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Un piccolo uomo può cambiare il mondo

Makoto Oda, dal letto dell'ospedale dove si trova malato terminale di cancro
Hideki Kakinuma
Fonte: Mainichi Shimbun, edizione serale
http://www.mainichi-msn.co.jp/tokusyu/wide/news/20070621dde012040003000c.html - 21 giugno 2007

Premessa
Il presente testo è stato tradotto da Alessia Cerantola per conto del Centro di documentazione "Semi sotto la neve" (Pisa), per gentile concessione dell'uso dei diritti d'autore da parte di Mainichi Shimbun e del giornalista Hideyuki Kakinuma che ha scritto e pubblicato sul medesimo quotidiano il 21 giugno scorso.
E' consentito far circolare il testo tramite e-mail, citando questa nota.
La sua pubblicazione su siti Internet e/o su materiali cartacei è consentita esclusivamente a organizzazioni non-profit e solo previa richiesta al Centro di documentazione "Semi sotto la neve" (info@semisottolaneve.org).
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All'inizio di maggio ho ricevuto una lunga lettera dallo scrittore Makoto Oda, 75 anni, di Nishinomiya, nella prefettura di Hyogo. C'erano scritte le parole "cancro allo stadio terminale". Pensavo che, in quanto rappresentante del movimento BeHeiRen (l'Alleanza dei cittadini "Pace in Vietnam!") e vittima del Grande Terremoto dello Hanshin, lui non avesse niente a che vedere con la malattia e continuasse a essere una guida "sul campo" per i cittadini. Ha scritto anche: "Ancora tre, sei mesi...se va bene un anno".
All'ospedale di Tokyo, dove sono andato a trovarlo all'inizio di giugno, Oda mi ha detto con un filo di voce: "Questa sarà l'ultima volta che ti vedo.
Un piccolo uomo può cambiare il mondo, non dimenticarlo mai!". Traspariva il modo di pensare di un cittadino che ha dato la sua vita per realizzare un mondo migliore.

*************

Oda, sollevò leggermente il corpo dal letto d'ospedale dove si trovava.
Nel braccio aveva la flebo. Le pupille dilatate sul suo corpo visibilmente smagrito, brillavano di una luce più penetrante del solito. Dal letto sbucavano le gambe, esili come i ramoscelli di un albero. Partite dai campi arsi di una guerra persa, avevano girato il mondo. Nella sua lettera bruciava tutto il suo accanimento.
"Non partecipo più ai cortei dei manifestanti e nemmeno intervengo alle riunioni ma, finché ce la faccio, voglio continuare a scrivere". La moglie Soon-Hye Hyun mi confidò con un sorriso triste: "Non lo dice, ma il fatto di non poter camminare gli pesa più d'ogni altra cosa. Come si sa, è un "figlio del viaggio".

§ § §

È nato e cresciuto a Osaka e da marzo del '45 ha vissuto lì le grandi incursioni aeree.
Cercò scampo qua e là tra le vie in fiamme, sotto la pioggia di bombe incendiarie.
Per terra c'erano cadaveri ovunque, arsi come carboni. "Non voglio morire".
"Abbiamo ucciso, bruciato e rubato, così siamo a nostra volta uccisi, bruciati e derubati".
Rimasto come pietrificato tra quei campi bruciati, si rese conto in cosa consistesse effettivamente la guerra e questo diventò il punto di partenza del suo pensiero.
Il 3 marzo del 1946 fu promulgata la nuova Costituzione giapponese. "Il Giappone, rinunciando alle armi, si avvicinò con coraggio agli altri Paesi. Si trattava di un passo decisivo verso la pace! Era una rivoluzione!". La lesse ad alta voce più e più volte quand'era un ragazzo al secondo anno delle scuole medie.

"Voglio innanzitutto vedere l'America!". Lo afferrò quest'idea. Era l'estate del '58, sei anni prima che diventasse possibile fare viaggi all'estero liberamente. Era un dottorando dell'università di Tokyo. Andò a Harvard un anno, vincendo la borsa di studio Fullbright. Dopo il viaggio in nave, la vista dei grattacieli di New York lo lasciò senza fiato, era elettrizzato. Nella parte meridionale venne a contatto con un razzismo profondamente radicato. Nella strada di ritorno, visitò l'Europa, il Medio Oriente e l'Asia. Sulle rive del fiume Gange rimase sbalordito nel vedere la povertà dell'India.

"Gli uomini sono tutti uguali, degli esseri insignificanti. È assurdo essere attaccati alla nazionalità o a un'etnia. Il mondo è costituito fin dalle sue origini da persone a pari livello, che vanno avanti tenendosi reciprocamente per mano". Con questa convinzione fece ritorno in Giappone nel '60, nel pieno della lotta contro il Patto di Sicurezza Nippo-Americano. L'anno successivo uscì questo diario di viaggio: "Voglio vedere ogni cosa". In un Giappone che accoglieva un'economia in forte crescita, i giovani, entusiasti, fecero a gara per chi lo leggeva per primo.

Anche adesso, che si trova in un letto di ospedale, il suo pensiero rimane lo stesso.
"Grazie alla sua Costituzione di pace, il Giappone si è costantemente confrontato alla pari con il resto del mondo. Per questo Paese dovrebbe essere la cosa più preziosa. Questo è un Paese fondato su una Costituzione di pace! Ci sono voluti ben sessant'anni per farlo!

§ § §

Nel febbraio del '65 l'America iniziò a bombardare il Vietnam del Nord. Nell'aprile dello stesso anno, Oda fondò il BeHeiRen. "Anch'io, che beneficiavo passivamente del boom economico per la domanda eccezionale causata dallo scoppio della guerra, ero direttamente interessato. Stando zitto sarei diventato un carnefice per l'eternità.
Questo non riuscivo ad accettarlo. Dovevo distaccarmi da questo meccanismo".
Così pensando si mise a capo delle manifestazioni contro la guerra. Con il BeHeiRen invitò i militari americani a disertare e diede loro rifugio. Fecero pubblicare una pagina intera dedicata all'appello contro la guerra sul New York Times. Era un nuovo movimento di cittadini, formato da persone che si ritrovavano unite in un determinato momento per quell'obiettivo. Trascorsi dieci anni nel BeHeiRen, continuando a scrivere romanzi e trattati dove denunciava la guerra e il problema dell'atomica, Oda si gettò a capofitto in un nuovo movimento che promuoveva iniziative politiche da parte dei cittadini.

Poi si ritrovò coinvolto in un'altra sciagura. Nel '95 ci fu il Grande Terremoto delle zone tra Osaka e Kobe (Hanshin). Anche a Nishinomiya, la città dove vive con la famiglia, "ogni essere vivente era stato spazzato via". Passando per strade simili a campi bruciati come dopo un bombardamento, si chiedeva indignato se il Giappone, che non dava una minima assistenza finanziaria alle vittime, fosse un paese umano. Denunciò la necessità di una legge che aiutasse i terremotati a rifarsi una vita. Anche in questo caso, protagonista era un piccolo cittadino.

La prima volta che incontrai Oda, fu nel marzo del 2003, poco prima dello scoppio della guerra in Iraq. "Non esiste una guerra giusta. Se scoppia una guerra ad essere sacrificati sono innanzitutto i cittadini! Sono sempre i cittadini ad essere mobilitati. Sempre loro sono le vittime che poi uccidono le persone nei campi di battaglia.
Diventano assassini proprio perché sono vittime. Bisogna spezzare questa catena".

§ § §

Quest'estate, a 62 anni dalla fine della guerra, Oda parla così: "Perché è importante la Costituzione? Perché ci sono l'articolo 24, che pone saldamente le basi affinché un semplice cittadino viva bene "una vita con un minimo di salute e di cultura" (dignità individuale e sostanziale parità tra i sessi), l'articolo 25 (diritto alla vita), l'articolo 26 (diritto a ricevere un'istruzione)! L'articolo 9 garantisce tutto questo. Se ci fosse una guerra non si potrebbe difenderlo. E questo non vale solo per il Giappone. Bisogna eliminare la guerra da questo mondo. Nella premessa, si dichiara questo. Nella Costituzione si dichiara che la collaborazione di piccoli uomini può cambiare il mondo".
Sul capezzale di Oda si trovava il suo nuovo libro, finito di stampare proprio nel mese di giugno. Il titolo è "Rinascita della classe media" (NHK, Seikatsujin shinsho).
Riguarda la classe media del Giappone. Ogni cittadino, di tutto il mondo, dovrebbe poter beneficiare di questa condizione. Il Giappone è arrivato a questo livello grazie alle industrie non belliche, senza tenere come modello le superpotenze, ma protetto dalla Costituzione. Ha dato vita a un modello unico al mondo.
Come se volesse contrastare questo suo pensiero, il 14 maggio scorso il parlamento giapponese ha approvato una nuova legge sul referendum che stabilisce la procedura per la revisione della Costituzione.
Essa non prevede nemmeno un quorum, quindi gli ostacoli alla revisione sono pochi.

"In 'Verso una bella nazione' - il titolo del bestseller scritto dall'attuale primo ministro giapponese Shinzo Abe, ndt - non si spiega il perché sia necessaria la revisione", dice Oda sbuffando. Si dice spesso che la Costituzione pacifista non sia attuale al giorno d'oggi. "Chi altro, se non la politica, deve sforzarsi di avvicinarsi agli ideali della costituzione! Anche il Nazismo ha accantonato la Costituzione di Weimar, dicendo che non era al passo con i tempi. Poi non ha forse fatto una legge per delegare i pieni poteri?".
La Germania nazista, subito dopo la Prima Guerra Mondiale, ha mutilato la Costituzione di Weimar, ritenuta la più democratica al mondo, delegando i pieni poteri a un uomo. Adesso, Oda percepisce una situazione molto simile a quella dell'epoca.

"La messa in scena di Koizumi" ha solo fatto a pezzi il Partito Liberaldemocratico.
Adesso è la volta della "messa in scena di Abe". Di ciò che si dice poco conta, il contenuto non ha importanza. Volano parole a caso come "paese a favore della pace", ad esempio. Fa paura, no?"

Che senso ha, restare in ansia per ogni mossa di un governo che non lascia sperare nulla di buono? Lui ripone la sua speranza nei giovani. "Pensate a cosa potete fare voi! Pensateci più liberamente! È stupido essere coinvolti nella costruzione di quella 'Bella nazione' senza esserne davvero consapevoli.
Il Giappone, a seconda di come si muove, è in grado con la sua influenza di cambiare il mondo. Bisogna essere obiettivi nel comprendere la realtà ed essere liberi nel pensare".

L'ho lasciato con una stretta di mano. Il suo fervore nel cercare un modo di vivere secondo i principi della Costituzione pacifista e nel trasmetterci come devono vivere gli esseri umani che strisciano per terra, non era affatto affievolito.

Note: MAKOTO ODA
Nato nel 1932. Laureato presso l'Università di Tokyo. Tra i suoi romanzi "Hiroshima", "Lontano dal Vietnam", "Calpestando Aboji" (Premio letterario Yasunari Kawabata). Lo scorso anno ha pubblicato "Il viaggio infinito" un lungo romanzo che "riassume tutti i romanzi scritti finora". A maggio di questo anno ha dichiarato di avere un cancro allo stomaco. Ha pubblicato la traduzione del primo capitolo dell'Iliade nel numero di luglio del mensile letterario "Subaru".

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