Di.cotomia sociale tra famiglie tradizionali e nuove famiglie

Non nascondiamoci dietro ad un diCo

...perché il 12 maggio sfila l'utopia conservatrice e non la difesa dell'equilibrio sociale.
9 maggio 2007
Silvia Mascia & Alessia Mendozzi

Lola&Gaia [di Silvia Mascia e Alessia Mendozzi] Il 12 maggio si terrà a Roma il Family Day, il Giorno della Famiglia.

Alla manifestazione hanno aderito – oltre al Forum delle Associazioni Familiari e ai promotori del manifesto "Più famiglia" – numerose realtà, come viene riportato nel sito http://tinyurl.com/2ro3oc
Nel manifesto è ribadita l’importanza della famiglia basata sul matrimonio, il bisogno di politiche sociali a favore di essa e la centralità del suo ruolo all’interno della società. Oltre a questo, osservazioni sulle altre tipologie di convivenze. Si prendono in considerazione i nuovi bisogni emersi ma - allo stesso tempo - si auspica che il legislatore non confonda le esigenze dei conviventi con quelle della famiglia tradizionale, ribadendo il parere della non necessità al riconoscimento pubblico di queste convivenze, che porterebbero inevitabilmente ad istituzionalizzare modelli diversi da quelli basati sul matrimonio.

Se non si fosse evoluta la società, forse si potevano anche capire tutte queste perplessità, contrarietà, verso il riconoscimento dei diritti dei conviventi. Si poteva capire la paura che veniva fuori, perché tutto ciò che è nuovo, non si conosce o che non si vive in prima persona, fa paura. Ma siamo nel 2007 e gli esempi di famiglie atipiche abbondano. Coppie eterosessuali non sposate ma conviventi, coppie omosessuali conviventi, single con figli. Le coppie di fatto, secondo l’Istat sono in aumento, mentre sono in calo i matrimoni(*).
Il fatto che il matrimonio sia considerato istituto cardine della nostra civiltà non viene di certo messo in discussione dai riconoscimenti di altri diritti civili che permetterebbero, a chi vuol seguire una strada diversa o a chi segue un percorso diverso, di vivere la sua vita senza discriminazioni, senza inutili difficoltà burocratiche. Quello che si chiede non è di svilire l’istituto della famiglia tradizionale, ma di dare la possibilità alle persone di scegliere senza veder compromessi i propri diritti civili. Scegliere se sposarsi o meno, scegliere con chi convivere, scegliere di vivere la propria sessualità con tranquillità, scegliere, in sostanza, la propria famiglia.

Nella prassi commerciale esistono contratti tipici e contratti atipici. I contratti tipici sono espressamente disciplinati dal codice civile, quelli atipici no. Questi ultimi sono nati da esigenze di carattere pratico. Il legislatore non nega né la loro esistenza né la loro validità, se essi non contrastano con la legge e sono diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela. La presenza di contratti atipici non ha tolto nulla alla validità di quelli tipici, semmai ha permesso di rispondere ad ulteriori esigenze emerse nel corso del tempo.

Che se ne dica, anche il matrimonio è un contratto, disciplinato dal codice civile in rispondenza dell’art. 29 della Costituzione che stabilisce che "la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società fondata sul matrimonio". Sono principi che nessuno vuole contestare o mettere in discussione, semmai si vuole ampliare il concetto di famiglia, proprio in virtù delle esigenze di carattere sociale che sono emerse nel corso degli anni. Se si considera famiglia solo quella fondata sul matrimonio, il nucleo formato da uomo e donna non sposati con prole cosa sarebbe? Una coppia omosessuale che convive cosa sarebbe? Un single con figli cosa sarebbe?

L’atipicità di una convivenza nasce da esigenze di carattere sociale. La necessità di regolamentare diritti e doveri delle coppie di fatto è un’esigenza cui non si può più evitare di dare risposta. Sarebbe come nascondersi dietro ad un dito o, in questo caso, ad un DiCo.

Note: (*) Fonte: http://tinyurl.com/2czuge

Vignetta di emme2: Silvia Mascia & Alessia Mendozzi

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