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Democrazia tradita di Gore Vidal

Dopo La fine della libertà (2001) e Le menzogne dell'impero (2002), tradotti in venti Paesi, Gore Vidal torna ad attaccare l'establishment della Casa Bianca e il suo potente inquilino.
15 maggio 2004
Gore Vidal

Le presidenziali si avvicinano e il consenso per il presidente degli Stati Uniti non è mai stato così basso. Secondo l'ultimo sondaggio Gallup, solo il 46 per cento degli americani si è detto soddisfatto della gestione presidenziale. Il 51 per cento si è dichiarato insoddisfatto. Per la prima volta dall'inizio della guerra, il 54 per cento degli interpellati ha detto di non approvare l'invasione militare dell'Iraq, il 44 per cento si è pronunciato in modo favorevole.
Dopo La fine della libertà (2001) e Le menzogne dell'impero (2002), tradotti in venti Paesi, Gore Vidal torna ad attaccare l'establishment della Casa Bianca e il suo potente inquilino. Con "Democrazia tradita-Discorso sullo stato dell'Unione 2004 e altri saggi", in uscita per Fazi editore, l'autorevole saggista americano riassume la propria visione dell'attuale momento storico della democrazia Usa, giudicandolo in modo disastroso.
Dodici saggi mai pubblicati in Italia, tra cui due inediti anche negli Usa dedicati alle prossime elezioni presidenziali americane. Nel saggio principale della raccolta, "Stato dell'Unione 2004", Vidal propone una lunga serie di argomentazioni per cui il Congresso dovrebbe procedere all'impeachment contro Bush, condannandolo a cinque anni di prigione e multandolo secondo il False Statement Statute, la legge costituzionale che punisce chi mente al popolo e al Congresso nell'esercizio della propria funzione di membro del governo. Ecco le menzogne di Bush secondo Gore Vidal.

In continua e spudorata violazione del titolo 18, art. 1001, io mi appello ai membri della Camera dei Rappresentanti affinché, come sono tenuti a fare dalla Costituzione, sottopongano a impeachment George W. Bush affinché possa poi essere processato dal Senato, come prescritto dalla nostra Costituzione, per aver consapevolmente mentito al Congresso e alla nazione.
Ecco alcune delle menzogne dette, tramite i discorsi sullo stato dell'Unione, al Congresso e al popolo che rappresenta.

Menzogna n. 1: "Il governo britannico è venuto a sapere che recentemente Saddam Hussein ha cercato di procurarsi in Africa ingenti quantitativi di uranio". I redattori dei discorsi di Bush, consapevoli che queste informazioni erano false, hanno pensato che, se le attribuivano all'intelligence britannica, Bush non sarebbe stato colpevole ai sensi dell'art. 1001. Ma una bugia detta al Congresso è sempre una bugia, poco importa a chi sia attribuita. Inoltre, ai sensi di un'altra legge, alcuni membri dello staff della Casa Bianca potrebbero essere perseguiti penalmente per aver preso parte a un complotto criminale inteso a ingannare il Congresso.
Menzogna n. 2: Bush ha dichiarato che i suoi "sgravi fiscali sono destinati a chiunque paghi l'imposta sul reddito". Il Tax Policy Institute dell'Urban Institute-Brookings fa osservare che, ai sensi della nuova legge, 8 milioni e 100 mila contribuenti appartenenti alla fascia di reddito medio-basso, che ogni anno pagano imposte sui redditi per miliardi di dollari, non godranno di alcuno sgravio fiscale, mentre i 184 mila contribuenti con reddito annuo superiore al milione di dollari beneficeranno nel solo 2003 di sgravi fiscali per un importo approssimativo di 17 miliardi di dollari. Tante sono le menzogne dette a proposito degli sgravi fiscali e di chi ne gode. Il Congresso dovrebbe divertirsi a condurre questa indagine.
Nel discorso sullo stato dell'Unione del 2002, Bush ha promesso di "accrescere la sicurezza degli spostamenti aerei". Un anno dopo, ha detto al Congresso che aveva (menzogna n. 3) "destinato agli aeroporti 50 mila addetti federali allo screening appena usciti dal corso di addestramento". Il "New York Daily News", giornale con senso dell'umorismo, ha sguinzagliato un certo numero di cronisti con bagagli a mano contenenti articoli proibiti d'ogni risma, dalle taglierine per il cartone allo spray al peperoncino: si sono recati in undici grandi aeroporti americani e si sono imbarcati su quattordici voli diversi, operati da sei delle principali linee aeree. Nessuno di loro è stato individuato da nemmeno uno dei mitici 50 mila di Bush. È così che il presidente ha tutelato, protetto e difeso noi popolo, che peraltro, com'è generalmente riconosciuto, non lo abbiamo mai eletto presidente.

Menzogna n. 4: Bush, amante della natura e custode del più bel ranch di Crawford nel Texas, ha tenuto una riunione con rappresentanti dell'industria del legname per frenare la recente ondata di incendi catastrofici. Al Congresso è giunta questa buona novella: "Ho sottoposto alla vostra attenzione una Iniziativa per la Salute delle Foreste, mirante a prevenire gli incendi che devastano comunità, uccidono la fauna selvatica e riducono in cenere milioni di acri di preziosissime foreste". (Applausi).
Da una notizia della CNN datata 22 agosto 2002:

Central Point, Oregon (CNN) - Suscitando le critiche degli ambientalisti, il presidente Bush ha annunciato giovedì una nuova iniziativa che prevede un aumento del taglio di legname nelle foreste nazionali, decisione che a suo dire ridurrà la minaccia degli incendi. "Occorre sfoltire", ha detto Bush in un discorso tenuto dopo aver compiuto un sopralluogo in una zona del sudovest dell'Oregon devastata dagli incendi. "Dobbiamo render sane le nostre foreste usando il buonsenso [...]. Dobbiamo capire che, se si lascia accumulare il sottobosco infiammabile e poi scoppia un fulmine, il risultato è un grosso incendio". L'iniziativa "per la Salute delle Foreste" prevede che il Congresso adotti provvedimenti di legge che "snelliscano le procedure relative allo sfoltimento delle foreste e ai progetti di ripristino", nonché "garantiscano la gestione sostenibile delle foreste e un'adeguata produzione di legname".

Secondo il Sierra Club:

L'Iniziativa per la Salute delle Foreste è la risposta del presidente Bush agli incendi dello scorso anno. L'iniziativa si basa su un presupposto errato, cioè che un taglio estensivo dei boschi serva a contrastare gli incendi. Tale premessa è contraddetta dagli scienziati, i quali hanno concordemente riscontrato che il taglio dei boschi può accrescere i rischi di incendi.
Questa mancanza di collegamento tra ciò che sostiene l'amministrazione e ciò che sostiene la scienza in fatto di incendi e taglio dei boschi rivela il vero obiettivo dell'amministrazione: strumentalizzare la questione degli incendi per tagliar fuori l'opinione pubblica dal processo decisionale relativo alla gestione del pubblico demanio e assicurare alle industrie del legname un accesso praticamente illimitato alle nostre Foreste Nazionali.

Un comunicato stampa della Environmental Media Services, un'organizzazione senza fini di lucro:

Washington, DC - L'Iniziativa per la Salute delle Foreste recentemente proposta dal presidente Bush è stata oggetto di aspre critiche da parte di un gruppo di pompieri veterani, di paracadutisti antincendio e di esperti forestali i quali hanno tenuto oggi una conferenza stampa, qualche istante dopo che il Senato aveva ultimato la prima lettura del provvedimento.
"È paradossale", ha dichiarato Timothy Ingalsbee, pompiere e direttore del Western Fire Ecology Center con sede nell'Oregon, "che proprio in questo periodo di scandali finanziari e industriali, il presidente Bush intenda avviare la completa deregolamentazione del sistema. Questa gente parla con l'élite delle corporation, mai con i lavoratori. Neppure uno dei 17 mila pompieri che lottano ogni giorno contro gli incendi è mai stato consultato sul miglior modo di proteggere le comunità di questo paese". Secondo Randi Spivak, direttore esecutivo dell'American Lands Alliance, "il progetto del presidente darebbe fondamentalmente un colpo basso alle leggi di tutela ambientale, perché escluderebbe dal processo l'opinione pubblica e i tribunali.
La proposta è coprire le spese abbattendo gli alberi più grossi, che sono proprio quelli più resistenti agli incendi". Spivak ha dichiarato che il progetto di legge, i cui relatori saranno i senatori Larry Craig (repubblicano dell'Idaho) e Pete Domenici (repubblicano del New Mexico), è opera principalmente dell'assistente del segretario all'Agricoltura, Mark Rey, già noto lobbista dell'industria del legname e autore, negli anni Novanta, dell'"ormai famigerato salvage logging rider"4. Patrick Withen, dottore in sociologia e veterano dei paracadutisti antincendio, che ha combattuto i roghi in tutti e 48 gli Stati occidentali contigui5, ha dichiarato che "gli incendi si combattono più efficacemente nelle foreste mature. Ma l'amministrazione ha essenzialmente deciso di fare a cambio: taglio (degli alberi più grossi e quindi commercialmente più pregiati) contro sfoltimento. Questo equivale ad accrescere il rischio di incendio".
Da una dichiarazione di Amy Mall, specialista di politica forestale del Natural Resources Defense Council:

Washington, DC (22 agosto 2002) - "Proteggere le abitazioni e le comunità dovrebbe essere la priorità assoluta di qualsiasi piano di prevenzione degli incendi nelle foreste nazionali. Malauguratamente, il progetto presentato oggi dal presidente Bush è una cortina fumogena e manca totalmente il bersaglio, cioè la riduzione della minaccia di incendio. Al contrario, la cosiddetta Iniziativa per la Salute delle Foreste del presidente strumentalizza il timore di incendi al fine di annientare la tutela dell'ambiente e dare impulso all'industria del legname.
Anziché provvedere a proteggere le comunità dagli incendi, il piano di Bush privilegerebbe il taglio degli alberi di grandi e medie dimensioni nelle zone più isolate delle foreste nazionali, cosa che gioverebbe ben poco alla protezione della vita umana e della proprietà. Anzi, abbattendo gli alberi più resistenti al fuoco, e costruendo strade nelle zone interne del paese, si rischia di aumentare il rischio di incendi boschivi catastrofici. L'amministrazione sta chiedendo al Congresso di dare alle fiamme gli elementi fondamentali della nostra protezione ambientale, mascherando il tutto come prevenzione degli incendi. Abolire la regolamentazione dell'industria del legname ed eliminare la partecipazione pubblica costituiscono l'ennesimo, cinico tentativo di quest'amministrazione - forse la più antiambientalista della storia degli Stati Uniti - di riempire le tasche dei suoi amici industriali a spese della pubblica incolumità e del nostro patrimonio naturale".

Menzogna n. 5: "per fronteggiare una crisi grave e urgente in corso all'estero, propongo questa sera il piano d'emergenza per gli aiuti per combattere l'AIDS, un'opera di misericordia che va oltre tutte le iniziative internazionali attualmente in atto per aiutare i popoli dell'Africa. Questo vasto piano impedirà 6 milioni di nuove infezioni da HIV, assicurerà trattamenti a base di farmaci allunga- vita ad almeno 2 milioni di persone e fornirà assistenza umana a milioni di persone colpite dall'AIDS e ai bambini resi orfani dall'AIDS". (Applausi).
Naturalmente non esisteva traccia di un piano d'emergenza plausibile. Ma c'è di peggio: secondo uno studio condotto congiuntamente da Population Action International, dalla Planned Parenthood Federation of America e dall'IPAS (24 settembre 2003), le "iniziative congiunte" sono ostacolate dal fatto che Bush, poco dopo essere entrato in carica, ha ripristinato la "regola del bavaglio globale" di cui scrive il commentatore R.E. Blummer sul "St Petersburg Times" (12 ottobre 2003): "Se una popolazione non intende astenersi dai rapporti sessuali, la protezione contro la trasmissione [del contagio] è la miglior difesa possibile.
Ma l'Africa subsahariana, dove vivono 30 dei 40 milioni di malati di HIV-AIDS del mondo, è stata improvvisamente colpita da una penuria di preservativi.
Dall'Etiopia allo Swaziland, i consultori di pianificazione familiare hanno visto bruscamente ridursi o interrompersi le forniture provenienti dagli USA, e di questo possiamo ringraziare il nostro presidente e la sua politica dettata dalla destra religiosa. Il presidente Bush ha ripristinato la politica di Città del Messico, nota anche come "regola del bavaglio globale": questa politica vieta tassativamente alle organizzazioni che ricevono finanziamenti statunitensi per la pianificazione familiare di intromettersi nella questione dell'aborto: è verboten persino pronunciare questa parola nei consultori".
La conseguenza del "piano d'emergenza" di Bush è stata la chiusura di cinque consultori in Kenya. E un aumento non soltanto dell'AIDS ma degli aborti non sicuri - parola che non va neanche sussurrata negli Stati d'America più profondamente religiosi e infestati da parassiti, le cui superstizioni in fatto di sesso sono sempre incoraggiate da un presidente desideroso di fare il pieno dei loro voti per il Collegio Elettorale, per compensare la sua perdita di suffragi popolari nel 2000.

Menzogna n. 6: "Mandare in battaglia gli americani è la decisione più alta che un presidente possa mai assumere. Le tecnologie belliche sono cambiate, ma i rischi e le sofferenze della guerra no. Per i coraggiosi americani che affrontano i rischi, nessuna vittoria è esente da sofferenza ". Con questo altisonante omaggio ai nostri valorosi giovanotti, l'amministrazione Bush ha drasticamente ridotto l'assistenza medica finora data per scontata.
Il "Washington Times" del 9 novembre 2003 cita una dichiarazione del deputato democratico Chet Edwards: "Nutro il serio timore che gli sgravi fiscali da migliaia di miliardi di dollari regalati ad alcune delle famiglie più ricche d'America abbiano tolto credibilità alla nostra promessa di assicurare un tenore di vita dignitoso alle famiglie dei nostri militari e l'assistenza sanitaria ai nostri ex combattenti". L'onorevole Edwards rappresenta il collegio elettorale del Texas, dove è ubicata la colossale base dell'esercito di Fort Hood.
Accusa Bush e i repubblicani del Congresso di aver tagliato i fondi per gli alloggi dei militari, nonché di aver ridotto di 10 anni l'assistenza sanitaria destinata agli ex combattenti. "Che messaggio dà l'amministrazione ai nostri veterani, quando dice che i contribuenti americani possono permettersi di costruire nuovi ospedali in Iraq, ma non di tenere in piedi gli ospedali dei veterani qui in patria?".
Per giunta, attualmente ci sono 50 mila ex combattenti che restano in lista d'attesa per sei mesi o più per ottenere un appuntamento con l'ospedale dei veterani.
A proposito della Menzogna n. 6 (l'incessante guerra di Bush contro i militari americani e i Nostri Valorosi Ragazzi) verrebbe da pensare che qualcosa in lui si sia spezzato, quando si è sottratto al servizio di leva in Vietnam fingendo - di tanto in tanto, quando la sua fitta agenda lo consentiva - di essere un pilota dell'aviazione del Texas.
Sul tema osserva Dave Lindorff ("In These Times", 2 dicembre 2003): "Nel corso dell'ultimo anno e mezzo il presidente Bush ha inscenato oltre un terzo delle sue principali apparizioni pubbliche dinanzi a personale militare in servizio attivo o a riposo. Le sue esclamazioni colorite e le sue spacconate politiche sono accolte, com'è prevedibile, da applausi furiosi anche quando non hanno nulla a che vedere con questioni militari.
Ma gli uditori docili e acritici che si raccolgono nelle basi militari e nelle adunate dell'American Legion saranno sempre più difficili da trovare, adesso che soldati e veterani cominciano a notare la sfilza di offese e di tagli di bilancio che piovono sulla loro testa. Ancor prima di suo padre, e di Ronald Reagan prima di lui, Bush sta tagliando i fondi a una miriade di programmi che servono a proteggere e a migliorare la vita dei veterani e dei militari in servizio attivo".
Proseguendo, Lindorff c'informa di quanto segue:

- mentre in Iraq 130 mila militari provano ancora sulla loro pelle il fuoco della battaglia e altri ancora combattono e muoiono in Afghanistan, quest'anno l'amministrazione Bush ha cercato di decurtare di 75 dollari al mese il supplemento per "imminente pericolo" aggiunto alla paga dei soldati destinati a zone di guerra. L'amministrazione ha inoltre cercato di ridurre di 150 dollari al mese l'indennità per "separazione della famiglia" riconosciuta agli stessi militari e ad altri che prestano servizio all'estero, lontano dai famigliari. Benché gli importi siano stati definiti "non necessari, anzi fonte di sprechi" dalla Casa Bianca, il Congresso quest'anno ha bloccato i tagli, soprattutto grazie ai voti dei democratici;
- il bilancio approntato quest'anno dalla Casa Bianca per i veterani ha tagliato 3 miliardi di dollari agli ospedali della Veterans Administration, malgrado le 9 mila vittime in Iraq e nonostante i veterani del Vietnam richiedano, invecchiando, sempre maggiori cure. Rispetto a nove anni fa, la Veterans Administration oggi spende in media 2.800 dollari in meno per ogni paziente;
- l'amministrazione ha inoltre proposto di prelevare un importo annuo di 250 dollari a ciascuno dei veterani Priorità 8, cioè quelli affetti da malattie "non dovute a cause di servizio", che si presentano presso strutture della Veterans Administration per richiedere cure, e di chiudere dette strutture ai veterani Priorità 8 con un reddito annuo superiore ai 26 mila dollari;
- fino a quando le proteste non hanno reso necessario un cambiamento di politica, l'amministrazione Bush faceva pagare ai GI feriti in Iraq 8 dollari al giorno quale supplemento per i pasti quando si presentavano per il trattamento alla base di Fort Stewart in Georgia, dove viene curata la maggior parte dei feriti;
- a metà ottobre il Pentagono, su richiesta del segretario della Difesa Donald Rumsfeld, ha annunciato il progetto di chiudere 19 commissaries, gli spacci gestiti dai militari che, con gli sconti che praticano sui generi alimentari e altri prodotti, aiutano i soldati e le loro famiglie a tirare avanti, visto che la paga è esigua. Si è anche ventilata la possibilità di chiuderne altri 19;
- al tempo stesso il Pentagono ha fatto sapere che sta valutando la necessità eventuale di chiudere 58 scuole, situate presso 14 installazioni militari, gestite dalle forze armate e destinate ai figli dei militari;
- la Casa Bianca sta cercando di bloccare la decisione di un giudice federale di versare un indennizzo a un gruppo di militari che avevano sporto denuncia contro il governo iracheno per torture inflitte durante la guerra del Golfo del 1991. Per indennizzarli occorrerebbe attingere ai beni iracheni confiscati dagli Stati Uniti, ma la Casa Bianca sostiene che quei fondi servono alla ricostruzione dell'Iraq;
- l'amministrazione ha sconfitto un tentativo bipartisan del Congresso di aggiungere, agli 87 miliardi di dollari richiesti da Bush per la guerra e la ricostruzione in Iraq e in Afghanistan, 1 miliardo e 300 milioni di dollari di finanziamenti destinati agli ospedali della Veterans Administration;
- con quello che si presenta come il suo atto politico forse più pericoloso, la Casa Bianca rifiuta di dotare oltre 40 mila militari in servizio attivo in Iraq della cosiddetta "armatura", cioè un giubbotto protettivo in Kevlar, affermando che sta ai combattenti e alle loro famiglie acquistare questa dotazione salva-vita. Quest'ultimo gesto di taccagneria ha indignato il colonnello David Hackworth, un veterano del Vietnam molto critico nei confronti del Pentagono. Hackworth ha rinfacciato a Bush "il costo delle eccezionali misure di sicurezza" dispiegate durante la sua recente visita in Asia. Con quei soldi, ha osservato amaramente, "si sarebbe potuto acquistare un giubbotto in Kevlar per ciascun militare americano" di stanza in Iraq.
Woody Powell, direttore esecutivo di Veterans for Peace ed egli stesso ex combattente nella guerra di Corea, sostiene che queste iniziative della Casa Bianca vanno considerate alla stregua di attacchi ai soldati americani. "Non credo", ha detto Powell, "che loro se ne accorgano, convinti come sono di risparmiare. Ma non è qui che si deve tagliare: questi tagli sono sbagliati tanto quanto quelli alla scuola pubblica".
Intanto i veterani, i militari in servizio attivo e i loro famigliari sono sempre più arrabbiati. Il 30 giugno "The Army Times", un foglio molto letto negli ambienti militari, pubblicava un editoriale in cui si leggeva: "Il presidente Bush e il Congresso controllato dai repubblicani non hanno perso occasione per profondersi in elogi, più che meritati, delle nostre forze armate. Ma le parole non costano niente, anzi costano meno ogni giorno che passa, a giudicare dal trattamento che viene riservato ultimamente alle truppe". Di recente anche Ronald Conley, comandante dell'American Legion, organizzazione notoriamente conservatrice, ha rivolto durissime critiche alla Casa Bianca per i tagli al bilancio della Veterans Administration e per la decisione di far pagare integrazioni ai militari. Ha detto Conley: "Per i veterani è un trattamento ingiusto sotto ogni profilo. Il messaggio che l'amministrazione invia agli ex combattenti è questo: per noi non costituite una priorità".
Bush sembra pensare che i militari americani siano giocattoli suoi, con cui può trastullarsi a piacimento. Li impegna in guerre illegali, cioè preventive, e prima che la vittoria sia certa si distrae e comincia un'altra guerra nel più assoluto disprezzo dei suoi giocattoli. Quando metterà mano alla Siria (a quanto pare, nell'agenda dei neoconservatori la prossima guerra è questa), rischia di essere il primo presidente americano a presiedere un ammutinamento.

Note: Tratto da: Democrazia tradita
di Gore Vidal
Editore: Fazi
pp. 185 - prezzo: 15 €

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