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Economie senza denaro. Solo un’utopia?

Un libro che analizza e identifica le economie che non utilizzano il denaro...
30 marzo 2004 - Maurizio Pittau

...presenti sia nelle società post industriali che nei paesi in via di sviluppo.
I positivi effetti sulla società e sull'economia sono analizzati nell'aumento della fiducia, della cooperazione e della reciprocità.

Le economie senza denaro sono esperienze in cui gli aderenti, su base volontaria, si scambiano beni e servizi senza l’intermediazione del denaro, secondo un rapporto di reciprocità. Generalmente il denaro istituzionale è sostituito con monete particolari o con il tempo. In questi sistemi di scambio i partecipanti possono offrire o chiedere servizi d’ogni tipo, in cambio di un accredito o di un addebito del proprio conto in un’unità di scambio valida solo all'interno del sistema, che ha una dimensione locale. Il fine ultimo è cercare il benessere sociale e individuale attraverso le relazioni interpersonali, piuttosto che con il consumo di beni. Ciò che vale non è più la consistenza del conto in banca posseduto, ma la capacità acquisita nelle proprie esperienze di lavoro, le attitudini per lo più sconosciute o disconosciute, le abilità tecniche maturate o semplicemente la disponibilità di offrire a terzi il proprio tempo. Le economie senza denaro sono situazioni all’interno delle quali si tende all’incremento della reciprocità e della fiducia fra gli individui e rappresentano luoghi di riconoscimento sociale delle proprie capacità indipendentemente dalla collocazione definita dalla società salariale.
Non bisogna però commettere l’errore di pensare che le varie forme d’economie che fanno a meno del denaro siano un’alternativa alle economie di mercato, le economie senza denaro sono, infatti, complementari ai sistemi monetari tradizionali e non alternative. Non si tratta dell’abbandono dell’economia mercantile e del ritorno ad un’economia pre-moderna, ma di concepire l’attività economica non solo in una logica individualistica, ma anche di reciprocità al fine di favorire dinamiche di socializzazione. Per gli scambi effettuati in questo modo non esistono intermediazioni e sono rinsaldati i rapporti di buon vicinato.
I sistemi di scambio non monetario non nascono per raccogliere le vittime della competitività, ma per conciliare iniziativa e solidarietà. L’originalità di queste esperienze consiste anche nel fatto che esse non riducono il cittadino né ad un lavoratore, né ad un consumatore. Nelle società post-industriali in cui domina l’interconnessione planetaria non si riesce più a riconoscere il proprio vicino, i luoghi della socializzazione diminuiscono o perdono di senso, cresce l’isolamento degli individui. Il mercato nella sua evoluzione ha certamente premesso il raggiungimento d’importanti traguardi come alti livelli di sicurezza materiale e di libertà, oggi però non favorisce i legami sociali. I sistemi di scambio non monetari possono compensare questa mancanza e questa è la loro caratteristica più importante e positiva.
I sistemi economici fondati su scambi non mediati da denaro non sono una novità, ma sono una delle esperienze più radicate nel patrimonio storico e culturale della civiltà umana. Prima ancora delle economie di baratto, nelle quali prevale pur sempre l’intento puramente commerciale, molto più significative ai fini di questa riflessione sono tutte le forme d’economia domestica, che hanno sostenuto ed ancora sostengono, in molte aree del pianeta, comunità locali più o meno estese.
Uno dei principi cari alla maggior parte delle esperienze d’economie non monetarie è quello della reciprocità, che mira a recuperare modalità di relazioni sociale dimenticate e a promuovere una rete di solidarietà concreta e responsabilizzante. Secondo tale principio, chi dà non ottiene restituzione dal suo stesso beneficiario ma dal sistema (di volta in volta rappresentato da uno dei suoi membri) e pertanto chi riceve è chiamato a restituire ad un terzo assolutamente estraneo allo scambio originario, in un circolo di reciprocità indiretta. Uno degli elementi di frizione tra i vari modelli è la questione del giusto rapporto di scambio. Come stabilire l’esatta correlazione tra la potatura di una siepe ed un servizio di baby-sitting? Ogni sistema di scambio non monetario ha sviluppato un suo metodo creando una moneta complementare più o meno legata alla moneta formale attraverso la quale misurare gli scambi oppure utilizzando l’unità di tempo come indicatore. Gli scambi così pensati nascono e si consolidano in comunità dove normalmente domina il mercato, ma che con questi sistemi diventano laboratori in cui vivono esperienze concrete di solidarietà sociale, partendo dal proprio quartiere, villaggio o gruppo informale.
Nel 1990 c’erano meno di 100 esperienze di scambio non monetario, ma oggi si possono contare oltre 4.000 comunità che usano sistemi di scambio non monetari per risolvere una vasta gamma dei problemi che variano dalla cura degli anziani alla trasmissione di saperi. Queste esperienze riguardano piccoli gruppi di 50 persone in Australia, una città di 2,3 milioni di persone in Brasile o prefetture di 10 milioni di persone in Giappone. In Italia dalla metà degli anni novanta ha avuto grossa diffusione la Banca del Tempo. Aderendo alla Banca del Tempo si ottengono servizi, ed oggi anche oggetti, che permettono di soddisfare piccoli bisogni immediati ed al contempo concorrono a potenziare le reti di relazioni e la solidarietà sul territorio. Il tempo è l’unità di misura: il valore del servizio è determinata dal tempo impiegato nel trasferimento. Esiste un’esperienza, a Guspini in provincia di Cagliari, che ha coinvolto quasi l’intero paese nella Banca del Tempo con i suoi settecento associati; la reciprocità instaurata con il Comune promotore dell’iniziativa ha portato ad una presa in carico degli spazi verdi abbandonati da parte dei partecipanti, in cambio della sede, del telefono, della possibilità di utilizzare il fax e la fotocopiatrice. Il risultato, evidente a tutto il paese, è stato un complessivo abbellimento dovuto al recupero delle aiuole spartitraffico o d’altri spazi prima abbandonati all’incuria. In questo caso si è manifestato un fenomeno di cittadinanza attiva da parte d’aderenti di diverse età, sesso e condizione
Le economie senza denaro hanno un ruolo diverso nelle società moderne rispetto a quelle tradizionali, dove rappresentano spesso una forma di sopravvivenza. Varie forme di scambio non monetario nel Sud del mondo incidono positivamente sullo sviluppo d’interi Paesi. Grazie ad esse molte persone riescono a sopravvivere e molte società si mantengono unite e possono conservare almeno in parte le loro culture.
Le economie senza denaro permettono di rafforzare la comunità e la sostenibilità sia a livello locale sia a livello globale. Le importanti trasformazioni in atto nel mondo richiedono una riflessione sul rapporto tra economia e società avendo presente che insieme al mercato possono convivere economie senza denaro, perché l’uomo è in primo luogo un essere di relazione e non un essere di produzione.

Note

È autore del libro, “Economie senza denaro. I sistemi di scambio non monetario nelle economie di mercato”, edito dalla Emi nel 2003.

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