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    1 marzo 2025 - Alessandro Marescotti (Presidente di PeaceLink)
Un'altra vittima del terrorismo. Ma non solo.

Per quanto ancora dovremo piangere?

La morte di Baldoni ripropone il tema di come la guerra non risolva i problemi ma serva solo a svegliare altra violenza. Eppure l'Italia potrebbe mostrare la sua saggezza ritirando l'esercito dall'Iraq e dedicandosi alla mediazione in nome della pace.
27 agosto 2004
Santi Greco

Un altro evento doloroso ha colpito l'Italia. La morte del giornalista free-lance Enzo Baldoni è giunta improvvisa a scuotere gli ultimi giorni di vacanze estive degli italiani.
Un altro colpo del terrorismo islamico, un'altra occasione perduta, da entrambe le parti, di offrire un segnale di saggezza. Forse aspettarsi un atto di bontà dai terroristi è esagerare con la speranza, ma attendersi un gesto di saggezza dal nostro mondo occidentale non sarebbe stato fuori luogo.
E' vero: non si può cedere al ricatto del terrorismo. Su questo si può solo essere d'accordo. Ma soffermarsi un istante sulla situazione avrebbe potuto far vedere le cose con un occhio diverso. Nessun paese democratico può cedere al terrorismo, ma nessun paese democratico può entrare in guerra contro un altro stato, senza aver provato a risolvere i contrasti con esso usando tutte le vie possibili, fingendo di volerlo aiutare col suo intervento, senza essere stato invitato a farlo. E' grave aver fondato un intervento bellico su menzogne, così come è gravissimo continuare a mascherare interessi economici sotto il velo dell'intervento umanitario.
Nessuno potrà mai convincere i familiari di Baldoni, e con essi quelli degli altri caduti di questa guerra assurda, che la morte del loro congiunto è un prezzo onesto da pagare per i vantaggi che potremo trarre dalla conquista di nuove fonti energetiche. Il dio petrolio continua a guidare le decisioni dei governi; continua ad acquistare sempre più valore, mentre la vita continua a svalutarsi.
Col non cedere al ricatto l'Italia ha mostrato il suo coraggio e la sua forza contro le minacce terroristiche. Adesso è il momento di mostrare lo stesso coraggio e la stessa forza nel cambiare comportamento: via il nostro esercito da una terra che non ci appartiene.
Se davvero vogliamo portare la pace in Iraq, ritiriamo il nostro esercito e mettiamo in atto una politica di mediazione. Chi ha stabilito che ogni iniziativa deve partire dagli Stati Uniti? Che l'Italia colga questa occasione per mostrare che un'altra via di pace e di risoluzione delle controversie è possibile. Questa sarebbe l'occasione propizia per mettere in evidenza la propria saggezza ed indipendenza di pensiero.

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