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    “Chi ama la pace non alimenta la guerra”, appello pacifista ai deputati

    Appello pacifista ai deputati che il 28 gennaio voteranno per il rinnovo dell'invio di armi in Ucraina. L’iniziativa, promossa da figure di spicco come padre Alex Zanotelli e monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, si fonda su una petizione di 4300 cittadini e 101 associazioni.
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    Il 27 gennaio 1945 l'Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz

    Giorno della Memoria: il dovere di ricordare senza ambiguità

    Oggi più che mai, a ottanta anni da quel giorno, il dovere di ricordare l'Olocausto si scontra con una realtà che desta preoccupazione: ambiguità, revisionismi e indulgenze verso figure e movimenti complici del genocidio e dell'ideologia nazifascista.
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    Colombia, si incrina la “Pace totale” del governo Pedro

    Colombia, violenze diffuse nella regione del Catatumbo al confine col Venezuela.
    Il Governo colombiano dichiara lo stato di emergenza e invia l'esercito. Al centro delle violenze il gruppo armato ELN e le dissidenze FARC.
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    Per il ministro dell'Interno Almasri era un "soggetto pericoloso" e andava espulso

    Le dichiarazioni del governo italiano sul mancato arresto del criminale libico Almasri

    L'imbarazzante giustificazione fornita da Piantedosi in Parlamento mettono in luce una preoccupante tendenza del governo italiano a privilegiare il rapporto diplomatico con la Libia per il trattenimento dei migranti. In questo modo il governo ha vanificato il mandato di arresto della CPI.
    25 gennaio 2025 - Redazione PeaceLink
  • Ecologia
    La replica del governo ad Angelo Bonelli

    Il ministro Urso evita il confronto sui debiti di Acciaierie d'Italia

    Nella seduta odierna è stata discussa l'interpellanza urgente sui debiti ILVA presentata da Angelo Bonelli al ministro Adolfo Urso.
    24 gennaio 2025 - Fulvia Gravame

Le Donne in Nero di Roma sulle italiane rapite

8 settembre 2004
Donne in nero Roma
Simona Pari è una nostra amica, ci siamo incontrate con lei nel maggio scorso a Roma, nella Casa internazionale delle Donne, era rientrata in Italia per motivi di sicurezza ed in attesa di poter tornare a Bagdad per riprendere il suo lavoro nelle scuole irachene.
Abbiamo parlato a lungo, tempestandola di domande cui ha risposto con pazienza e intelligenza, perché Simona è intelligente, simpatica, bella e ha uno sguardo aperto, diretto e profondo, e ci ha descritto accuratamente la società irachena prima dei bombardamenti e i rischi di quella pseudo - dopoguerra che stava frantumando, disgregando, le poche risorse della società civile.
Era impaziente di tornare a lavorare, di riprendere le relazioni forzatamente interrotte. L'abbiamo interrogata sul suo lavoro e sulla situazione delle donne, e lei ci ha descritto soprattutto le difficoltà delle bambine, i nuovi impedimenti nel proseguire i loro percorsi di istruzione, dovute alla totale insicurezza ( continuo rischio di rapimenti) e all'islamizzazione di una società laica. Le abbiamo chiesto di aiutarci a prendere contatti con gruppi di donne irachene con cui vogliamo " intrecciare fili " e " costruire ponti " .

- Non hai paura, non è pericoloso per voi restare a Bagdad con le forze armate italiane che aiutano gli statunitensi a " esportare la democrazia " ? Non siete visti come invasori, come forza d'occupazione? -

Le abbiamo chiesto anche questo e lei ha risposto che non aveva paura perché anche se era sicuramente rischioso viaggiare in territorio iracheno, e loro limitavano al massimo gli spostamenti, la loro casa a Bagdad, era tranquilla e sicura, "un Ponte per" ha una rete di legami con la società civile forte e consolidata da anni di ottimo lavoro. Il rischio di essere confusi con gli invasori non lo correvano affatto. La loro sicurezza era nel lavoro fatto e in quello in corso, nei loro contatti quotidiani.

Non sappiamo chi ha rapito Simona Pari Simona Torretta Raad Alì Abdul-Aziz e Mahnaz Bassam.

Proprio le parole scambiate con Simona ci lasciano sconcertate, la società civile di cui lei parlava, da cui si sentiva circondata e protetta, è colpita al cuore tutti i giorni, e i colpi arrivano da tutte le direzioni. Chi le ha rapite, rapiti, è andato proprio a cercare loro. Questa tattica, cioè quella di spezzare i legami che ancora tengono in piedi qualche esile speranza di ricostruire un percorso di pace l'abbiamo già vista in molti luoghi di conflitto, sappiamo che può servire a numerosi tipi di strategie, difficile capire chi dove come e quando e cosa succede.
Pensavamo di andare in Iraq appena possibile, si pensava ottobre, chissà adesso se ci riusciremo, se avessimo una forza che non abbiamo dovremmo andare in Iraq, ora, tutte e ancora di più, a migliaia. Chi vuole la pace in mano porta doni, non armi, e in bocca ha il sorriso, come quello bellissimo di Simona, e quello di Baldoni, dovremmo partire tutti

Il nostro Governo ci dice che l'Italia è in missione umanitaria, ma ha la mano armata. Chiediamo al Governo italiano di far rientrare le forze armate, ora, subito.

Aspettiamo Simona per riprendere insieme a lei i nostri contatti di pace con le donne di una nazione con cui non vogliamo essere in guerra.

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