La strage di bambini a Beslan ci ricorda che la nonviolenza è l'unica risposta
Nell'ultima settimana abbiamo assistito a una terribile escalation di violenza in Palestina, Iraq e Ossezia, culminata nel massacro dei bambini nella scuola di Beslan. Le immagini mostrate in televisione e sui giornali sono quasi insopportabili e ognuno di noi si chiede quale sarà il prossimo orrore a cui dovremo assistere.
La situazione sembra senza via d'uscita, ma in realtà questo non è vero: ciò che serve è un cambiamento radicale nella politica internazionale e interna, basato sulla consapevolezza che la pace non può scaturire da un approccio violento alla violenza.
La politica portata avanti dai russi in Cecenia, dagli americani in Iraq e dagli israeliani in Palestina è basata sull'oppressione e l'ingiustizia e può solo alimentare odio e violenza, in una spirale senza fine.
I terroristi che massacrano centinaia di bambini in una scuola non sono diversi dai piloti che li uccidono sganciando bombe dagli aerei o dai soldati che sparano dai carri armati.
La nostra proposta è semplice: tutti quelli che stanno invadendo territori altrui dovrebbero ritirarsi e rispettare le risoluzioni e raccomandazioni delle Nazioni Unite.
Ma questo non basta e la gente che in tutto il mondo rifiuta ogni tipo di violenza lo ha capito: dobbiamo anche rigettare la violenza come forma di affrontare e risolvere i conflitti e scegliere invece la non violenza a ogni livello, da quello personale, nella famiglia e nelle relazioni, fino a quello nazionale e internazionale.
Questo è l'unico modo per rompere la spirale di orrore che minaccia di cancellare l'umanità.
4 Settembre 2004
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