Quanto costa una casa oggi? Quante ce ne sono? E soprattutto, quanti ne vorrebbero una ma non riescono ad averla?

I giornali di strada e il problema della casa

Nei numeri di marzo le redazioni di Piazza Grande, Terre di Mezzo e Fuori Binario si incontrano per raccontare come si abita a Milano, Roma, Bologna e Firenze
12 marzo 2007
Chiara Rancati

Quanto costa una casa oggi? Quante ce ne sono? E soprattutto, quanti ne vorrebbero una ma non riescono ad averla?
Domande la cui risposta è solo apparentemente facile da trovare. Scorrendo i dati forniti da Istat e Confedilizia, infatti, si potrebbe pensare ad una situazione in miglioramento: secondo l'istituto oltre l'80% delle famiglie oggi vive in una casa di proprietà, e gli sfratti sono in diminuzione. Come spesso succede, però, la statistica non è un riflesso esaustivo della realtà: dall'altro lato della medaglia troviamo infatti oneri economici connessi all'abitazione in continuo aumento soprattutto per le categorie deboli, principalmente a causa di un mercato immobiliare gonfiato da speculazioni e scorrettezze. Per non parlare dei tassi d'interesse sui mutui in continua crescita, delle interminabili liste d'attesa per le case popolari, delle percentuali eccessive richieste da alcune agenzie immobiliari, delle pratiche disoneste (se non addirittura illegali) come il subaffitto e l'affitto in nero.

Per questo i tre principali giornali di strada italiani hanno deciso di andare a verificare quali fossero le reali condizioni dell'abitare nelle loro città di riferimento: Milano e Roma per Terre di Mezzo, Bologna per Piazza Grande e Firenze per Fuori Binario. Un'inchiesta corale che svela una situazione ovunque difficile e piena di incertezza, di cui fanno le spese soprattutto le giovani famiglie, nelle quali se anche solo un componente perde il lavoro c'è il rischio concreto di ritrovarsi per strada, gli immigrati, non di rado oggetto di discriminazione e sfruttamento da parte degli locatori, i lavoratori precari e gli studenti fuori sede, spesso poco informati sui propri diritti e quindi facili prede per proprietari e agenzie senza scrupoli. “C'è un disagio diffuso legato alla precarizzazione e all'impoverimento di intere fasce sociali – spiega in un'intervista a Terre di Mezzo Marco Pitzen, uno dei responsabili del Sindacato inquilini di Milano – l'Osservatorio sulle periferie non è mai stato avviato e ci sono quartieri storici dove il degrado degli edifici si intreccia con il degrado sociale”.

Aggiunge in un'altra intervista Sandro Medici, presidente del X Municipio di Roma: “La colpa non è del Comune o del Consiglio Comunale, perché una politica sulla casa non si può fare a livello locale. Serve un programma di tipo statale: sono 20 anni che in Italia non si costruisce una casa popolare. Il mercato immobiliare è così feroce perché non ha concorrenti. Se invece si introducesse un'offerta pubblica calmierata con canoni sociali o concordati, i prezzi scenderebbero, di fronte alla concorrenza pubblica. Il fatto che non si faccia manifesta una non-volontà politica”.

In mancanza di soluzioni legali, sempre più persone (non solo attivisti, i cosiddetti 'squatter', ma anche gente comune, famiglie con figli, giovani in difficoltà, immigrati regolari) sono costrette ad arrangiarsi con occupazioni abusive di edifici pubblici in disuso o case popolari sfitte, in forma individuale o attraverso collettivi impegnati nella lotta per la casa, come Action a Roma o il MAO (Movimento Autorganizzato Occupanti) a Bologna. Le occupazioni organizzate da questi collettivi assumono spesso la forma di interventi di riqualificazione di aree degradate, che attraverso la riconversione ad uso abitativo vengono ripulite da resti e rifiuti, in qualche modo restaurate e sopratutto liberate da occupanti sgraditi come spacciatori e piccoli criminali. E' il prinicpio dell'autorecupero: i gruppi rimettono in condizioni accettabili un area o un edificio, in cambio del diritto ad abitarvi. Un principio che però, purtroppo, le istituzioni non sembrano accettare, ancora troppo legate ad una visione dicotomica di legalità e illegalità che li porta a percepire gli occupnati come semplici criminali.

Dati quantomeno preoccupanti, ma probabilmente non troppo sorprendenti. Ciò che invece potrebbe stupire è che ad occuparsi di questo tema siano proprio i giornali di strada, tradizionalmente legati a chi una casa non ce l'ha e quindi apparentemente estranei alle questioni del mercato immobiliare. Solo apparentemente, però: che si parli di senza fissa dimora, di occupanti abusivi o di altri soggetti in difficoltà, infatti, la questione rimane sempre quella del diritto all'abitare, oggi sempre più spesso calpestato in nome delle logiche di mercato e delle strategie di investimento. “Parlare del mancato esercizio del diritto alla casa non vuol dire necessariamente occuparsi di persone senza dimora – spiega nell'articolo introduttivo il direttore di Piazza Grande Leonardo Tancredi - Essere costretti a vivere in strada è una condizione determinata dall’incidenza di molti fattori e non sarebbe onesto sostenere una relazione diretta di causa-effetto tra la difficoltà di trovare alloggi dignitosi a prezzi accessibili e l’essere senza dimora. Questo vuol dire però che il problema abitativo (...) si allarga a una fascia di abitanti che comprende studenti, migranti, lavoratori, fuori sede, pensionati e molte famiglie comuni”.

Note: Il sito web di Piazza Grande: http://www.piazzagrande.it/
Il sito web di Terre di Mezzo: http://www.terre.it/

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