Aumentano le spese militari e diminuiscono i conflitti: la fotografia del SIPRI
Diminuiscono i conflitti armati nel mondo, anche se complessivamente la spesa per gli armamenti aumenta e rischia di raggiungere livelli insostenibili. Sono queste alcune tra le conclusioni del rapporto 2004 del Sipri,Istituto internazionale di Stoccolma per la ricerca sulla pace, presentato oggi alla stampa, e nel quale ampio spazio viene riservato alla guerra in corso in Iraq e alle sue possibili conseguenze. Secondo le analisi condotte dal Sipri, la spesa militare mondiale è aumentata nel 2003 dell’11% dopo un incremento del 6,5% nel 2002. Un'accelerazione riconducibile soprattutto, secondo il rapporto, al conflitto iracheno e, più in generale, alla lotta al terrorismo internazionale. Un dato ancora più sconcertante alla luce del fatto che nel 2003 il numero dei conflitti armati in corso nel mondo è stato il più basso dagli anni della guerra fredda, fatta eccezione per il 1997. L’anno scorso si combattevano 19 guerre in 18 punti del mondo (nel ’97 vi fu un conflitto in meno). Le guerre del 2003 tuttavia, sottolinea il Sipri, sono prevalentemente conflitti interni a un Paese, cioè entro confini nazionali, e solo due sono quelle combattute tra Stati: l'irachena, tra Iraq e coalizione multinazionale guidata da Usa e Regno Unito e quella tra le due potenze nucleari India e Pakistan. "Nella politica contemporanea - si legge nel rapporto - la fonte principale di conflitti armati di rilievo rimane interna. La persistenza di guerre interne, e la loro resistenza a una rapida soluzione, è ampiamente dimostrata nel 2003". Alla guerra in Iraq il rapporto riserva un ampio capitolo in cui il conflitto è definito "uno dei più controversi dei tempi moderni", sia per le sue premesse che per le sue conseguenze. Il rapporto del Sipri concede poi uno spazio particolare all'esame della posizione dell’Onu, affermando che "nonostante le ferite inflitte nel 2003 al concetto del primato delle Nazioni Unite nel mantenimento della pace e della sicurezza, l’Onu rimane grandemente in gioco per le operazioni di pace, e in particolare nel difficile campo della ricostruzione della pace dopo i conflitti". L’Onu, secondo il rapporto "ha ragione di invocare un ruolo e una responsabilità speciale nel definire i principi dell’intervento e del coordinamento degli sforzi internazionali per la pace. Così facendo, afferma un legittimo diritto a dire la sua sul modo in cui la pace viene fatta".