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Ecco la lettera aperta inviata ai ministri dell'Ambiente, delle Attivita' produttive e delle Infrastrutture

Rigassificatore a Taranto. Ma non abbiamo già dato?

Ancora una volta si parla di Taranto per una scelta industriale da pagare a carissimo prezzo. Stavolta occorre che la parte sana della città si opponga ad una proposta che continua a fare di Taranto il solito porto franco in cui tutto diventa possibile e tutto viene tollerato.
22 gennaio 2007
Massimo Ruggieri

Illustre Ministro,
mi chiamo Massimo Ruggieri e le scrivo da Taranto. Mi rivolgo a Lei per lanciarLe il grido di dolore della mia città e dei cittadini che più hanno a cuore le sue sorti, affinché questo grido possa avere l’eco maggiore possibile e, soprattutto, nella speranza che questo venga ascoltato da Lei e dal Suo Governo, nella completa sfiducia che ormai abbiamo nelle nostre istituzioni locali passate, ma anche presenti.
Il motivo di questa mia lettera è appunto la gravissima crisi (non solo finanziaria) che attanaglia Taranto, e la prospettiva che la situazione possa ulteriormente aggravarsi dall’ipotesi dell’insediamento in città di uno dei rigassificatori da voi previsti.
I fatti di Taranto sono ahimè noti a livello nazionale. Da queste parti siamo tristemente abituati ad assurgere agli onori della cronaca per motivi tutt’altro che lusinghieri. Stavolta però, a seguito del dissesto comunale non si è messa in ginocchio solo una città che già prima era vicina ad esserlo, ma anche e soprattutto i suoi abitanti. Badi bene, siamo un popolo che raramente ha alzato la testa per contestare o dire la sua su quanto di negativo stesse avvenendo in città ad opera dei soliti noti. E’ questa la grandissima colpa per cui la nostra Terra è stata ed è tutt’oggi l’Eldorado di politici e imprenditori senza molti scrupoli. Qui di scelte scellerate e occasioni mancate se ne sono viste tante, troppe.
Qui paghiamo al prezzo della stessa vita umana la scelta di aver accolto un colosso della siderurgia come l’Ilva a poche centinaia di metri dal centro urbano. Forse è opportuno ricordare come i livelli di diossina presenti a Taranto sfiorino il 10% del totale europeo, per non parlare degli idrocarburi, delle strade vestite di rosso dalle polveri ferrose. In cambio di cosa? Francamente non ci stiamo più a credere al ricatto di un’economia che in realtà continua a non girare, se non per l’imprenditore di turno. Non ci stiamo più a credere nel ricatto occupazionale in una terra martoriata, tra le altre cose, dalla mancanza di lavoro. Non ci stiamo più ad accogliere sulle nostre coste, industriali disposti ad investire solo per imprese che tutti gli altri rifuggono. Non siamo più in grado di tacere la rabbia per aver permesso alle più potenti lobby industriali di avvelenare la città, le sue acque e le sue persone. Di vedere il porto stuprato dalla presenza di petroliere e carghi carichi delle sostanze più dannose. Di sopportare questi scempi ambientali.
Se lei sapesse quanto fa male, per contro, leggere in questo territorio le sue sterminate potenzialità. E’ facile farlo guardando alla conformazione unica della nostra città, alla sua posizione al centro del mediterraneo, al suo sole inesauribile, al suo mare incredibile.
E’ possibile ammettere, oltre tutto questo, l’insediamento di un rigassificatore, che altro non fa che far marciare le cose di questa città nel terribile modo di sempre? ancora una volta? stavolta no, la prego. Non lo permetta.
Sono scelte irresponsabili e irreversibili. Quanto di peggio per chi, come me e moltissimi miei concittadini, vogliono immaginare alternative di sviluppo diverse e lontane da quelle finora individuate.
Mi perdoni l’ardire, ma non occorre essere un politico o un tecnico per capire che è quanto meno azzardato installare un impianto come un rigassificatore nella zona in cui è stato previsto. A 700 metri dai serbatoi dell’Agip, in prossimità di numerosissimi altri serbatoi contenenti materiali altamente infiammabili e per di più, come si dice, su una piattaforma galleggiante.
Certamente si dirà, come si sta già facendo, che oggi le tecnologie consentono di costruire impianti del genere in tutta sicurezza. Che gli stessi non sono a rischio e che l’ambiente e il porto non ne risentiranno. Così come si dirà che il tavolo di concertazione in merito a questa questione non è ancora chiuso e che servono il parere degli enti locali e soprattutto i risultati della famigerata Valutazione d’Impatto Ambientale. E magari, ancora una volta, ci si dirà che a volte occorre prendere decisioni “impopolari”.
Ebbene la questione sicurezza è stata messa in dubbio da tecnici del settore finanche in dossier televisivi che hanno riguardato il caso. Il fatto stesso di prevedere una piattaforma sul mare per il rigassificatore, sarebbe un esperimento unico nel suo genere, magari ci sarà un perché… l’impianto sarebbe praticamente soggetto anche ai movimenti dell’acqua sottostante. Ed ancora, sarebbero a stretto contatto petrolio e gas, la cui pericolosità non è il caso di mettere in evidenza. Sicurezza che non va guardata solo nell’ottica dell’impianto in sé per sé, ma anche con riferimento alle navi chiamate a trasportare i materiali in questione. Solo pochi giorni fa si è verificato nel porto un incidente che ha riguardato una petroliera andata alla deriva per centinaia di metri andandosi ad arenare sulle spiagge del versante opposto della città, per fortuna senza incontrare ostacoli che avrebbero causato un disastro.
Come non prendere in considerazione che un qualsiasi minimo incidente potrebbe causare una catena di esplosioni per terra e per mare a pochi metri dal centro cittadino.
L’ambiente non sarebbe tutelato neppure se questa tragica prospettiva non si verificasse mai, perché le informazioni raccolte in merito (e non diffuse) dicono purtroppo che un rigassificatore è un impianto inquinante già di per sé.
Il porto, tra Ilva, rigassificatore, raffineria Agip, Evergreen, Eni… saturerebbe definitivamente le sue possibilità di crescita in ambiti ben più auspicabili, come il turismo.
Degli Enti locali ho già parzialmente scritto. La Provincia si è già affrettata a dare, per voce del suo Presidente, il suo parere favorevole al rigassificatore, sulla base di non meglio specificate ragioni. Con quella che pare essere la stessa linea di condotta, lo stesso Ente si è ritirato dalle cause intentate ai danni dell’Ilva in cui si era costituito inizialmente parte civile.
Il Comune, invece, per forza di cose è attualmente privo di un rappresentante che possa avere una visione prospettica delle scelte politiche da fare. E quel che è peggio, tra qualche mese potremmo avere come sindaco la stessa persona che ha già dato il suo ok per conto della Provincia. Quel Presidente Florido che tanto tiene alla conquista di quest’altra Poltrona, da cercare disperatamente di evitare le primarie all’interno del suo schieramento, facendo con tutta probabilità di Taranto, l’unica città in cui queste vengono rinviate.
A scanso di ogni equivoco, tengo a specificare che quelli che faccio non sono ragionamenti su base politica. Dopo anni di soprusi quello a cui tengo e teniamo è l’esclusivo interesse della città, da qualsiasi parte esso arrivi.
Tornando al rigassificatore, con queste premesse, non so quanto peso potrà avere il deciso no degli ambientalisti, considerato anche che la valutazione d’Impatto Ambientale pare già aver preso la strada della fattibilità. Spero vivamente di essere smentito, ma ho il terribilmente presentimento che le centinaia di milioni di euro investiti nel progetto dalla Gas Natural possano valere più di ogni considerazione coscienziosa.
Di scelte impopolari si sente parlare spesso come del sacrificio da fare per qualcosa di “necessario”. Anche su questa necessità spero mi permetta di esprimere qualche dubbio, dopo aver sentito dal dettagliato dossier che Rai 3 ha fatto con la trasmissione Report, che in realtà di gas in Italia ce n’è. E che questo venga tuttavia utilizzato dai colossi italiani dell’energia per le loro esportazioni.
Aldilà di questo, siamo cittadini chiamati ad esprimere il nostro voto per eleggere Voi come nostri rappresentanti e, a Taranto, abbiamo il bisogno e il diritto di assistere, per una volta, a scelte “popolari”.

Confidando in una Sua favorevole ed illuminata intercessione, la ringrazio per l’attenzione rivoltami e la saluto cordialmente.

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