Catena di Sanlibero

Catena di San Libero n. 348

21 marzo 2007
Riccardo Orioles (giornalista antimafia)

Il partito dell'antimafia, in Sicilia e al sud, conta circa il
quindici-venti per cento dei voti. Non e' un partito politico, e non lo
sara' tanto presto: e' semplicemente l'insieme delle persone i cui voti
sono relazionati anzitutto alla volonta' di contrastare il principale
problema che vivono, lo strapotere mafioso. Questi voti sono in massima
parte di centrosinistra ma non coincidono organizzativamente con esso.
Ci sono anzi diverse zone del sud in cui la forza organizzativa, e i
voti, della societa' civile organizzata superano quelli della sinistra
ufficiale. A Catania e a Messina, per esempio, la sinistra ufficiale e'
ormai sotto il quindici per cento; e sopravvive elettoralmente quasi
esclusivamente grazie agli antimafiosi di base. I cui voti pero' non sa
gestire, e continua a riceverli solo per la paura incombente di una
destra mafiosa.

E' la classica situazione del "partito che non c'e'". Quella che, nei
primi anni '90, porto' alla rapidissima crescita della Rete. Fu un
episodio esemplare: e' fallito per due motivi precisi. Il primo, che la
Rete rinuncio' prestissimo a essere una rete, per trasformarsi in
partito tradizionale. Il secondo, l'incontrollato leaderismo, che allora
si chiamava carisma. Quelli che avrebbero potuto essere, e inizialmente
erano, i portavoce e gli aggregatori di un larghissimo movimento
popolare finirono per essere dei notabili come tutti gli altri: onesti,
coraggiosi e pieni di buone intenzioni ma sostanzialmente oligarchici,
nel quadro della vecchia politica e della vecchia cultura.

Con tutto cio', sulla Rete c'e' molto da riflettere. E' una parola molto
meno strana di prima. Intanto, oggigiorno e' molto piu' facile pensare a
una rete - oggi che abbiamo l'internet - che a una Rete.E poi, gli
errori insegnano. Stavolta, per esempio, se dovessimo eleggere dei
parlamentari - o dei sindaci o dei consiglieri locali - staremmo
attentissimi a non farne dei notabili, a non metterli su un piedistallo.
Potremmo (per esempio) pre-obbligarli a dimettersi dopo due anni,
creando cosi' una figura nuova di politico non-professionale,
controllato non solo da strutture "di partito" (che potrebbero anche non
esserci) ma proprio dalla rete. Potremmo decidere in rete, ogni mese o
due, le cose da fare (i "tavoli dei partiti" diventerebbero obsoleti).
Creeremmo una classe politica intermedia di alcune decine di migliaia di
persone, serie, non prive d'esperienza e di creativita', collegate fra
loro.

Potremmo. Probabilmente lo faremo spontaneamente, quando il
centrosinistra finira' di rilocarsi, fra un anno o due. Probabilmente
cominceremo a farlo proprio qui dal sud (dalle parti di Locri e' gia'
nata una "rete per la Calabria"). Intanto non rassegnamoci per sempre a
votare Crisafulli per paura di Cuffaro, perche' e' una situazione
forzata, che non puo' durare. Il compito di chi ha memoria, in questa
momento, e' esattamente questo: accettare il meno peggio per ora
(nessuno ha voglia di fare il qualunquista o di favorire le destre), ma
sapendo che e' un "meno peggio" e che e' un "per ora". E sapersene
ricordare al momento opportuno.

* * *

Il principale sostegno dei poteri di fatto, al sud, e' il sistema dei
media, che sono o integrati o collusi. Ma non per colpa dei Ciancio:
per colpa nostra. L'informazione di destra, infatti, e' debolissima:
giornali poco venduti, giornalisti impopolari. Ma quella di sinistra non
riesce a mettersi insieme. Un "giornale" di sinistra - nel senso attuale
della sinistra: e cioe' antimafioso - avrebbe un bacino di lettori, da
subito, molto maggiore di quelli del potere. Gli basterebbe di esistere.
E non esiste solo perche' noi siamo divisi. Oggigiorno, peraltro, un
giornale non ha neanche bisogno di essere di carta (solo di carta) per
essere tale. C'e' - ancora una volta - la rete. Eppure non riusciamo a
usarla. Piagnucoliamo sulle nostre debolezze, ma poi restiamo ognuno per
conto suo.

* * *

Ecco, l'anno che viene per me sara' un altr'anno di lavoro per queste
due cose precise: un "partito" (che non dev'essere assolutamente un
partito) e un "giornale" (che non dev'essere un giornale). Due cose
possibili, del tutto alla nostra portata, a patto di stare in rete e di
aver testa dura; e di essere nel Duemila e non - come i partiti e i
giornali di ora - in un punto imprecisato del Novecento. In fondo non e'
importante sapere se i giardinieri siano pochi o tanti, perche' alla
fine l'albero, un po' piu' presto o un po' piu' tardi, cresce da solo.
Pero', se crescesse prima sarebbe un bene.

* * *

Il quotidiano online (non un sito ma un pdf da trasformare, dove
possibile, in un free press) partira', su queste basi, fra poco piu' di
un mese. Puo' esistere solo a patto di essere policentrico, cioe' di non
appartenere a nessuno - esattamente come l'internet - e di raggruppare
dal'imprinting tre-quattro esperienze pilota. Non sara' in concorrenza
con nessuno, fra le testate attuali della sinistra e della societa'
civile, perche' rispetto ad esse sara' tecnicamente un'altra cosa. Non
un'altra diligenza a cavalli, in concorrenza con le altre, ma - se ci
riusciremo - uno sciame di biciclette.

* * *

E Casablanca? Cerchiamo di ristrutturarlo, di farlo diventare - da
quella coraggiosa rivista siciliana che e' - il giornale dell'antimafia
sociale, dappertutto. A Catania, a Palermo, in Calabria, a Roma facciamo
delle redazioni locali, che si autogestiscano delle pagine e in cambio
contribuiscano proporzionalmente alle spese di stampa. Si puo'? Secondo
me, le forze ci sono gia' (Centro Impastato, Addiopizzo, movimento per
la casa di Palermo, Telejato; rete per la Calabria, ragazzi di Locri;
gruppi del RitaExpress, Cuntrastamu, Censurati.it, IoStoConFalcone: ma
questo e' un elenco brevissimo e parziale) e sono forze che gia' ora
lavorano e con cui, in un modo o nell'altro, gia' siamo in contatto
(vedi il convegno di novembre). Lavorano separatamente, ma io credo che
prima o poi comprenderanno l'esigenza di fare rete: un giornale cosi',
prima ancora del quotidiano in rete, potrebbe essere un passo
grossissimo su questa strada, e potrebbe essere fatto da subito, senza
problemi.

Questa, naturalmente, e' solo una proposta. Ma e' una proposta
realistica, che potrebbe cambiare molte carte in gioco gia' da ora.

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Informazione libera. Cioe', senza una lira. Ma se Liberazione
contribuisse ad essa (tanto per dire) col dieci per cento dei contributi
che riceve come organo di partito? E l'Unita'? E... Beh, un pensierino
su una cosa cosi' mi fa gia' sorridere.

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Sondaggi. Governo scende, governo sale. Governo imbranatissimo ma - "es
el nuestro gubierno". Prodi ricorda sempre piu' don Manuel Azana. Chi
e'? Beh, cercatevelo da voi, comunque era uno dei nostri.

(C'era un sacco di gente in Cile, ai funerali di Pinochet. Brave
persone, di quelle che vedi qui in giro col Giornale in mano.
Rimpiangono il dittatore e di notte non dormono "perche' arrivano i
comunisti").

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Sinistra. Si parla di piu' del partito democratico o della lotta alla
mafia?

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Destra. Tutto dicono di Berlusconi, meno cio' che davvero e': l'uomo
piu' ricco d'Italia, semplicemente.

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Carnevale. Se il marito picchia la moglie (testimone di Geova) "in un
contesto di dissidio fra i coniugi derivante dall diverso credo
religioso" non e' reato: l'ha stabilito la Sesta sezione della nostra
allegra Corte di Cassazione, che prossimamente si arricchira' forse di
un nuovo presidente, il nemico di Falcone Corrado Carnevale.

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Gesu', Maria e il Bambinello. In Veneto li buttano fuori dai
supermercati, visto che non li vuole piu' nessuno. A Napoli li rubano
con la fiamma ossidrica (quelli del Settecento, opere d'arte). Insomma,
non c'e' piu' religione. Comunque, nella mia stanza quest'anno si fa il
presepio. E non t'azzardare a dire "nun me piace".

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Accordo. Fra le forze politiche e religiose, sui controversi temi
dell'eutanasia e dei gay. I gay potranno essere sottoposti a eutanasia
senza problemi, mentre i malati terminali potranno essere liberamente
adottati dalle coppie gay che ne facciano richiesta.

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Antimafia. "Sono ormai trascorsi 10 anni dalla piu' grande tragedia
(accertata) nel Mediterraneo dal dopoguerra a oggi. Sin dai primi giorni
dal naufragio di 10 anni fa, grazie alle denuncie dei superstiti, dei
parenti delle vittime e di Dino Frisullo abbiamo iniziato a chiedere
verita' e giustizia. In questi lunghi anni il processo contro i
responsabili a Siracusa (la prossima udienza si terra' il 20/12)
pigramente e' andato avanti correndo il rischio d'arenarsi, mentre e'
iniziato da alcuni mesi un nuovo processo a Catania contro il capitano
della Yohan El Hallal". Il 26 pomeriggio manifestazione a Portopalo
indetta da Attac, dalla Rete Antirazzista Siciliana, e da Senza Confine.

Info: catania[at]attac[dot]org - 380.3266160

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Studenti iraniani. Interessano a nessuno? Sono quelli che hanno
protestato contro il regime integralista-fanatico del loro paese, e
alcuni di loro a quest'ora probabilmente sono gia' in galera. Non hanno
avuto molto sostegno dagli studenti italiani, e questo e' un male. Ne
parla solo Massimiliano Coccia, un ragazzo dell'antimafia, nel suo blog
Fuoridicasa: "Se gli studenti iraniani chiamano, l'Italia risponde?".

Bookmark: http://fuoridicasa.desus.it

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Solidarieta'. San Libero aderisce allo sciopero dei giornalisti italiani
e per solidarieta' si astiene - ma solo per oggi, e molto a malincuore -
dall'"io 'avevo detto" liberalmente elargito, di solito, ai colleghi.

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Campionato. Quello delle citta' piu' di merda d'Italia quest'anno l'ha
vinto Catania (Sole-24Ore) scavalcando brillantemente Messina che s'era
aggiudicato il campionato l'anno scorso. Catania, fra i capoluoghi
italiani, e' centotreesima su centotre'. Ha una sinistra che, tutta
insieme, arriva al dodici per cento dei voti, e se ne vanta. E io, con
queste cifre, che sto ancora qui a predicare.

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Auguri. Al Sud il settanta per cento dei poveri italiani, secondo
l'Istat. La maggior parte delle famiglie povere stanno in Sicilia (il
30,8 per cento della popolazione) o nelle altre regioni amministrate
dalla mafia.

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Ventidue dicembre. Oltre ad essere il mio compleanno, e' anche il
"Global Orgasm Day". Il giorno cioe' in cui, su iniziativa di Donna
Sheehan e Paul Reffer (due fricchettoni californiani, piu' o meno della
mia eta'), tutti i pacifisti, i progressisti, gli artisti e gli uomini
(e donne, e mezzi-mezzi) di buona volonta' di tutto il mondo sono
ufficialmente invitati a far sesso contemporaneamente, concentrandosi
tutti insieme sul pensiero "quant'e' bella la pace". Questo
scientificamente dovrebbe produrre un flusso d'energia cosi' potente
(S.G.O., "Synchronized Global Orgasm) da fermare le onde negative che
attraversano il pianeta e che causano tanti guai, dalle inondazioni ai
terremoti. Beh, io non sono uno scienziato ma (se trovo chi
m'accompagna) tentar non nuoce.

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Andrea wrote:
< Ho 24 anni, mi sono laureato in Scienze Politiche l'anno scorso ed ora
vivo in Francia, perche' ho sentito la necessita' di staccarmi dal mio
Paese per poterlo osservare con sguardo piu' analitico. Ma la mia non e'
una fuga, anzi: l'anno prossimo tornero' in Italia per studiare
giornalismo, ed ho intenzione di lottare come ha fatto lei per non
lasciare la mia patria nello stato pietoso in cui versa ora. Scrivo per
ringraziarla della raccolta di articoli che lei ha pubblicato, dal
titolo "Mafia e P2". Non e' facile trovare questo tipo di informazioni,
perche' come lei ha giustamente osservato si puo' parlare di P2, si puo'
parlare di mafia, ma delle due cose insieme non se ne parla mai >

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alessandro.paganini[at]cheapnet[dot]it wrote:
< Sul G8 di Genova forse non e' stata ancora messa bene in luce una
semplice considerazione. I "danneggiamenti" sono stati di 2 tipi: danni
a cose, e danni a persone. Ma la gravita' dei due tipi di reato e' ben
diversa, e chi ne capovolge il peso relativo - per "giustificare"
lesioni e lesori - dice il falso. Un conto e' un'auto sfasciata, ben
altra cosa e' una testa sfasciata. La prova la potete fare - tutti -
immediatamente: pensando alla vostra auto, e alla testa di vostro
figlio >

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N. wrote:
< Ho letto la proposta per aderire al consumo critico e come proposta
non e' niente male essendo pure io commerciante ed esposto a mille
rischi per guadagnare il pane. ho letto pure varie proposte per
combattere la criminalita' come quella di disporre piu' forze
dell'ordine sul territorio ed altro, ma il vero problema e' di dare pene
severe a chi commette i reati di associazione mafiosa finalizzata
all'estorsione e reati simili, perche' fra indulto, prescrizione,
arresti domicialiari e vari sconti di pena chi commette il crimine sa
realmente che la passera' sempre franca o quasi. per questo motivo il
commerciante ha paura di denunciare, perche' poi sa che si ritrovera' di
nuovo il suo aguzzino sotto casa libero e felice >

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Chris wrote:
< Seguendo il semplice consiglio di un famoso maestro zen, ho finalmente
trovato la pace interiore. Il maestro diceva: "Il modo per raggiungere
la pace interiore consiste nel portare a termine tutte le cose che
abbiamo iniziato". Cosi mi sono guardato attorno a casa, per vedere
tutte le cose che avevo iniziato e lasciato a meta'... e prima di venire
al lavoro, questa mattina, ho finito: una bottiglia di Morellino di
Scansano, il Pampero, una boccia di grappa, la vodka, due grammi di
pakistano e una confezione di mozzarelline di bufala. Non avete idea di
come mi sento bene adesso... Passate questo messaggio a tutti coloro che
hanno bisogno della Pace Interiore... e buon Natale a tutti voi... >

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Persona dell'anno. Ce l'ho qui, nella stanza accanto. Graziella Proto e'
quella che ha fondato (a forza di debiti personali) e dirige Casablanca,
la novita' giornalistica di quest'anno in Sicilia, e forse non solo qui.
L'altra volta, a Catania, hanno fatto un ponderoso dibbattito su
donne-giornaliste, donne-politiche, donne-importanti. Lei, ovviamente,
non ce l'hanno invitata. E nemmeno a tutti altri dibbattiti, cerimonie,
elucubrazioni, incontri con cui l'oligarchia (anche "di sinistra")
locale celebra se stessa. Lei, che e' giornalista da vent'anni (e che
giornalista! era ai Siciliani) sorride e tira avanti. Le cose di cui
parliamo, amici miei, camminano anche perche' c'e' lei qui. Quante
chiacchiere, in questo paese. E quante poche Grazielle.

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Ultimo wrote:

< E' chiaro che la lotta alla mafia
richiede coraggio.
Il coraggio di
rifiutare quello che gli altri chiedono
il coraggio di rifiutare quello
quello che fa comodo
quello che ci allontana dalla strada dei poveri e degli oppressi
per salire sul carro di chi celebra, di chi ostenta, di chi sfrutta >

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