Taranto Sociale

Lettera del 30/03/2007 al Prefetto, al Presidente Vendola e all’Assessore Regionale all’Ambiente Michele Losappio

Richiesta Piani di Emergenza Esterni dei 10 impianti sottoposti alla legge Seveso a Taranto

6 aprile 2007
Il Comitato per il no al rigassificatore di Taranto

Al Prefetto di Taranto
palazzo Prefettura - via Anfiteatro
74100 Taranto

Alla Regione Puglia
Al Presidente della Giunta Regionale
All’Assessore Regionale all’Ambiente
Lungomare N. Sauro n. 33 -70121 BARI

L'area di Taranto, comprendente i Comuni di Statte, Massafra, Crispiano e Montemesola, è stata dichiarata “area ad elevato rischio di crisi ambientale” ai sensi dell'articolo 7 della Legge dell'8 luglio 1986, n. 349, e delle modifiche previste poi dalla Legge del 28 agosto 1989, n. 305. In questa stessa area, sono presenti diverse attività a rilevante impatto ambientale: l'ILVA (il più grande polo siderurgico nazionale), la raffineria AGIP, l’industria cementiera CEMENTIR, i cantieri di riparazione di navi militari nell’arsenale MM e la base militare di Taranto.

Proprio a Taranto, città ufficialmente inclusa nella lista dei porti a rischio nucleare secondo il dlgs 230/95, la Gas Natural vorrebbe realizzare un impianto di rigassificazione (a 775 metri dalle prime cisterne della raffineria AGIP) in merito al quale la stessa società dichiara, nelle integrazioni fornite in risposta alle 40 osservazioni realizzate dal Ministero dell’Ambiente, che “si esclude la possibilità di un effetto domino”.

Nelle integrazioni proposte dalla Gas Natural si parla di "massimo incidente credibile"; tale approccio è ormai superato, e sostituito nella letteratura internazionale con il concetto di "massimo incidente ipotizzabile". Considerando la teoria del “massimo incidente ipotizzabile”, un eventuale effetto domino che si svilupperebbe all’interno di un’area ad elevatissima concentrazione di stabilimenti a rischio di incidente rilevante risulterebbe assolutamente catastrofico (1), sia nel caso in cui a determinarlo fosse uno dei numerosi altri impianti ad alto rischio già presenti nella medesima area, e ancor di più se fosse causato da un impianto di rigassificazione da costruire nelle vicinanze o da una metaniera.

Considerata l’approssimazione, il dilettantismo e l’assenza di una cultura di valutazione particolarmente evidente nel progetto per la realizzazione di un terminale di GNL nel porto di Taranto chiediamo alle SSVV di fornirci copia dei piani di emergenza esterni e rapporti di sicurezza dei 9 stabilimenti a rischio di incidente rilevante già presenti, assoggettati alla direttiva Seveso ter e al dlgs n. 334/99 menzionato in precedenza e successive modificazioni e integrazioni.

Tale richiesta viene inoltrata con riferimento all’articolo 22 comma 2 del dlgs n. 334/99 relativo alle informazioni sulle misure di sicurezza il quale prevede che la Regione provveda affinché il rapporto di sicurezza di cui all'articolo 8 e lo studio di sicurezza integrato di cui all'articolo 13, comma 1, lettera b), numero 2), siano accessibili alla popolazione. Tali informazioni, secondo l’articolo 22 comma 6, devono essere riesaminate ogni tre anni e aggiornate/ri-diffuse almeno ogni volta che intervenga una modifica in conformità all'articolo 10. Esse devono essere permanentemente a disposizione della cittadinanza.

La mancata predisposizione, ai sensi dell’articolo 20 del dlgs 334/99, dei relativi piani di emergenza esterni di ogni singolo impianto, renderebbe impossibile, per le loro ovvie interazioni, le predisposizioni dei piani di emergenza esterni, interni e i rapporti di sicurezza per l’ipotetico impianto di rigassificazione; piani e rapporti che non possono essere intesi come adempimenti meramente burocratico-formali, ma che devono essere sostenuti innanzitutto dalla logica e dal buon senso oltre che, naturalmente, dalla normativa vigente. La mancata predisposizione di tali piani renderebbe difficoltosa la nostra attività di analisi delle integrazioni proposte da Gas Natural.

Siamo anche preoccupati per le questioni etiche, legate alla scelta di questa tecnologia in quanto crediamo che l’approvvigionamento di gas ad uso civile debba rispondere ad un piano energetico nazionale e non andrebbe demandato alle multinazionali. Pensiamo alla situazione di violenze, illegalità, violazione dei diritti umani e ambientali in tante parti del Mondo, ad esempio la Nigeria: si preleva il gas in queste zone, si costruiscono in loco impianti di liquefazione, ad altissimo impatto ambientale, tanto in questi Paesi leggi e controlli sono facilmente aggirabili, e poi si rivende in Occidente realizzando enormi profitti. Ci domandiamo se una Regione come la Puglia, possa accettare di essere parte di un meccanismo così immorale

Le considerazioni del Comitato contro il rigassificatore di Taranto riguardo al progetto della Gas Natural, si attestano sulle posizioni del Ministro dell’Ambiente Pecoraro, che ci pare inviti alla cautela, all’attenta valutazione dei fabbisogni nazionali, di eventuali tecnologie meno impattanti, e soprattutto della corretta applicazione della cosiddetta direttiva Seveso ter sulla consultazione delle popolazioni coinvolte, e la cui violazione ha portato recentemente al ritiro dell’autorizzazione per il rigassificatore di Brindisi.

Note: (1) Persino Piero Angela, nel suo ultimo libro “La sfida del Secolo”, dedicato alle questioni energetiche, parla di un eventuale incidente (definito improbabile, ma non impossibile) legato ad una nave metaniera che trasporta gas liquefatto a bassissima temperatura, come del “peggior incidente possibile” nel campo degli impianti di produzione di energia, quindi peggiore o comunque al livello di un incidente nucleare.

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