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Una proposta per il movimento pacifista

Il movimento pacifista e le elezioni europee: una proposta per la prosecuzione delle "campagne per la pace e per i diritti umani" degli ultimi anni
24 marzo 2004
Luca Benedini

In modo sempre più sistematico e programmatico, negli ultimi anni, la pace viene messa a repentaglio e viene gravemente violata con azioni belliche aventi una scala ampiamente internazionale. Queste azioni calpestano direttamente anche i fondamentali diritti umani e la legalità internazionale. In tal modo, gli accordi pressochè mondiali che hanno portato alla Carta dell'Onu, alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, ai Princìpi di Norimberga, al Patto internazionale sui diritti civili e politici e ad altre convenzioni fondanti per l'odierno diritto internazionale stanno diventando sempre più "carta straccia".

I governi e le altre istituzioni sia nazionali che sovranazionali hanno decisamente più spazio di intervento a difesa della pace, dei diritti umani e della legalità internazionale di quanto sia stato messo in atto dall'uno o dall'altro dei principali paesi dello "scacchiere internazionale" nella quindicina d'anni che ha fatto seguito alla caduta del Muro di Berlino. Alla fine degli anni '80, la fine della "guerra fredda" aveva fatto sperare miliardi di persone in un mondo in cui trovasse finalmente fine il sistematico uso della violenza, della sopraffazione e dell'illegalità su scala internazionale. Il vecchio "ordine della forza e delle armi" è invece proseguito e, anzi, all'alba di questo terzo millennio sta cercando di affermarsi in modo sempre più virulento e indiscriminato.

Proprio fatti come quell'uso sistematico di violenza, sopraffazione ed illegalità da parte di alcune tra le principali élite politiche ed economiche del mondo, e come la sostanziale acquiescenza mostrata sinora dalle molte istituzioni che potrebbero invece intervenire per difendere l'umanità da tale uso, stanno anche facendo sì che, tra le molte popolazioni che soffrono per tutto questo, ampi gruppi sociali si sentano giustificati a reagire con armi analoghe, sotto l'egida del terrorismo. Ma di fronte a questo scontro - che porta alla morte tanti innocenti in questa o quella parte del mondo e che in realtà si basa in grandissima parte su un'asperrima lotta per il controllo delle risorse planetarie, condotta da ristrettissimi gruppi di potere e mascherata accuratamente da conflitto ideologico-religioso - ancora miliardi di persone sperano che si riesca a giungere ad un mondo basato soprattutto sulla pace e sulla solidarietà. Le grandissime manifestazioni che si sono svolte da!
un capo all'altro del mondo, negli ultimi anni, per la pace e la solidarietà costituiscono una delle più visibili attestazioni di questa sostanziale "maggioranza della popolazione mondiale" che considera questi valori come una delle basi fondamentali di una vita sociale degna di questo nome.

Fra pochi mesi, con le elezioni dell'Unione europea, la popolazione di gran parte del continente avrà una grande occasione per far sentire con forza la propria voce e per indirizzare il mondo politico europeo verso un'attiva difesa di temi come la pace, i diritti umani e la legalità internazionale. Si tratta, in particolare, non solo di temi estremamente importanti per la sicurezza e la vita stessa dell'umanità, ma anche di temi definibili con una certa semplicità, una semplicità che offrirebbe la possibilità di lanciare senza grandi complicazioni una campagna su di essi in occasione delle prossime elezioni europee.

A questo proposito potrebbe costituirsi un vasto insieme internazionale di associazioni pacifiste, dal quale dovrebbe emergere un appello-invito rivolto con molta pubblicità all'intera galassia rappresentata dalle forze politiche che si presenteranno nell'uno o nell'altro dei paesi dell'Unione europea. Questo appello-invito potrebbe prevedere in linea di massima i seguenti punti:
- pieno rispetto, nella politica sia interna che estera, di quanto stabilito dagli atti internazionali già citati (Carta dell'Onu, Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, Princìpi di Norimberga, Patto internazionale sui diritti civili e politici), e da ulteriori altri attualmente esistenti, come il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, le Convenzioni di Ginevra, la Convenzione contro la tortura, la Convenzione sui diritti del fanciullo, ecc.;
- conformemente, totale rifiuto della teoria della "guerra preventiva";
- ancora conformemente, impegno a considerare pienamente inammissibile ed illegale l'occupazione di un paese da parte di forze d'invasione che non siano apertamente giustificate dall'odierno diritto internazionale, con particolare riferimento a quanto sancito dalla Carta dell'Onu e dai Princìpi di Norimberga (che non lasciano alcuno spazio nè a guerre d'aggressione, nè a guerre di difesa arbitrariamente "espanse" fino a diventare di vero e proprio attacco, nè - appunto - a guerre di ritorsione o preventive);
- impegno a fare il possibile per presentare all'Assemblea generale dell'Onu la richiesta di chiedere alla Corte internazionale di giustizia (uno degli organi della stessa Onu) un parere giuridico ufficiale su azioni belliche internazionali come p. es. l'attacco lanciato contro l'Iraq nel marzo 2003 dagli eserciti di Usa e G. Bretagna;
- impegno a fare il possibile perchè le nazioni esterne all'Ue che non pongono in pratica in modo sostanziale gli atti internazionali di cui al primo di questi punti, con particolare riferimento al campo della pace e a quello dei diritti umani, non possano godere dello status di "partner commerciale privilegiato" (o di status simili) nè per quanto riguarda l'Ue nè per quanto riguarda il proprio singolo paese;
- impegno a fare il possibile perchè l'Ue e il proprio singolo paese accordino all'universo del "commercio equo e solidale" uno status per lo meno analogo a quello delle attività economiche che si svolgono in nazioni considerate "partner commerciali privilegiati" (o simili): ciò allo scopo di contribuire a tutelare internazionalmente i diritti umani non solo sul piano corrispondente alle nazioni e ai loro governi ma anche sul piano direttamente corrispondente alla vita socio-economica delle popolazioni.

Il fatto che le varie forze politiche che si presentano alle elezioni europee aderiscano o meno a questo appello-invito andrebbe pubblicizzato il più possibile tra la popolazione dei diversi paesi che fanno parte dell'Ue. In tal modo, gli elettori di ogni paese dovrebbero venire ampiamente informati sull'indirizzo di ognuna delle forze politiche del paese in merito a questioni come la pace, i diritti umani e il rispetto del diritto internazionale. Tutto questo dovrebbe sia spingere le varie forze politiche a prendere seri impegni a difesa di tali questioni, sia aiutare fortemente i cittadini ad indirizzare le proprie scelte elettorali verso forze disponibili a prendere questi seri impegni (1).

A margine di tutto ciò, andrebbe sottolineato che queste elezioni risultano particolarmente adatte allo scopo qui messo in evidenza, in quanto si tratta di elezioni sovranazionali che, anche per le limitate competenze del Parlamento europeo, hanno una valenza che riesce con maggiore facilità a distaccarsi in una certa misura dai tradizionali dibattiti di partito e di potere e ad acquisire un significato politico-culturale più generale e più legato alle dinamiche della "società civile".

Le prossime elezioni europee, insomma, possono costituire un'occasione per proseguire con altri strumenti la grande "campagna per la pace" che un'ampia parte della popolazione dell'Europa e di altri continenti ha lanciato negli anni scorsi. Considerata anche l'ambiguità che molte forze politiche cercano di tenere nei confronti di temi come la pace, i diritti umani e la legalità internazionale, è dunque ai movimenti per la pace che dovrebbe evidentemente spettare il ruolo di porre un'adeguata cornice di fondo per la prosecuzione di tale campagna in concomitanza con queste elezioni. Proprio a causa di quell'ambiguità, dovrebbe trattarsi di una cornice di fondo che sappia essere essenziale, semplice ed universale e sappia rivolgersi agli elettori di qualsiasi paese e di qualsiasi orientamento politico compatibile con la democrazia e con il rispetto dei diritti umani: come si è cercato appunto di fare nel progetto di appello-invito qui delineato (2).

Come conclusione, non si può non ricordare infine che il porre in campo elettorale una cornice di questo tipo potrebbe costituire anche un primo passo per iniziare a riportare verso la gente, la sua vita e la "società civile" una politica che da queste è invece sempre più lontana, avvolta com'è in modo crescente in affari ed ambizioni personali che nulla hanno a che fare con le effettive esigenze e le profonde aspirazioni di una grandissima parte dell'umanità.

Note

(1) Naturalmente, nel caso in cui si realizzasse un appello-invito come quello qui delineato, il comportamento delle forze politiche che aderissero a tale appello-invito andrebbe attentamente monitorato dal movimento pacifista nei prossimi anni. E, qualora quelle forze tenessero nel prossimo futuro comportamenti contrastanti con gli impegni associati ai vari punti dell'appello-invito, tali comportamenti andrebbero denunciati pubblicamente con forza dal movimento, come segno dell'incoerenza e della sostanziale inaffidabilità delle forze in questione.

(2) Nell'eventuale realizzazione e pubblicizzazione di un progetto come questo dovrebbe essere chiarito profondamente anche un ulteriore fatto: l'insieme alquanto minimale di punti preso in considerazione in tale progetto allo scopo di cominciare un dialogo veramente impegnativo col mondo politico non esaurisce affatto il tema costituito dalla difesa della pace e dei diritti umani, ma è una sorta di punto di partenza per poter fare anche molto di più. A questo "molto di più" andrebbero invitati partiti, associazioni, singole persone, ecc., ma ciò non toglie che anche il punto di partenza di un processo evolutivo è fondamentale.

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