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"Stefàno speranza per Taranto, Vogliamo respirare aria pulita, Perché RIVA non ascolta quanto chiede la città?"

Lettere da Taranto pubblicate su TarantoSera (21/06) e Corgiorno (26/06)
23 giugno 2007

Caro Sindaco,
22062007(03) per prima cosa vorrei ringraziarla per non aver abbandonato la sua passione per la politica e di essersi di nuovo messo in gioco (nonostante i colpi bassi ricevuti in passato) per il bene di Taranto. Avverto che forse la nostra città si sta svegliando dal torpore in cui è vissuta finora e che, scegliendo di fidarsi di lei, si sia decisa a scendere in campo per riscattarsi. E’ emozionante sentir parlare per strada, nei bar e negli uffici di Taranto e dei suoi problemi con piglio costruttivo. I problemi che insieme dobbiamo affrontare, come ben sa, sono diversi e complessi, in quanto tutti correlati fra di loro. Sono contenta di aver constatato che in questi ultimi mesi si è fatto un gran parlare di ambiente e di sviluppo ecocompatibile, credo che questa sia la strada migliore che la città possa percorrere per trovare economia ed occupazione, emancipandosi dalla grande industria. In verità adesso mi aspetterei un contributo in tal senso anche dalla Provincia, sebbene sia convinta che il suo Presidente ne abbia parlato più per opportunità elettorale che per convinzione (solo per citare un esempio, ha dapprima firmato il nulla osta per il rigassificatore e durante il ballottaggio ha fatto stampare volantini con il suo no all’impianto, probabilmente in favore del meno chiacchierato raddoppio della raffineria). Ad ogni buon conto è ora che ci si dia tutti una mano e si aiuti a far rialzare e poi a far camminare questa città, e che divampi nella nostra indolente mentalità il desiderio di volere il suo bene. Penso che ognuno potrebbe trovare il modo per dare il proprio piccolo contributo. Con una maggiore attenzione ai fatti della città, con le proprie azioni di civiltà e, come dice benissimo lei, con la propria partecipazione. Fatta di proposte e di critiche. Nell’era di internet dialogare con le istituzioni non è così difficile, magari potremo anche scoprire che queste saranno disposte a farlo con noi. Il meccanismo è virtuoso, creare un buon “sistema-Taranto” gioverebbe proprio a tutti, in tutti i sensi. Intanto, questa settimana è iniziato il monitoraggio delle emissioni dall’Ilva e, come per magia, il cielo è tornato azzurro. Dal balcone sono tornata a vedere nuvole vere, e dalle ciminiere solo un sottile quanto improbabile filo di fumo. Non sarà la mia una certezza, ma di sicuro è un ragionevole dubbio: non è per caso che l’Ilva sta facendo in modo da far risultare meno emissioni di quelle che in realtà produce e riversa sulla città ogni giorno da decenni? Ho letto le interviste al direttore dell’Arpa Assennato non vorrei fosse anche lui, con l’illusione di questi controlli. La sua elezione rappresenta per me una speranza anche in questo senso. Perché dignità significa non farci più mettere i piedi in testa da nessuno. Certo è necessario riconoscere che Taranto non potrebbe sopravvivere oggi senza la grande industria, ma è anche vero che questa può e deve rispettare Taranto e i suoi cittadini. Chi le scrive non è né un ambientalista, né una che odia Riva, non ho tessere di partito e non faccio politica partitica. Tempo fa ho scelto di stabilirmi a Taranto e sento il dovere di fare ogni cosa affinché la mia città sia più vivibile per me e per mio figlio, al quale mi piacerebbe trasmettere l’insegnamento fondamentale che ho imparato in 20 anni di scoutismo: “lasciare il mondo meglio di come lo abbiamo trovato”.

Simona Fersini
Taranto

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22062007(04) Ancora una volta mi ero illusa che finalmente Taranto potesse cominciare a respirare un po’ di aria pulita che finalmente si fosse capito che nella nostra città si muore per l’inquinamento ambientale che finalmente le “persone che contano” avessero dato importanza ai cittadini illusa che i controlli sulle emissioni dell’Ilva fossero “reali”! Lodevole infatti lo sforzo effettuato dall’11 giugno per 5 giorni dall’ARPA nel monitorare le emissioni dei camini ma guarda caso in questi 5 giorni non abbiamo visto una nube simile a quelle che sovrastano la città normalmente, ma solo delle leggere “scie di borotalco”. Di solito vantiamo un cielo multicolore con sfumature che vanno dal grigio al rossastro, per non parlare dell’aria che respiriamo; tutto questo è un vero e proprio richiamo per i turisti che sono impazienti dalla voglia di trascorrere a Taranto le loro vacanze o che forse increduli per la nostra situazione ambientale vengono a controllare se le cose stanno davvero così. Poi però scappano via! Perché la nostra Taranto deve essere conosciuta per questo scempio e non per le bellezze che in realtà possiede e potrebbe offrire? E allora, da cittadina delusa ancora una volta per come vanno le cose nella sua Taranto, sinceramente mi chiedo: perché effettuare un monitoraggio solo per 5 giorni per 8 ore al giorno, e non in maniera costante e soprattutto continuativa nel tempo, dal momento che la fabbrica produce a ciclo continuo? Da ingenua pensavo che davvero le cose stavano cambiando. Pensavo che l’opinione pubblica, fosse riuscita a smuovere qualcosa (o meglio qualcuno) in modo serio! Ma pensandoci bene, poter vedere il cielo azzurro e non dei mille colori delle nubi della fabbrica non è un nostro diritto? Dico allora a tutti coloro i quali credono nella rinascita della nostra città, politicanti e cittadini, uomini e donne che fanno parte di quella cittadinanza attiva di cui Taranto ha enormemente bisogno, di non lasciarsi ingannare da questi falsi “zuccherini”.

Barbara Artioli
Taranto

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Puntuale ed imperiosa come una scomunica papale è arrivata la querela del mega imprenditore ligure al prode e temerario Marescotti, reo di aver rivelato a mezzo stampa il segreto di Pulcinella: l’ILVA inquina! Quanto mai curiosa, peraltro, è la suscettibilità selettiva della grande industria inquinante che, colpita su più fronti e costretta a capitolare sulla necessità dei primi monitoraggi sulle emissioni di diossina, non perdona allo scomodo avversario proprio la rivelazione che, tra tutte, meno clamore e suggestione ha suscitato sulla stampa locale e nella coscienza cittadina. Torna alla mente l’eco dei toni concilianti tanto caldeggiati da quel candidato sindaco che, in campagna elettorale, promuoveva la necessità di dialogare con la grande industria. Esercizi di stile, lontani dalla constatazione che l’unica alternativa tollerata è la sottomissione, la supina accettazione di qualunque abuso sia capace di sopportare una città che sconta, per questa via, natali poveri e di non occupazione. E’ evidente che il blasonato interlocutore siderurgico non riconosce potere contrattuale a nessuna figura cittadina: non ai politici, costretti a motivare con ragioni di opportunità strategica le imbarazzanti inversioni di rotta, giusto in fase di scacco al re; non ai magistrati, che si vedono imbrigliare provvedimenti legittimi e doverosi, con immediate ripercussioni occupazionali che la grande industria siderurgica non si preoccupa nemmeno di differire nel tempo, onde fugare dubbi di ritorsione; non ai cittadini costituiti in associazione, meno che mai è tollerata la figura del presidente di un’associazione ambientalista cui è il caso di far passare ogni velleità di protagonismo mediatico. Ma possibile che sia economicamente conveniente una politica aziendale miope di costante chiusura verso una città che ha tentato il dialogo in tutti i modi, cercando varchi di condivisione attraverso i canali più svariati?

Mi chiedo, signor Riva, davvero non sarebbe più proficuo ascoltare quanto le chiede questa comunità? Ed è veramente così antieconomico concedere, a chi ogni giorno le offre menti, braccia e sempre più spesso la propria vita, qualcosa in più del minimo che si è riusciti a strapparle finora? Se l’intento era dimostrare la distribuzione di forze in campo, la città le riconosce una supremazia indiscussa. Ma non è forse proprio della grande impresa moderna preoccuparsi di migliorare le condizioni dei lavoratori per motivarne la produttività e gemellarsi con la città che all’industria fa da sfondo, per stimolare l’orgogliosa appartenenza e l’identificazione di questa con il territorio che la ospita? Qui, anacronisticamente ed antistoricamente, tutto
continua a convergere in senso contrario. Quanto ancora può durare?

Cristiana Mutti
Taranto

Allegati

  • E sul Molopolisettoriale ancora Polveri Sottili

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    Su una banchina del Molo polisettoriale di Taranto la Italiana Rinfuse continua a operare con il carico e scarico di clinker, un prodotto semilavorato per la produzione di cemento Portland che disperde nell’aria polveri sottili, e probabilmente anche di carbone.
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