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Bush e Ahmadinejad contro la pace nel mondo

18 gennaio 2007
Mohsen Hamzehian

George W. Bush Junior, dopo l'ennesima sconfitta militare, diplomatica e politica in Iraq, la disastrosa perdita della guerra contro il Libano come prova generale della guerra contro l'Iran (gli USA potevano bloccare un massacro gratuito, il rafforzamento della guerriglia di Hezbollah e della Repubblica Islamica dell'Iran), ha subito la perdita della maggioranza nella Camera dei deputati e al Senato. Come risposta a questo deterioramento dell'influenza americana sul teatro mondiale, anziché attuare una diplomazia serrata con gli alleati sparsi nel mondo e con l'ONU, addotta una politica ancor più aggressiva e solitaria contro i popoli del medio e vicino oriente (a ciò va aggiunto anche le recenti operazioni militari contro la Somalia e probabile apertura di un altro fronte di guerra).
Inizialmente, la stragrande maggioranza di media pensava che la guerra in Afghanistan fosse stata fatta per rovesciare il governo dei Talebani e l'instaurazione della democrazia. La guerra in Iraq fosse stata fatta per acapparrarsi il petrolio (lasciamo perdere le armi di distruzione di massa, ritorno alla democrazia ecc.). Già nel 2003 scrissi un articolo (www.updi.org) dove sottolineavo alcuni aspetti rilevanti di questa campagna:
1. lo scopo degli Usa e degli alleati non era il petrolio bensì la spartizione del mondo;
2. che dopo questa guerra se ci fosse stato un vincitore non poteva essere che la Repubblica Islamica dell'Iran;
3. che l'impero cinese ne usciva politicamente ed economicamente rafforzato, avendo adottando una politica di non ingerenza diretta nella guerra dei Paesi coinvolti come l'Afghanistan e l'Iraq;
4. che il terrorismo con la guerra (anche impoverendo la popolazione), non poteva essere più forte che mai.

A. Preparazione della Guerra contro l'Iran

Non sono trascorsi che una ventina di giorni dalla condanna dell'ONU e le sanzioni economiche contro l'Iran (apparentemente contro alcune società coinvolte nel progetto nucleare iraniano firmato dalla Russia ed appoggiato dai Cinesi), che il presidente degli USA ha apertamente attaccato l'Iran per la sua attività terroristica nell'area. Il Ministro degli Esteri, sig.ra Condolizza Rice, ha affermato che le violazioni dell'Iran nell'Area saranno represse e ha aggiunto che non possiamo prevedere quale strumento adotterà l'America per realizzare tutto ciò, ma si vedrà che l'America non resterà neutrale finché l'Iran continui le sue operazioni. Infine ella ha ribadito nel suo recente discorso che se l'Iran blocca il suo arricchimento dell'Uranio, gli Usa saranno pronti ad incontrare in ogni momento e dovunque vorranno le autorità iraniane.
Mentre la sig.ra condolizza Rice sviluppava il suo discorso della guerra e della Pace, contemporaneamente la marina militare degli Usa spostava le sue portaerei nel Golfo Persico, arrestando dei diplomatici iraniani del consolato della Repubblica Islamica nella città Kurda di Erbil in Iraq.
La preoccupazione dei governanti USA, ed in particolar modo dei Repubblicani è provocata dalla resistenza massiccia degli iracheni, ivi compresi gli attacchi terroristici ( la guerriglia di moqtada al Sadr, la guerriglia sunnita, il braccio armato di Alqaedeh), la fornitura logistica e militare dei governi dell'Iran, della Siria, il coinvolgimento della Turchia, dell'Egitto, dell'Arabia Saudita ed infine il pericolo della perdita del ruolo di Israele nell'area. Tutto ciò mette gli USA nonostante la chiara ammissione di non vittoria (considerato che per un Paese l'invasore come gli USA la non vittoria equivale alla perdita della guerra), ad un bivio altrettanto pericoloso e perdente:
1. ritiro dell'esercito dall'Iraq (la situazione attuale non si differenzia in nulla da una guerra civile), dichiarazione della perdita della guerra e rinuncio di monopolio di vendita delle armi a favore di altre nazioni, dando così la responsabilità della mancanza della stabilità e della mancata democrazia all'Iran e alla Siria;
2. rafforzamento dell'esercito, inviando altri soldati (approvato l'invio di 21750 marines in Iraq), contrastando i regimi dell'Iran e della Siria.

L'amministrazione Bush, ha deciso per la 2° opzione, rendendo il popolo americano ostaggio del monopolio dei signori della guerra .

Concludendo la prima parte si può dire che:

1. George W.Bush, nonostante la minoranza parlamentare, in qualità del capo delle forze armate (vedi il concetto dell'impero), ha agito con estrema indifferenza nei confronti della classe politica americana, ed in particolare nei confronti del partito democratico. Alcuni politici repubblicani in dissenso, per evitare eventuale sconfitta elettorale in essere e la riduzione del consenso tradizionale presso l'opinione pubblica americana, hanno scelto il silenzio;
2. la resistenza (come vogliamo chiamarla anche resistenza terroristica), continuerà in modo sempre più spaventosa, con o senza la presenza degli USA, l'unica differenza è che se perdurerà la presenza militare degli USA e degli alleati, l'Iraq sarà divisa in tre nazioni con gravi conseguenze nell'area;
3. in caso di un'altra sconfitta (molto probabile), l'Iran e la Siria saranno responsabili e proporranno azioni serie contro gli stessi;
4. la vendetta per la sconfitta della prima fase della Guerra potrebbe trasformarsi in un attacco militare contro l'Iran. In quanto Bush, nella crisi della situazione attuale dell'Iraq, vede il ruolo della dirigenza iraniana, la modificazione del comportamento delle autorità iraniane nei confronti del arricchimento dell'uranio come un pericoloso cambio di rotta dell'Iran;
5. La traccia della guerra degli USA dall'Iraq all' Iran è sempre più evidente. I motivi di una guerra contro l'Iran non risiedono tanto nell'arricchimento dell'uranio quanto nelle aspirazioni e nell'opportunità di un'egemonia del Regime Islamico in un'area troppo strategica per gli USA. Le prove di questa possibilità di avere un ruolo strategico significativo da parte dell'Iran, ruolo che l'America non può concedere, è rivelato dall' appoggio incondizionato ai movimenti integralisti, dall'influenza straordinaria in Afghanistan, in Iraq, in Siria, in Libano e l'ultimo, non per importanza, nella stessa Palestina. Che l'Iran consideri possibile, pur valutandone i rischi, giocare una partita geo-strategica di ampio respiro è mostrato anche dai rapporti privilegiati con i Leader latino americani, rapporti di natura petrolifera ma non solo.
La militarizzazione del governo di Ahmadinejad e le continue sue dichiarazioni sull'olocausto sono solamente aspetti collaterali di questo gioco. In questo contesto, le violazioni dei diritti umani e l'appoggio incondizionato dell'Amministrazione Bush al movimento monarchico Iraniano, sono elementi che rafforzano la nostra ipotesi.

B. La politica del governo integralista e militarista di Ahmadi Nejad

b.1 Gli eventi di questi giorni evidenziano come la guerra in Iraq sia entrata in una fase nuova in relazione alla situazione Iraniana.
Le sanzioni economiche, causate dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, contro alcune società coinvolte nella tecnologia nucleare iraniana sta producendo degli effetti disastrosi nella popolazione iraniana.
Nonostante il termine di 60 giorni non sia ancora trascorso, si vede come alcune azioni contro le società iraniane e non, cominciano a produrre degli effetti negativi per milioni di persone in Iran. Queste sanzioni economiche, in pochi giorni, sono diventate sanzioni contro l'intero Paese .
L'elenco delle ripercussioni delle sanzioni economiche in Iran è lungo.
Dopo la sanzione economica (interdizione dei rapporti economici con gli USA), contro la Banca Export (Banca Saderat), coinvolta nella questione nucleare, è la volta di Banca Sepah (una delle Banche più importanti del Paese), questa, secondo gli USA, è coinvolta nello sviluppo del progetto per i missili balistici iraniani. Gli Stati Uniti, inoltre, hanno chiesto alla Gran Bretagna di aderire all'interruzione dei rapporti economici con la stessa banca.
Gli USA da alcuni mesi accusano due società Russe, di avere contratti militari con il Regime di Teheran. Chiedono inoltre a Pechino di recedere dal contratto supermiliardario di acquisto di Gas naturale dall'Iran. Chiedono anche l'interruzione dei pagamenti in dollari della Commerz Bank tedesca e vorrebbero il rifiuto della garanzia finanziaria della Banca francese "Societe General" nei confronti di progetti di Gas Pars dell'Iran.
L'elenco delle sanzioni è tuttora in aumento e nei prossimi giorni potremmo aggiungere molte altre società che dovranno rifiutare di avere rapporti commerciali e tecnologici con l'Iran.
Attualmente le società del gas naturale e le linee di ADSL sono seriamente in pericolo, poiché la società ALCATE è confluita nella società Lucent, americana.
In realtà gli USA da una parte ed la Reppublica Islamica dell'Iran dall'altra, stanno conducendo i popoli del'Iran in una situazione pericolosissima provocata dalle sanzioni economiche.
E' evidente che i governo populista-militare ed integralista di Mahmmud Ahmadinejad, nonostante i suoi proclami contro la tangentopoli in Iran e al di là di qualche generica denuncia, non è mai andato oltre e, di fatto, non ha mai indicato nessun nome e cognome dei corrotti e dei mafiosi. Il presidente Ahmadinejad sa benissimo che i corrotti sono parte integrante del regime del giureconsulto: ad esempio l'Hojatolesslam Hashemi Rafssanjani, l'uomo più ricco dell'Iran, continua a procedere nella piena legalità i suoi affari illegali.
Nel frattempo il prezzo dei generi alimentari e quant'altro è in costante aumento: gli ortaggi e le verdure costano mediamente 3-4 €, al kg.

b2. per quanto concerne i diritti umani la situazione negli ultimi anni, ed in particolare nell'ultimo anno è peggiorata, le organizzazioni umanitarie denunciano un 46% in più di violazioni dei diritti umani. Le donne, i lavoratori, i giornalisti, gli studenti e gli scrittori, sono maggiormente colpiti.
Le donne in Iran sono considerate persone di secondo grado. Le leggi impartite dal giureconsulto islamico sono discriminanti nel riconoscimento della famiglia, la poligamia fino a quattro matrimoni con la facoltà di divorziare per i maschi ci dice molto. La decisione di divorziare aspetta sempre ai maschi e il destino dei figli è nelle mani degli stessi. Anche in materia di risarcimento dei sinistri mortali, la donna vale metà dell'uomo, in giurisprudenza la testimonianza della donna vale esattamente metà dell'uomo ed inoltre la sua testimonianza senza la conferma di un uomo non vale neanche la metà. In Iran, una bambina al compimento di 9 anni è considerata una donna e può essere condannata a morte.
I giornalisti vengono sistematicamente arrestati e finiscono sotto un processo sommario, spesso senza la presenza di un avvocato ( che a sua volta potrebbe finire in carcere- vedi molti avvocati carcerati) e nei luoghi non dichiarati come luoghi di detenzione. Spesso restano in carcere poiché non sono in grado di pagare la cauzione, oppure se escono per un impoverimento a causa del pagamento della cauzione finiscono per autocensurarsi.
La censura dei libri, dei film e dei documentari è all'ordine del giorno.
Ovviamente in un clima di sanzioni economiche e di possibile attacco militare da parte degli USA, non può che peggiorare la situazione economica e lo stato dei diritti umani.
Le sanzioni economiche sono misure capaci di distruggere un popolo e gli esempi nella storia recente sono moltissimi. L' attuale tendenza all'aumento del costo della vita ricade tutta sulle spalle della povera gente, sia perché i ceti poveri sono ancor più marginalizzati nei momenti di penuria, sia perché i regimi usano l'immiserimento collettivo come un'occasione di coercitiva coesione sociale. Il regime della Repubblica Islamica, come un sistema parassitario, vive sulle entrate del petrolio e del Gas naturale, ma non potrà reggere a lungo le sanzioni, ciò è dovuto anche dalla sua incapacità storica di essere un efficiente sistema capitalistico-mercantile da tempo in un vicolo cieco. Per questa prospettiva di grave crisi sociale, per la tutela dei diritti umani e per combattere la schiavitù della popolazione ed in particolare la condizione femminile, la libertà in Iran sarà possibile solo togliendo il potere alla barbara aggregazione di interessi che oggi governa l'Iran.

Italia li, 16.01.2006 hamzehian@libero.it

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