CHIAVE D’ACCESSO

Un sito per tutti

Webmaster non si nasce ma si diventa. E oggi si impara a fare un sito in qualche ora. Istruzioni per accedere, senza timori, al mondo dei blog e del PhPeace.
Alessandro Marescotti

“È difficile, è roba da specialisti”. Con questa frase il discorso si chiudeva prima di iniziare. Stiamo parlando della realizzazione di un sito Internet, che fino a qualche anno fa andava affidato nelle mani di chi lo sapeva fare. Ci voleva il webmaster che conosceva il linguaggio html per creare le pagine web. Era il webmaster di vecchia generazione, chiamiamolo l'espertone. Spesso bisognava pagarlo. Poi sono apparsi dei programmi facili da usare che hanno consentito di creare pagine web senza conoscere il linguaggio html.

Tanti nuovi webmaster
Decine di pacifisti sono così diventati webmaster, lanciandosi nell'impresa di creare siti web per associazioni, coordinamenti, campagne ecc. Sono nati così i nuovi webmaster, persone di buona volontà, non necessariamente tecnici. Ma tutto questo ha un limite: passato il momento dell'entusiasmo, il sito si ferma e non viene più aggiornato. Oppure accade che il sito cresca a tal punto da far lavorare giorno e notte il povero webmaster, schiacciandolo con un carico di lavoro che può essere gestito per non più di una guerra o di un'emergenza.
PeaceLink si trovò in questa situazione dopo il 1999 quando, finita la guerra del Kosovo, il webmaster – un eccellente volontario – ammise che non Una pagina del nostro sito. era più in grado di gestire i ritmi e il volume di attività. Che fare? Venne lanciato un appello per cercare altri webmaster. Il movimento per la pace è generoso, pieno di slancio e risposero in tanti. Fu un momento di grande entusiasmo perché si materializzò in poche settimane un volontariato a metà fra il “tecnico” e il “pacifista”.

Sito a fette
Per far operare tutti questi webmaster occorreva suddividere il sito in tante “fette” e assegnarne una ad ognuno. Il coordinamento di tutti questi volontari si rivelò un lavoro complesso. Occorreva un'omogeneità grafica in modo che non vi fossero pagine web con dimensioni, caratteri e colori completamente diversi, altrimenti diventava un “sito Arlecchino”. Alcune fette del web procedevano bene, altre meno. Occorreva un grande lavoro di squadra. Chi aveva nuove informazioni le doveva passare ai webmaster che le mettevano sul sito; i webmaster più intraprendenti le informazioni se le andavano a cercare, quelli meno attivi o più lenti a operare accumulavano pagine non pubblicate che rapidamente invecchiavano.
L'esperimento non dette risultati convincenti. Il limite è sempre quello originario: quando il webmaster si stanca (o va in vacanza) il sito langue.

Redazione distribuita
Nel 2000 venne pertanto maturata l'idea di utilizzare un software che consentisse una gestione collettiva del sito e che eliminasse alla radice il webmaster. In sostanza si voleva arrivare a un sistema che desse a tutti il potere di inserire informazioni creando direttamente la propria pagina web, senza passare dal “collo di bottiglia” del webmaster. Infatti, grazie a nuovi programmi come ad esempio Phpnuke, si potevano realizzare “redazioni collettive”. Con Phpnuke le pagine web mantengono un'omogeneità grafica e il sito può essere costantemente aggiornato da decine di volontari. Da lì a poco, nel 2001, sarebbero nati i primi “blog”, taccuini telematici su cui ognuno può scrivere qualcosa pubblicando quindi su Internet pagine di diario, comunicati, esperienze di vario tipo. Il blog è un sito a carattere individuale e gratuito (ma spesso con la pubblicità).
Da quel momento in poi non si è più potuto dire “è difficile, è roba da specialisti”: creare pagine web è diventato facile come scrivere una lettera al computer. Ed è fiorita una varietà incredibile di siti. Tutti possono diventare webmaster in 24 ore. Questa ricchezza porta anche il rischio di una forte dispersione informativa.
Nel 2001 un programmatore ha incominciato a elaborare PhPeace, un programma per il movimento pacifista che, facendo tesoro di tutte queste esperienze (Phpnuke, blog ecc.), ha permesso di compiere un passo in avanti nella direzione della realizzazione di una redazione collettiva democratica e partecipata.

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