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AIUTI/ITALIA

Ultimo posto

4 gennaio 2005
Raffaele K. Salinari (Presidente Terre des Hommes)
Fonte: Il Manifesto

Quanti fondi ha destinato l'Italia per l'emergenza maremoto, chi li gestirà? Queste domande rischiano di diventare uno di quegli «affaire» italici ai quali questo governo ci ha abituati quando si tratta di fare bella figura vendendo fumo. Partiamo dalle cifre. Il Ministro degli Esteri dichiara che per l'emergenza è stata stanziata una cifra di 70 milioni di euro, provando a scomporla possiamo dire che, ad oggi, l'unica cifra «vera» cioè soldi freschi, è di circa due soli milioni , che colloca l'Italia all'ultimo posto nella graduatoria dei donatori. Esistono poi i venti milioni raccolti via Sms solidali e sui quali si è aperto un contenzioso tra segmenti dello stato dato che vengono contesi tra Protezione Civile, Croce Rossa e Ministero degli Esteri, quest'ultimo che vorrebbe uscire dall'angolo nel quale lo ha confinato la Finanziaria azzerando i fondi per la cooperazione. Sino a poche ore fa gran parte dei venti milioni risultava gia allocata alla Protezione Civile che ha portato i primi soccorsi. Ma oggi tutto questo viene rimesso in discussione per motivi puramente politici, dato che il protagonismo della Protezione Civile fa ombra alla Cri di Scelli ed al Mae di Fini, dunque meglio ridimensionarla. La Cri fa infatti trapelare l'ipotesi di installare ben tre ospedali da campo, modello Iraq per intenderci, nelle zone disastrate, evidentemente finanziati sempre con i famosi venti milioni raccolti via Sms, e il gioco delle tre carte continua. Ultimo , ma non per importanza, l'annuncio della cancellazione del debito per alcuni paesi colpiti, circa 35 milioni di euro di «mancato guadagno» per le casse statali che la Farnesina, sempre per bocca del suo Ministro, spaccia come aiuti. L'Italia ha inoltre incamminato via Ue altri 20 milioni sottoponendoli alle decisioni operate in questa sede. Dunque, in soldoni, la metà dell'aiuto italiano viene da fondi privati o da fondi inesistenti come quelli derivati dalla cancellazione, per ora solo ipotetica, del debito. Realmente poco, dato che le cifre raccolte con gli Sms sono ascrivibili alla generosità degli italiani ed fondi derivati dalla cancellazione del debito non possono essere considerati «sforzo aggiuntivo». Resta il dato politico della pesante competizione tra settori dello stato. Gli Esteri di Fini hanno lanciato una «Cabina di regia» delle operazioni, dopo ben una settimana dal sisma affidandola alla Cooperazione, ma lo schiaffo assestato all'Associazione delle Ong italiane, della quale comunque non fanno parte le grandi Ong internazionali che già operano nell'area del sisma, che chiedeva una riapertura delle finanziaria per aiutare le popolazioni colpite, lancia un segnale chiaro sul come il responsabile del Mae vede la gestione delle cose ed i suoi risvolti economici. La partita sarà tra Cri e Protezione civile, le briciole, se resteranno, alle piccole Ong nazionali. E' infatti impensabile che con le implicazioni nazionali della finanziaria, Fini possa davvero cercare fondi per l'Asia. Le regionali sono alle porte, quindi vale le pena cercare di gestire politicamente denari altrui - quelli degli Sms - che sborsare soldi da impegnare in qualche manovra elettorale. Le Ong internazionali, già sulla scena del maremoto ed indipendenti dai fondi ministeriali , hanno lanciato un chiaro segnale: vogliamo trasparenza nella gestione dei fondi privati, che lo stato non si appropri di ciò che invece appartiene alla società civile e, soprattutto, ci si coordini realmente e non si faccia di questo dramma uno strumento per regolare conti interni ai vari apparati in vista delle scadenze elettorali. Resta il silenzio assordante dell'opposizione.

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