Pensare la rivoluzione
15 giugno 2007
Aldo Daghetta (Responsabile Comunicazione Fondazione Pangea Onlus)
Fonte: da Persona a Persona 7/07 (www.pangeaonlus.org) - 01 luglio 2007
Mi chiedo e vi chiedo se ha ancora senso pensare la rivoluzione.
Una rivoluzione vera, viva, nutrita di ideali e costruita con progetti concreti. Una rivoluzione che riesca a spazzare via dai nostri occhi, ma soprattutto dai nostri cuori, il gelo dell’indifferenza e della paura dell’Altro. Una rivoluzione delle coscienze, delle intenzioni, ma in prima istanza delle azioni. Una rivoluzione pacifica, non violenta, ma seria e determinata.
Abbiamo bisogno di una rivoluzione che sia momento per sovvertire l’ordine e l’equilibrio stolido su cui noi uomini e donne della società occidentale ci abbarbichiamo per riuscire a non “sentire” più che entro il 2027, un numero pari a due terzi della popolazione mondiale, all’incirca 5,5 miliardi di persone, vivrà all’interno di nazioni che devono far fronte ogni giorno a gravissime carenze d’acqua. Accadrà tra 20 anni, non tra 200, ma molto probabilmente non accadrà a Milano, Tokyo, New York o Berlino, ma ad Addis Abeba, Mogadiscio, Kinshasa o la vicina e ormai dimenticata Sarajevo. Quindi non ci preoccupiamo. Abbiamo bisogno di una rivoluzione che ponga le sue radici profonde nell’indignazione di “sentire” che oggi il 70% di quanti vivono in povertà è donna e che la maggior parte dei rifugiati in tutto il mondo sono donne. L’analfabetismo femminile rimane più elevato di quello maschile. Alle frontiere, donne e bambine vengono trattate come merce sul mercato illegale della prostituzione e dell’industria pornografica. Milioni di ragazze subiscono mutilazioni dei genitali, mentre le donne in tutti i Paesi sono regolarmente vittime di violenze domestiche. Questi due fattori, l’emergenza idrica e il sistematico accanimento discriminatorio verso le donne, li affrontiamo in questo numero perché crediamo sia ormai inaccettabile e suicida per il genere umano questo modus vivendi predatorio. Non è affatto vero come ci propinano alcune forti lobby del potere economico transnazionale che la vera rivoluzione è non cambiare il mondo. Sono solo giochi di parole a cui non vogliamo assuefarci perché mascherano la volontà di autosostenersi per impedire l’affermazione di diritti, democrazia, pace e libertà per tutta l’umanità. Da cinque anni Fondazione Pangea cerca di dare delle risposte, consapevole che sono solo alcune delle risposte possibili, ma sono vie che ci aiutano a opporci all’ignavia e insieme a tutti voi che ci seguite facciamo crescere la consapevolezza che serve costruire giustizia, condivisione, partecipazione. La rivoluzione va fatta. Ogni giorno, subito, adesso, tutti insieme.
Una rivoluzione vera, viva, nutrita di ideali e costruita con progetti concreti. Una rivoluzione che riesca a spazzare via dai nostri occhi, ma soprattutto dai nostri cuori, il gelo dell’indifferenza e della paura dell’Altro. Una rivoluzione delle coscienze, delle intenzioni, ma in prima istanza delle azioni. Una rivoluzione pacifica, non violenta, ma seria e determinata.
Abbiamo bisogno di una rivoluzione che sia momento per sovvertire l’ordine e l’equilibrio stolido su cui noi uomini e donne della società occidentale ci abbarbichiamo per riuscire a non “sentire” più che entro il 2027, un numero pari a due terzi della popolazione mondiale, all’incirca 5,5 miliardi di persone, vivrà all’interno di nazioni che devono far fronte ogni giorno a gravissime carenze d’acqua. Accadrà tra 20 anni, non tra 200, ma molto probabilmente non accadrà a Milano, Tokyo, New York o Berlino, ma ad Addis Abeba, Mogadiscio, Kinshasa o la vicina e ormai dimenticata Sarajevo. Quindi non ci preoccupiamo. Abbiamo bisogno di una rivoluzione che ponga le sue radici profonde nell’indignazione di “sentire” che oggi il 70% di quanti vivono in povertà è donna e che la maggior parte dei rifugiati in tutto il mondo sono donne. L’analfabetismo femminile rimane più elevato di quello maschile. Alle frontiere, donne e bambine vengono trattate come merce sul mercato illegale della prostituzione e dell’industria pornografica. Milioni di ragazze subiscono mutilazioni dei genitali, mentre le donne in tutti i Paesi sono regolarmente vittime di violenze domestiche. Questi due fattori, l’emergenza idrica e il sistematico accanimento discriminatorio verso le donne, li affrontiamo in questo numero perché crediamo sia ormai inaccettabile e suicida per il genere umano questo modus vivendi predatorio. Non è affatto vero come ci propinano alcune forti lobby del potere economico transnazionale che la vera rivoluzione è non cambiare il mondo. Sono solo giochi di parole a cui non vogliamo assuefarci perché mascherano la volontà di autosostenersi per impedire l’affermazione di diritti, democrazia, pace e libertà per tutta l’umanità. Da cinque anni Fondazione Pangea cerca di dare delle risposte, consapevole che sono solo alcune delle risposte possibili, ma sono vie che ci aiutano a opporci all’ignavia e insieme a tutti voi che ci seguite facciamo crescere la consapevolezza che serve costruire giustizia, condivisione, partecipazione. La rivoluzione va fatta. Ogni giorno, subito, adesso, tutti insieme.
Note: da Persona a Persona - Fondazione Pangea Onlus
Parole chiave:
donne, rivoluzione
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