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Pacifisti in marcia, da Nairobi a Washington

Nella capitale del Kenya corteo in vista della Perugia-Assisi. No war Usa davanti alla Casa Bianca: via dall'Iraq
16 settembre 2007
Matteo Bosco Bortolaso
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Morti a Washington per i morti di Baghdad. Ieri la capitale degli Stati uniti è stata teatro della risposta pacifista alla ricetta che venerdì sera il presidente Bush aveva proposto alla nazione appoggiando il rapporto del generale David Petraeus, responsabile delle forze americane in Iraq. Migliaia di manifestanti hanno improvvisato un die-in, una nuova versione del sit-in: fingendosi morti, si sono stesi sull'asfalto di Pennsylvania Avenue, arteria nevralgica di Washington che unisce la Casa Bianca al Congresso, l'esecutivo al legislativo. Il messaggio ad entrambi i poteri è semplice: fermare la guerra, subito. Qualche ora prima una marcia pacifista organizzata dai padri comboniani aveva attraversato le strade degli slum di Nairobi, la capitale del Kenya. In simbolico gemellaggio con la Perugia-Assisi dell'8 ottobre, che vedrà la presenza di una folta delegazione africana.
L'idea difesa da Bush per una piccolo ritiro delle truppe è stata bocciata dalla marcia di Washington, guidata dai veterani dell'Iraq. Gli stessi soldati, negli States come a Baghdad, sono sempre più insofferenti. Qualche giorno fa sette militari avevano scritto un editoriale per il New York Times in cui criticavano pesantemente la guerra. Due degli autori dell'articolo, Omar Mora e Yance Gray, sono morti in un incidente stradale lunedì scorso a Baghdad. Sarebbero dovuti rientrare in patria a novembre dopo 15 mesi di servizio. «Questa non è semplicemente un'altra manifestazione di protesta, perché protestare non è più abbastanza - spiega un altro soldato, Adam Kokesh, ex sergente dei marine che rappresenta i "veterani dell'Iraq contro la guerra" - ci confronteremo su decisioni militari basate su menzogne e discuteremo della scelta tra un esercito diviso o un esercito che rappresenta la volontà della gente».
Alla marcia di Washington hanno aderito diverse associazioni, come la Answer coalition, che sta per Act now to stop war and end racism. La protesta è stata benedetta da Cindy Sheehan, la «mamma pace» che ha deciso di candidarsi contro la speaker democratica della Camera Nancy Pelosi. Gli altri padrini della manifestazione erano l'ex candidato indipendente alla Casa Bianca Ralph Nader e il giocatore di basket dei Washington Wizards Etan Thomas. In prima linea anche i rappresentanti del mondo dei musulmani d'America, come Mahdi Bray, direttore esecutivo della Muslim american society freedom foundation, o Mounzer Sleiman del National council of arab americans, che ha detto che «questa lunga guerra al servizio di un obiettivo illusorio sta portando il mondo arabo e islamico in un campo di morte». Ha appoggiato l'iniziativa anche il reverendo Lennox Yearwood, presidente dell'Hip hop caucus.
Monaci buddisti e hippies: per le strade di Washington ha sfilato un serpentone molto variegato. C'era pure Ramsey Clark, ministro della giustizia sotto Lyndon Johnson diventato portavoce di una campagna per l'impeachment del presidente Bush che avrebbe raccolto oltre un milione di adesioni. «Solo se facciamo la nostra parte - ha detto Clark - il resto del mondo continuerà a credere, come ha fatto e come ha sempre voluto fare, che il popolo americano è un loro amico e che il suo governo non è problema». «Abbiamo speso gli ultimi cinque anni a mostrare l'illegalità e l'immoralità di questa guerra - ha dichiarato Tina Richard, fondatrice di Grassroots America - Abbiamo chiesto all'amministrazione: fermate la guerra, subito! Perché il nostro governo non ha risposto?» Ma ieri il Mall di Washington, il quartiere della città che celebra la storia degli Stati uniti con memoriali e monumenti, ha ospitato anche una contromanifestazione: una marcia del gruppo Gathering of eagles «a sostegno delle truppe americane». C'era anche qualche cane sciolto o, come si autodefiniscono, War dogs, con giacca da motociclista che tentavano di provocare i pacifisti. I quali hanno fatto sapere che quella di ieri è stata la prima di una serie di azioni contro la guerra in Iraq. Lunedì sarà la giornata per la «verità durante il reclutamento dei soldati», mentre per martedì è stata proclamata una «sfida al Congresso».

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