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Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini dice la sua

"Interrompere la missione Antica Babilonia sarebbe una decisione catastrofica''

"E' molto bello urlare 'pace, pace' ma non basta se non si capisce perche'. Allora se non si capisce e' anche inutile urlarlo", ha detto Casini.
27 marzo 2004
Redazione

Roma, 27 mar. (Adnkronos) - Interrompere la missione Antica Babilonia sarebbe una ''decisione catastrofica''. I militari italiani non debbono lasciare l'Iraq, cedendo al ricatto terrorista ma, al contrario, garantire la transizione dalla fase post bellica alla democrazia piena. Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, conferma di essere contrario ad un'interruzione anticipata del lavoro che i militari italiani stanno svolgendo in Iraq. Ma nel suo intervento alla convenzione dei Radicali all'hotel Ergife lancia anche l'allarme contro gli atti di intolleranza che hanno caratterizzato la manifestazione per la pace di sabato scorso. Chi pratica un pacifismo ''unilaterale'', ha avvertito indebolisce, seppur indirettamente, la lotta al terrorismo.Casini ha elogiato la fermezza dei Radicali sulla questione irachena. ''In proposito -ha dichiarato- voglio dare atto a Emma Bonino di aver saputo dire con chiarezza e lucidita' che oggi il ritiro sic et sempliciter dei nostri soldati dall'Iraq sarebbe una decisione catastrofica''. Dopo aver visitato il contingente italiano a Nassiriyah, il presidente della Camera ha maturato una convinzione: ''Non cedere al ricatto del terrorismo significa respingere la tentazione di mettere la testa sotto la sabbia e far prevalere il senso di responsabilita'. C'e' una sola strada per la pace: riempire il vuoto lasciato dalla dittatura con l'impegno concreto per i diritti umani, la democrazia, la liberta'''. Un convincimento che Casini ha corredato con un'osservazione forte prendendo spunto dal ''lungo e interessante'' articolo scritto oggi da Romano Prodi sul 'Corriere della Sera'. ''Poprio quell'articolo mi ha fatto venire voglia di fare un'osservazione sulle grandi manifestazioni per la pace e le contestazioni subite da Piero Fassino, come capito', dubito dopo il Kosovo, a Massimo D'Alema. Questi fatti non possono essere minimizzati ma soprattutto non sono casuali''.''Oggi -ha proseguito il presidente della Camera- si stanno derubricando questi fatti come fossero una vicenda interna alla sinistra. Invece sono un segno assai preoccupante, una spia che si accende. E' molto bello urlare 'pace, pace' ma non basta se non si capisce perche'. Allora se non si capisce e' anche inutile urlarlo. Bisogna aver chiaro che chi va in piazza ci va contro il terrorismo e per la pace, senza la riserva mentale di andare a riscoprire l'antiamericanismo anni Sessanta o per attaccare il governo Berlusconi o Blair''. ''E non c'e' dubbio -ha aggiunto Casini- che se c'e' questa confusione sui presupposti per i quali si va a manifestare, allora non meravigliamoci se oggi e' stato contestato Fassino e domani lo sara' Bertinotti o magari chiunque sia in grado di dare una risposta dall'interno delle istituzioni. Questo pacifismo unilaterale -ha ammonito il presidente della Camera- e' una grave elemento distorsivo della lotta contro il terrorismo''.

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