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Sentenza Graziella Campagna

7,13 righe al giorno

Scrivendo solo una pagina al giorno, Gerlando Alberti junior, condannato all’ergastolo in primo grado dalla Corte d’Assise di Messina per l’omicidio di Graziella Campagna, sarebbe rimasto in galera.
Nadia Furnari
Fonte: Antimafia 2000 Ottobre 2006

176 pagine, 27 righe (nel peggiore dei casi) per pagina in 667 giorni. 7,13 righe al giorno. Forse si poteva dare di più, come recita una nota canzone. Scrivendo solo una pagina al giorno, Gerlando Alberti junior, condannato all’ergastolo in primo grado dalla Corte d’Assise di Messina per l’omicidio di Graziella Campagna, sarebbe rimasto in galera. Non scriveremo nulla sulla sentenza perché il giornale è in uscita e non abbiamo il tempo per leggerla attentamente in ogni sua sfaccettatura (anche perché noi siamo abituati a leggere soprattutto negli spazi bianchi), ma ci concentreremo sulla difesa ingiustificata dell’A.N.M. di Messina a favore del giudice Giuseppe Lombardo in quanto sovraccarico di lavoro. Siccome non vogliamo sembrare superficiali, ci siamo documentati e abbiamo chiesto qualche dato all’avvocato Repici.

“L’abnorme ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza, già ingiustificabile in astratto, lo è ancor di più se si ha riguardo ad alcuni dati obiettivi, sui quali la difesa corporativa dell’A.N.M. sembra sorvolare. Infatti, il dr. Lombardo fino a qualche anno fa, oltre che dedicarsi, come fa ancora oggi, al settore civile, componeva frequentemente collegi della corte d’assise e del tribunale penale, cosa che oggi non accade più. Ne deriva che il sovraccarico del giudice in passato era superiore eppure la tempestività nel deposito delle sentenze non ne aveva sofferto. Inoltre, il dr. Lombardo, e con lui l’A.N.M., non ha spiegato le ragioni della priorità data alle centinaia di sentenze civili depositate nelle more del deposito della sentenza a carico di Alberti. Non solo: il 14 novembre 2004 il dr. Lombardo componeva la corte d’assise che pronunciò la sentenza per il duplice omicidio Sanò-Milone, con la quale vennero irrogate quattro condanne. La motivazione di quella sentenza arrivò, a firma del dr. Lombardo, il 22 marzo 2005, tanto che già da qualche tempo è stata depositata perfino la sentenza d’appello. Eppure in quel caso non c’erano misure cautelari a carico degli imputati e, conseguentemente, non c’erano rischi di scarcerazioni. Nonostante ciò, il dr. Lombardo privilegiò quella sentenza a quella relativa all’omicidio Campagna. Insomma, la colpa di quel magistrato è certa e ingiustificabile e mi auguro che non trovi al C.S.M. difese di natura corporativa che oltraggerebbero irreparabilmente la dignità dell’organo di autogoverno dei giudici. Rimane solo un dubbio: per quale ragione un magistrato della Repubblica si è fatto carico di una così immane negligenza?”

Per arrampicarsi sugli specchi ci sono varie tecniche, ma noi riteniamo che questa volta la parete sia talmente scivolosa che se gli ispettori non dovessero ravvisare negligenza allora chiederemo al Presidente della Repubblica di chiudere la “bottega” giustizia in Italia, e soprattutto al Sud. Infatti noi dell’Associazione ‘Rita Atria’ continueremo a martellare affinché questo stato dimostri di stare dalla parte giusta. Dott. Giuseppe Lombardo e signori dell’A.N.M. di Messina, Graziella Campagna aveva 17 anni quando l’hanno uccisa con ben 5 colpi di fucile a canne mozze sparati in maniera frontale. Solo l’idea che colui che la Corte d’Assise ha condannato l’11 dicembre del 2004 per l’omicidio della povera Graziella sarebbe uscito a causa di un ritardo nel deposito della sentenza, non avrebbe dovuto far dormire la notte. Era un impegno civile, non solo professionale. Come non avere la terribile percezione che Graziella, di fatto, è stata uccisa un’altra volta?

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Invero tra i due ragionamenti noi tutti riconosciamo quello inferiore e il bene e il male e quanto per i mortali la pace è meglio della guerra: innanzitutto essa è amatissima dalle Muse e nemica alle Erinni e si rallegra per abbondanza di figli e gode di ricchezza: rifiutando tutto questo noi malvagi scateniamo le guerre e, uomini, rendiamo schiavo l’uomo, e, città, le città.

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