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Umanità Nova, numero 10 del 20 marzo 2005, Anno 85

Baviera, base USA di Hohenfels: "giochi di ruolo"

Prove per un massacro
23 marzo 2005
Massimo Ortalli

«Ogni giorno veniamo assegnati in dieci al posto di blocco, dove recitiamo la parte di una famiglia afgana in viaggio, che viene perquisita perché sospettata di trasportare armi. Veniamo quasi tutti "uccisi", i soldati americani agiscono in modo molto rabbioso e aggressivo. Noi dobbiamo fingere di essere una famiglia che non vuole scendere dall'auto, perché le donne vanno protette dai soldati. Quelli allora agitano i fucili contro il parabrezza, sfondano un finestrino e ci trascinano fuori [...]. L'uomo che fa la parte di mio marito è stato portato via, io cerco di corrergli dietro, quando un elicottero mi passa sopra la testa. Mi sparano addosso. Devo restare "morta" per terra finché l'esercitazione non è finita».

Beh, se qualcuno ancora pensava che gli americani fossero degli sprovveduti al punto da non capire in quali gineprai vadano a ficcarsi, se lo tolga pure dalla testa. Quelli, con l'esperienza che in questi anni hanno accumulato in mezzo mondo, il mestiere del soldato e dell'aggressore, con tutte le violenze che comporta, lo sanno fare bene. E se qualcuno di loro dovesse avere delle incertezze su come e quanto essere brutale, niente paura, c'è sempre qualcuno pronto a insegnarglielo.

Questa volta, ad informarci sull'ennesima aberrazione a stelle e strisce, è «La Stampa», a dimostrazione che, nonostante quello che si può pensare, dai mezzi di informazione ogni tanto qualcosa riesce a filtrare, perché lo schifo di cui vengono a conoscenza deve essere talmente tanto che tutto, proprio, non lo si può trattenere. A Hohenfels, una base militare americana in Baviera, ci si dedica ad attività del tutto particolari. E infatti sui giornali appaiono strani annunci a mezzo dei quali si "cercano comparse per giochi di ruolo". E dietro questa asettica e generica definizione, che potrebbe richiamare il mitico Uomini duri con Renato Pozzetto ed Enrico Montesano e le loro ridicole prove di sopravvivenza, si cela ipocritamente il reclutamento di figuranti ("studenti, disoccupati, prepensionati, ex militari, giramondo") destinati ad eccitare, e a subire, l'aggressività delle reclute americane in partenza per i vari scenari di guerra. E quanto all'efficacia di questa tecnica propedeutica all'aggressività e alla violenza dei riservisti, ci arrivano continuamente prove dalle cronache dall'Iraq - dall'Afganistan, avrete notato, non ci arriva più niente - con quel carico di violenze, tanto gratuite quanto eccessive, con le quali le truppe americane esercitano il controllo terroristico del paese "liberato".

Insomma, in poche parole, si tratta di questo: della gente viene ingaggiata per fingere di essere la popolazione civile del paese invaso, donne, uomini, vecchi, e ai soldati viene insegnato come comportarsi nelle varie evenienze che potranno presentarsi. Ovviamente il "gioco di ruolo" prevede situazioni non necessariamente conflittuali ma sempre di possibile, o paventato pericolo. E, come pare di capire, l'insegnamento, la regola aurea alla quale i soldati americani devono attenersi - la vicenda Sgrena lo conferma appieno - è quella che da tempo, ormai, tutti abbiamo imparato a conoscere: prima spara e poi, se proprio devi, fai anche delle domande.

A questo punto, vista l'impunità con la quale le truppe di occupazione americane si muovono abitualmente, verrebbe da chiedersi che bisogno ci sia di ricordare loro che possono fare quello che gli pare e che l'uso della violenza gratuita è la prima regola comportamentale del bravo militare: non solo consigliata, ma imposta come preciso dovere. Però dobbiamo considerare che i soldati americani in Iraq o Afganistan non sono solo scafati veterani, ormai abituati a tutto e ben consapevoli di come devono andare le cose, e per i quali, quindi, questo "gioco di ruolo" potrebbe essere solo una inutile e noiosa ripetizione di cose risapute. Accanto a loro ci sono anche numerosissimi riservisti, fino al giorno prima pacifici tecnici di computer, maestri elementari, commessi di supermercati, scaricati da un giorno all'altro da una tranquilla ed educata cittadina del mid-west "nell'infernale deserto iracheno". Gente che forse non ha ancora messo su tanto pelo sullo stomaco da poter assistere, o partecipare, alle infamie contro i civili che questa guerra, come tante altre guerre del resto, comporta, senza provare un sano ed istintivo sentimento di ripulsa. Ecco, allora, che se si riesce a far passare la drammatica realtà di cui sono diventati i tragici protagonisti nella finzione di un bel "gioco di ruolo", tanto più realistico quanto più simile a quello vissuto nella base in Baviera, forse tutto diventa più facile. Più facile sparare, più facile distruggere, più facile torturare, più facile uccidere. E, soprattutto, più facile ubbidire.

Se qualcuno mi torna a dire che gli americani sono degli sprovveduti...

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