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Ieri le dichiarazioni di voto al Senato

Voto italiano sull'Afghanistan accolto con favore dal governo Bush, si' "sofferto" da Rifondazione

Come Rifondazione e la sinistra "pacifista" hanno cambiato idea sulla missione militare
28 marzo 2007

Gli Stati Uniti "accolgono con favore" il voto del Parlamento italiano sull'Afghanistan e non commentano il dibattito politico che lo ha preceduto: lo ha detto il sottosegretario di Stato americano Daniel Fried, nel corso di un incontro con la stampa a Washington.

"Accogliamo con favore la decisione del Parlamento italiano a sostegno della missione - ha detto Fried, rispondendo a una domanda - e siamo lieti della partecipazione italiana alle operazioni della Nato in Afghanistan".

Quanto al dibattito politico che ha preceduto il voto e alla posizione espressa dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, Fried ha detto di non voler commentare, ribadendo invece "l'apprezzamento americano per ciò che l'Italia sta facendo per aiutare il popolo afghano". (1)

Come Rifondazione ha votato in passato sull'Afghanistan
Dopo l'attacco alle Torri gemelle di New York ed al Pentagono dell'11.09.2001, gli USA, il 7 ottobre 2001, attaccarono l'Afghanistan, guidato dai talebani, ed accusato di difendere i terroristi. Rifondazione, appelandosi, all'articolo 11 della Costituzione italiana, che impedisce all'Italia di fare guerre di aggressione, si oppone all'invio delle truppe italiane in Afghanistan, un anno dopo l'attacco Usa. Il 3 ottobre a votare in parlamento contro l'invio del contingente militare, saranno solo il PRC, il PdCI, i Verdi e parte dei DS.

Il 16 ottobre il Presidente statunitense George W. Bush firma una risoluzione del Congresso che autorizza la guerra contro l'Iraq. Il PRC, allora, presenta in parlamento una sua mozione che chiede un "no" convinto contro ogni soluzione che preveda la guerra. Il 5 marzo, Bertinotti aderisce, con altri esponenti politici e sindacali, a una giornata di digiuno indetta dal Vaticano "contro la guerra e il terrorismo".

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Rifondazione_Comunista

"Nella mia testa c'è il no, c'è il 'soldati tutti a casa'. Ma ho preso l'impegno di sostenere il governo Prodi e dunque, con non pochi problemi di coscienza, voto sì". Con queste parole, la senatrice dell'Italia dei valori Franca Rame annuncia in Senato il suo voto favorevole alla conversione del decreto legge del governo sul rifinanziamento delle missioni militari di pace italiane all'estero.

Franco Turigliatto, già senatore del Prc ''sospeso per due anni'' dal partito, ha confermato in aula il suo no al rifinanziamento alla missione italiana all'estero. ''Ricordo che Bush è colui che ha detto che avrebbe ridotto l'Afghanistan all'età della pietra. Solo con il ritiro delle truppe l'Italia potrebbe svolgere un ruolo autentico di pace, altrimenti non è altro che ipocrisia politica''.

''Ci auguriamo che ci sia un buon esito'' al voto in Senato sul rifinanziamento delle missioni italiane all'estero: lo ha detto l'ambasciatore degli Stati Uniti Ronald Spogli a margine di un seminario su temi economici a Roma. ''Ovviamente gli Stati Uniti vorrebbero che questo decreto passasse, perché riteniamo che la presenza militare nell'Afghanistan sia estremamente importante'', ha sottolineato Spogli. ''L'Italia è un nostro grande alleato - ha proseguito l'ambasciatore Usa - non solo in Afghanistan, ma ovviamente apprezziamo molto quello che sta facendo in Libano, nei Balcani e in altri luoghi dove ci sono delle sfide veramente importanti". (2)

Mastella: "Bertinotti sull'Afghanistan ha un'opinione uguale alla mia e gli dichiaro solidarietà"
AFGHANISTAN: MASTELLA, VOTO A FAVORE,SOLIDARIETA’ A BERTINOTTI

(AGI) - Roma, 26 marzo 2007 - “Io voto a favore, mi pare evidente. Chi vota contro?”. Cosi’ il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, a margine di un convegno all’universita’ “La Sapienza” di Roma, parla dell’imminente voto per il rifinanziamento della missione in Afghanistan. Mastella ha voluto anche esprimere la propria solidarieta’ a Bertinotti, contestato poco prima sempre alla Sapienza per le sue posizioni sulla guerra in Afghanistan: “Mi sento in dovere di solidarizzare con il presidente della Camera - ha detto - sia perche’ contestato in maniera ingiusta, sia perche’ la sua opinione e’ uguale alla mia: siamo in Afghanistan sotto le insegne della Nato e per conto dell’Onu, e’ una missione internazionale e non vedo ragione della contestazione”.

Lidia Menapace ha espresso a nome del suo partito nella dichiarazione di voto nell'aula del Senato. "Votiamo nella nostra qualità di componente originaria dell'Unione", ha detto la senatrice del Prc, precisando che quello di Rifondazione "è un voto ragionato, critico, preoccupato e responsabile, anche sofferto". Per Menapace "anche chi appoggiò la scelta della guerra dopo 5 anni deve pur constatare che la situazione non è migliorata", e del resto "dopo la II Guerra mondiale nessun esercito regolare ha più vinto una guerra". Per questo motivo la senatrice ha sottolineato l'importanza della proposta di fare una conferenza internazionale di pace, una ipotesi che "non è pacifica né tranquilla ma rischiosissima, ma quale scelta non è rischiosa a questo punto, è rischioso anche scegliere coazione a ripetere della guerra e dell'avanzamento della guerra". Insomma, per Rifondazione comunista "la conferenza di pace è un rischio che merita di essere corso" e questa è la motivazione cardine del sì al decreto. L'eponente del Prc si è soffermata, nel corso del suo intervento, anche sulle polemiche seguite alla liberazione dell'inviato di Repubblica sequestrato dai talebani, "polemiche - ha detto - sul fatto se Mastrogiacomo era meglio vivo o morto...". Menapace, ex partigiana, ha ricordato che "i nazisti ci chiamavano banditi ma quando sequestravamo un soldato della Wehrmacht trattavano con noi, e per noi trattava il vescovo Ossola di Novara" ed ha sostenuto che le trattative appartengono anche alle "tradizioni popolari del nostro Paese". Infine, ha fatto appello al governo perché si impegni per la scarcerazione di Hanefi, l'uomo di Emergency e mediatore afgano nelle trattative per la liberazione del giornalista italiano. (3)

Note: Fonti:

(1) http://www.rainews24.it/notizia.asp?newsid=68533
(2) http://qn.quotidiano.net/chan/politica:5468811:/2007/03/27:
(3) http://home.rifondazione.it/dettaglio_01.php?id=1526

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ansa.it/sito/notizie/mondo/eur

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