giorni scorsi, raccogliendo un invito che come UDC rivolgemmo nei mesi scorsi al sindaco Miccoli, a restituire all’Ilva i 28 ettari di terreno che l’azienda avrebbe dovuto cedere gratuitamente nell’ambito dell’Atto di intesa. Come si fa risanare un territorio, a riqualificare quei quartieri ubicati a ridosso del siderurgico se il massimo dello sforzo compiuto dall’azienda di Riva è quello di cedere un’area piena zeppa di berillio, un elemento altamente inquinante. Questo comportamento dell’Ilva per gli ex e post ambientalisti è rispettoso delle leggi ambientali?

Inoltre - conclude il consigliere-sarebbe interessante per il Comune di Statte,
censire tutti gli immobili di proprietà dell’Ilva. Di seguito nascerebbe una domanda: ma l’ Ilva paga l’Ici per le sue proprietà al Comune di Statte? L’Interrogativo ci pare legittimo. Chissà se almeno una volta gli ecologisti ex e post non mancheranno l’occasione di restare in silenzio. Almeno per una volta, se dovessero farlo, non incorrerebbero in brutte figure".

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I DATI. L’Arpa li pubblica su internet senza una valutazione scientifica.
E’ giallo - Diossine: ma ci sono o no? (Tarantosera del 6 Luglio 2007)
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Tutta la città, e non solo, è in attesa di sapere se e quanta diossina viene sprigionata dai camini dell’Ilva. In particolare dal camino E312 dell’impianto di agglomerazione. Nelle scorse settimane l’Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, ha coordinato una campagna di monitoraggio effettuata con la stessa Ilva, che si è avvalsa della collaborazione dell’Istituto per l’inquinamento ambientale del Centro Nazionale Ricerche e del Consorzio Inca.

Prima di agosto, fu detto nella conferenza di presentazione della iniziativa, saranno resi noti i risultati dei campionamenti, effettuati con delle sonde poste proprio sulla bocca del camino. Finalmente, quindi, dopo le accese polemiche sulle rilevazioni statistiche che indicano Taranto e l’Ilva in vetta alle classifiche d’Europa per emissione di diossine, ecco una indagine scientifica dalla quale si attende di conoscere la verità sulle emissione dei veleni in atmosfera. La grande attesa è stata “bruciata” dall’Arpa, che già a partire dal 28 giugno, ha cominciato, a sorpresa, a mettere in rete sul suo sito www.arpa.puglia.it i primi risultati delle analisi dei campionamenti.

«Come è noto — ha scritto sul sito il professor Giorgio Assennato, che dell’Arpa Puglia è il direttore generale — Arpa Puglia ha effettuato per la prima volta, nei giorni fra l’11 e il 16 giugno 2007, il campionamento dei fumi emessi dal camino E312 dell’impianto di agglomerazione dell’Ilva di Taranto, d’intesa con Ilva e Cnr-IIA di Monterotondo (Roma) e in collaborazione con il Consorzio Inca di Marghera (VE). A partire da oggi (28 giugno, ndr), saranno resi disponibili su questo sito i risultati di tali controlli. Si allegano i file contenenti i rapporti di prova trasmessi da INCA, relativi ai primi risultati delle analisi di microinquinanti organici rilevati. Sono disponibili, inoltre, alcuni file contenenti norme, riferimenti e documenti utili in materia di emissione in atmosfera da impianti di agglomerazione. Le valutazioni tecniche e ambientali di ARPA Puglia seguiranno non appena saranno disponibili tutti i risultati delle indagini e le relative elaborazioni».

Una sortita che ha finito per confondere le idee anziché restituire chiarezza e certezze ai cittadini. La pubblicazione dei risultati, infatti, non accompagnati da alcuna valutazione scientifica di commento, ha finito per creare grande confusione. Ognuno si è lanciato in interpretazioni personali dei dati, sia in senso catastrofista che no. Insomma, una babele. L’unica cosa che proprio non avrebbe dovuto esserci dopo il monitoraggio coordinato dall’Arpa.

Si attendeva una risposta scientifica e questa non c’è ancora stata. D’Accordo, Assennato ha chiarito che le valutazioni tecniche ed ambientali dell’Arpa saranno resi noti a risultati definitivi acquisiti. Ma allora non sarebbe stato meglio aspettare l’esito definitivo delle analisi prima di pubblicare una lunga serie di cifre incomprensibili ai profani senza alcun commento istituzionale? Il rischio corso dall’Arpa è lo stesso che corrono le società specializzate in sondaggi elettorali: si rischia di sparare nomi di vincitori e vinti prima dei risultati definitivi, secondo previsioni che poi vengono puntualmente, o quasi, smentite, dai numeri finali. Sarebbe stato più prudente attendere e solo al termine chiarire ai Tarantini, all’Italia e all’Europa, se e quanta diossina viene emessa dall’Ilva. Che poi è l’unica cosa che ai cittadini interessa sapere.

Note: In allegato una interessante inchiesta di Radio Rai sull'Ilva in onda sul GR2 delle 8,30 del 14, 15, 16 e 17 Giugno 2007

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