La storia dell'altro
Tre momenti critici della storia comune di Israele e Palestina – la dichiarazione Balfour; la guerra del 1948; la prima Intifada – affrontati da un gruppo di insegnanti israeliani e palestinesi. Due narrazioni, due verità che corrono parallele nella stessa pagina. È quanto avviene ne La storia dell'altro, un manuale di storia per le scuole israeliane e palestinesi, che può però diventare uno strumento di lavoro anche nelle scuole italiane.
Dei tre temi affrontati nelle due narrazioni parallele, la guerra del 1948 dà immediatamente il senso delle grandi difficoltà che incontra chi volesse scrivere una storia condivisa di Israele e Palestina. Per gli Israeliani è l'anno di fondazione, è l'inizio ufficiale della storia di Israele, è l'anno in cui i pionieri diventano Stato. La guerra del 1948 è per loro la guerra d'indipendenza. Per i Palestinesi il 1948 è la Naqba, la catastrofe. L'anno in cui tutto è perduto. Centinaia di migliaia di persone di lì a poco si ritroveranno in uno Stato che non solo non è il loro, ma dichiara di essere lo Stato degli Ebrei. Cittadini di serie b, di fatto e per statuto. Altre migliaia, perduta la casa, andranno profughi in Libano, in Siria, in Giordania, in Egitto o altrove.
Gli autori del testo dichiarano già nell'introduzione che l'obiettivo non era scrivere un testo di storia condivisa. Pensano che oggi non sia ancora possibile. Lo pensa anche Pierre Vidal Naquet, il prestigioso storico francese dell'antica Grecia, che ha sempre seguito con competenza e passione le vicende del Medioriente. Nella sua introduzione definisce un fatto nuovo, essenziale e ammirevole, l'esistenza stessa di un libro del genere.
È un libro davvero particolare, perché si occupa di storia ma è esso stesso storia. I dodici insegnanti, sei israeliani e sei palestinesi – coordinati da Dan Bar-on e Sami Adwan – per un anno, sfidando coprifuoco, assedi, pregiudizi, paure si sono incontrati e hanno discusso della propria storia e di come essa sia ormai diventata un'arma contro l'altro e non uno strumento di conoscenza e comprensione reciproca. Con grande emozione, passione, partecipazione hanno toccato con mano la distanza dei punti di vista e la diversa percezione, addirittura fisica, degli avvenimenti. Hanno dato vita a un vero e proprio psicodramma, ma con grande rispetto reciproco la propria verità non è diventata un'aggressione contro l'altro, ma si è concretizzata in due racconti paralleli. Nel libro originale, già adottato da alcune scuole sia israeliane che palestinesi, le due narrazioni sono separate da uno spazio bianco per gli appunti degli studenti. Uno spazio anche simbolico, che segna la distanza che ancora esiste. Ma quello spazio e gli appunti che vi verranno annotati rappresentano anche un ponte. È la prima volta che studenti di una parte leggeranno il punto di vista dell'altra parte. Non è poco in una regione in cui l'insegnamento della storia è sempre più propaganda, negazione e criminalizzazione dell'altro, trasformato ormai solo in un nemico.
Ma l'impresa dei professori autori de La storia dell'altro non è un fenomeno isolato. Le associazioni, i gruppi e i singoli che si ostinano ancora a ricercare il dialogo, il confronto, l'azione comune, la conoscenza reciproca, che difendono i diritti altrui e
Ma ci dice anche altro, perché ci interroga sul nostro modo di scrivere la storia, di studiarla, di insegnarla. Ci chiede se e come diamo spazio alla “storia dell'altro”, se ci accorgiamo che c'è sempre un altro, che noi stessi siamo o possiamo diventare “altro” di qualcuno.
Ci sono già insegnanti in Italia che hanno adottato questo libro come manuale su cui svolgere con gli studenti riflessioni che riguardano il Medioriente e lo studio della storia più in generale. Una buona idea, e una buona pratica, da far conoscere e con cui collaborare.