Gli anarchici vedevano in Dolci lo spirito della libera partecipazione popolare "dal basso"

Danilo Dolci e gli anarchici

In mezzo ai digiuni, alle marce e alle altre iniziative popolari di Danilo Dolci in Sicilia, vi erano militanti e pensatori anarchici e libertari che, senza rumore o porre cappelli ideologici, dettero un notevole contributo al movimento dolciano. Dell'ampia simpatia nutrita nei confronti di Danilo Dolci dagli ambienti anarchici italiani, e siciliani in particolare, sono testimonianza i numerosi articoli apparsi sulla stampa anarchica.
19 settembre 2004
Natale Musarra

E' ancora troppo presto (Dolci è morto il 30 dicembre 1997) perché sia possibile produrre una indagine storiografica approfondita sui rapporti tra Danilo Dolci, le sue teorie e azioni di trasformazione sociale (specialmente nei paesi delle valli dello Iato e del Belice). e il movimento anarchico. Tuttavia alcuni punti si possono fin da ora fissare, tra i quali non va taciuto, per cercare di interpretarlo criticamente, il reciproco disinteresse degli ultimi vent'anni. Il che non significa che Dolci abbia nel frattempo modificato radicalmente il proprio approccio sociale ed educativo. profondamente "libertario", così come dimostra anche in tempi recenti la lista dei suoi collaboratori esteri (valgano per tutti i nomi di Chomsky, Galtung e Freire).
E' proprio nell'apporto dei collaboratori - "collaboratori autonomi" li chiamava - all'attività e alla sperimentazione dolciana che va individuato il suo maggior motivo di continuità con gli anarchici e i libertari. Quando nel 1952 Dolci abbandona il Nord natio per iniziare a Trappeto, presso Palermo, la costruzione dal basso di un movimento autogestito, volto al cambiamento delle misere condizioni di vita della popolazione locale, troverà ben presto al proprio fianco Lamberto Borghi, appena rientrato dall'America e insegnante nell'ateneo palermitano. Sarà Borghi a inaugurare l'università popolare e la biblioteca del Borgo di Trappeto e a influenzare in maniera decisiva l'evoluzione del pensiero dolciano verso l'autoanalisi e la maieutica. Altro apporto considerevole, agli inizi degli anni sessanta, venne da Carlo Doglio, anch'egli chiamato poi a insegnare a Palermo, che aderì al movimento dolciano (tanto da trasferirsi a Partinico e affiancare Dolci in alcuni cicli di conferenze tenuti in Sicilia e nel continente)imprimendovi gran parte della propria visione urbanistica.
Ma i casi di Borghi e di Doglio non sono isolati. Tra di loro e in mezzo ai digiuni, alle marce e alle altre iniziative popolari nella Sicilia occidentale, troviamo militanti e pensatori anarchici e libertari che, senza rumore o porre cappelli ideologici, daranno un notevole contributo al movimento dolciano ricevendone a loro volta potenti stimoli alla riflessione e all'azione. Tra questi, in particolare, i redattori e collaboratori dell' "Agitazione del Sud", il mensile degli anarchici siciliani che aveva sede a Palermo (ebbero rapporti con Dolci soprattutto Gianni Diecidue, Rolando Certa e il direttore del giornale, Piero Riggio), e i membri dell' "Antigruppo" poetico (Vincenzo Di Maria e Santo Cali tra tutti) che nelle opere di Dolci e di Franco Alasia, suo decennale collaboratore al Centro Studi, avevano trovato motivo di ispirazione e di coagulo.
Dell'ampia simpatia nutrita nei confronti di Danilo Dolci dagli ambienti anarchici italiani, e siciliani in particolare, sono testimonianza i numerosi articoli apparsi sulla stampa anarchica. Il processo per lo "sciopero alla rovescia del 1956 (centinaia di disoccupati di Partinico e dei comuni limitrofi avevano protestato contro la mancanza di lavoro iniziando a sistemare una vecchia "trazzera" impraticabile: ne era seguito l'arresto e il processo di Dolci e di sei sindacalisti), ad esempio, suggerì a "Umanità Nova" del 12 febbraio 1956 il seguente titolo a sensazione (caratteri cubitali in prima pagina): "VENOSA, PARTINICO - TRAPPETO - STATI D'ASSEDIO CIRCOlANTI - L'INVERNO FLAGELLA LE (CATAPECCHIE - IL CARNEVALE RIDA' DIGNITÀ ALLE MASCHERE - QUARANT'ANNI FA PER UN "CASO DOLCI" GIOLITTI SAREBBE SAREBBE SCAPPATO SOTTO LA BUFERA DI UNO SCIOPERO GENERALE NAZIONALE TRAVOLGENTE". Seguiva l'editoriale di L.Catanelli (E' proibito fare del bene), illustrato da una vignetta di Camerini (Lupi infami e lupi in fame) e da una fotografia di Dolci. Non da meno furono "11 Libertario" dell'11 febbraio 1956, che reca sempre in prima pagina un bell'articolo di Mario Mantovani (Lo scandaloso arresto di Danilo Dolci. Manette piombo e... libri per il Meridione affamato), e il "Seme anarchico" del Marzo 1956, con un articolo di Guido Ceronetti (Il processo di Danilo Dolci). Questi ultimi due articoli pongono per la prima volta (con più forza, ai dire il vero, Mario Mantovani) la questione del rapporto tra Dolci e gli anarchici ("Dolci ... un simbolo ed un apostolo lo è anche per noi, anarchici"). Tale questione emergerà prepotentemente alla fine del 1959 per merito di Gioviuma Berneri e di alcuni suoi articoli elogiativi apparsi su "Volontà". Vi aveva replicato Lodovico Rossi nel "Bollettino Interno" della F.A.I. del gennaio 1960, mettendo in guardia da possibili "adulterazioni" dell'anarchismo insite nell'esperimento dolciano. La messa a punto di Giovanna Berneri (Lavorare è più efficace che discutere) apparirà nel successivo numero del "Bollettino Interno" e sarà ripresa significativamente dall' "Adunata dei Refrattari" di New York del marzo 1960.
"Da sempre diciamo - scriveva Giovanna Bemeri - che il processo di elevazione dei popolo deve incominciare dai basso, chiamando tutti a collaborare a tutte le attività sociali, e che solo trattando gli uomini in questo modo, essi acquisteranno esperienza, senso di responsabilità e capacità di fare. Arriveranno cioè, a fare a meno dei politici, dei padroni e dei governanti.
Ebbene, tutto questo è stato fatto da D. Dolci Con i lavoratori si è messo a tracciare strade. a costruire scuole. a vedere quali sono le risorse del terreno, localmente, per eliminare lo disoccupazione, per trovare un mezzo dignitoso di vivere, col lavoro.
Non c'e da entusiasmarsi per tutto questo! Che egli lo faccia partendo da premesse che non sono le nostre non toglie niente al valore dell'opera. E' il metodo che è buono e che suggerisce insegnamenti anche a noi. Non dobbiamo pensare che tutti i problemi sì risolvano, con la rivoluzione... Se le rivoluzioni scoppiano ed i problemi sono posti solo da uomini che appartengono a questo o quel partito certo che la rivoluzione sarà in favore di chi fa e non di chi. avendo predicato che cos'è e come deve essere inteso l`anarchismo, non sì è mai accostato a problemi con la volontà di trovarne una soluzione libenaria (...)
C'è da rimpiangere che noi non abbiamo i mezzi per metterci anche noi a lavorare in qualche angolo di quest`Italia per affrontare i problemi in concreto anziché discutere su degli astrattismi".
Un sostegno a tali argomentazioni proveniva da Ginevra, dove Dolci aveva seguaci e sostenitori anche tra gli anarchici. In un articolo del "Risveglio anarchico", dal titolo capitiniano Rivoluzione aperta in Sicilia, del novembre 1959, Vico (Pietro Ferrua) precisava:
non vogliamo appropriarci Danilo; anche se il suo lavoro non può lasciarci indifferenti, anche se i suoi postulati non possiamo non accettarli, non riconoscerli come nostri, non arriveremo a dire "Danilo è anarchico" No, egli è di più, non ha etichetta (lasciamo ai poliziotti la cura di archiviare cervelli e cuori alla stessa stregua di impronte digitali, appartiene a tutti o a nessuno. Meglio così, un colore politico qualunque comprometterebbe il suo agire. Stando così può canalizzare le simpatie e gli sforzi di tutti (...) Si tratta appunto di unire l'umanità e non di dividerla, di trovare un comun denominatore e perché questo non potrebbe esser lui?
Danilo non è anarchico; "accusato" di esser tale da giudici e da politicanti, ha risposto (cedendo anche lui alle lungaggini stereotipate che ci si fa dell'anarchico) di esser troppo positivo e costruttore per poter esser anarchico. Speriamo di poterlo convincere che non siamo quei negatori assoluti a cui pensava, a meno che non se ne sia già accorto...
I (suoi) metodi ineccepibili per un anarchico, ripetiamolo solidarietà, sciopero alla rovescia, non collaborazione coi male (governo, polizia, mafia), digiuno, azione diretta, sacrificio personale, decentralismo, federalismo, disubbidienza (...)".
L'articolo si concludeva con un invito: "Come aiutarlo? Soldi ne abbiamo pochi, noi; ma possiamo intervenire altrimenti: invio di volontari e di tecnici, propaganda, creazione di centri da unire federativamente tra di loro, studio dell'esperienza e, perché no, applicazione altrove".
In effetti, negli anni successivi - almeno fino al 1969 - sembrò che Danilo Dolci cambiasse idea nei confronti degli anarchici, così come aveva preconizzato Vico. Per quanto riguarda la stampa ricordiamo un suo importante articolo, apparso su "Umanità Nova" del 3 settembre 1961 (La miseria in Sicilia. Dove Cristo non è arrivato), e gli Appelli, i Comunicati, le Relazioni pubblicati ininterrottamente "dall'Agitazione del Sud". I redattori del giornale siciliano, infatti, non avevano aspettato il risolversi della querelle relativa all'anarchismo di Dolci per seguirne e pubblicizzarne le iniziative. Lo stesso primo numero della "Agitazione del Sud", del marzo 1957, recava una entusiastica recensione del libro di Dolci Inchiesta a Palermo. Successivamente vennero pubblicate sul giornale, tra l'altro, le descrizioni degli "incontri" avuti con Dolci e alcuni dei suoi collaboratori da parte di redattori e corrispondenti del giornale (Incontro con Danilo Dolci, di Michele Corsentino. corrispondenza da Londra del dicembre 1958; La parola di D. Dolci e C. Doglio, resoconto di Gidie (Gianni Diecidue) della conferenza tenuta a Castelvetrano il 18 giugno 1961; Contro lo spreco!, cronaca di Mario La Perla della conferenza tenuta da Dolci e Doglio a Ragusa il 10 maggio 1961; Incontro con Dolci, Levi e Treccani a Santa Margherita Belice, di Rolando Certa, nel maggio 1967; Convegno o Santa Ninfa, organizzato da Carlo Doglio il 2 giugno 1962, resoconto di Luigi Li Causi). Particolarmente interessanti, perché ne sintetizzavano efficacemente il pensiero, alcuni scritti di Dolci, come le Riflessioni sull'attività del centro di Partinico (relazione all'lnternational Liaison Committee of Organisations for Peace di Basilea, 19-20 agosto 1960), apparse a puntate nei numeri di dicembre 1961 e febbraio 1962, e Difficoltà di sviluppo e nuove iniziative nella Sicilia occidentale (relazione tenuta all' Università di Yale il 9 marzo 1961), pubblicata nel numero del giugno 1962. Di grande valore documentario sono poi le cronache dei digiuni, delle marce, specialmente la grande marcia del 1967. "Per la Sicilia occidentale e per un nuovo mondo", seguita da corrispondenti in "presa diretta", e infine delle lotte post-terremoto del Belice.
A partire dal 1968. stranamente, le notizie che riguardano Dolci si fanno sulla stampa anarchica sempre più rade e insignificanti. L'ultima, di un certo interesse per l'anarchismo siciliano, riguarda la costituzione a Catania, negli ultimi mesi del 1968, da parte di giovani e vecchi anarchici di un "Centro studi sulla nonviolenza, imbevuto di ideali dolciani, da cui scaturiranno negli anni successivi i gruppi anarchici che animeranno il panorama sociale catanese.

Note: COMUNICATO

L'Archivio Storico degli Anarchici Siciliani, con la collaborazione del Centro Studi e Iniziative per uno Sviluppo Creativo di Partinico, ha in fase di ultimazione una Mostra Documentaria Itinerante sulla vicenda umana ed educativa di Danilo Dolci (il titolo della mostra è: "Danilo Dolci, una vita scoperta intensamente"). I compagni e gruppi che fossero interessati ad allestire la mostra nelle loro località (in "moduli" da minimo 30 a massimo 60 pannelli formato 1m. x 70cm) possono farne richiesta, per prenotazione, alla redazione di "Sicilia Libertaria" o presso Natale Musarra (tel.0957131275).

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