ANTIMAFIA

Liberare la terra

Anche quest’estate un campo nella provincia di Trapani per proseguire nei progetti sociali avviati da Libera.
Davide Ganci

Giovani volontari nell’assolata terra di Sicilia, in lavoro per una nuova riappropriazione del territorio e per la costruzione di un sistema di legalità dimenticato… Anche quest’anno l’ufficio nazionale “Liberaterra” ha organizzato, in collaborazione con il Servizio Civile Internazionale, un campo di volontariato nella Provincia di Trapani: ragazzi/ e provenienti da diversi Paesi, armati di buona volontà e di tanta voglia di divertirsi, si sono simbolicamente “appropriati”, per 2 settimane, in luglio, delle terre confiscate ai boss mafiosi. Armati di zappe, picconi e strumenti del mestiere, hanno lavorato per realizzare, all’interno di questi spazi sconfinati, aree attrezzate, sentieri e tutte le strutture necessarie a renderli fruibili. Un evento che ha una forte connotazione simbolica e che rilancia l’impegno antimafia nell’affermazione della legalità, che Libera – associazioni, nomi, numeri contro le mafie – ha tra le sue caratteristiche fondanti sin dal suo sorgere.
I volontari hanno alloggiato a Castelvetrano presso la struttura “Casa dei Giovani”, presieduta da padre Salvatore Lo Bue, che sorge in due terreni confiscati ai boss mafiosi Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro: 46 ettari di terreno di dominio mafioso, confiscati e restituiti alla collettività per dare lavoro a giovani ex tossicodipendenti. Una terra inaridita – dall’illegalità, dal sole e dal mancato lavoro – in cui è sorta un’azienda agricola che produce prevalentemente olio.
Il progetto “Liberaterra”, promosso da Libera e dalla Prefettura di Trapani, è finalizzato alla costituzione di cooperative sociali che gestiscano le terre in modo permanente avviando attività imprenditoriali nel settore delle coltivazioni biologiche. L’esperienza del campo è alla sua terza edizione: nel 2001 e nel 2002 sono stati protagonisti giovani volontari che hanno lavorato su terreni confiscati che appartenevano ai boss Totò Riina e Giovanni Brusca, anche se intestati a familiari, e che rientrano nel comprensorio dei Comuni di

BENI CONFISCATI
È fondamentalmente grazie all’impegno di Libera e delle associazioni che la compongono che nel 1996 è stata approvata la legge n.109 sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, che prevede l’assegnazione dei patrimoni illegali a soggetti – Comuni, privato sociale, volontariato, cooperative – in grado di restituirli con la loro opera alla comunità facendone simboli tangibili del ripristino della legalità.

Per maggiori informazioni: http://www.libera.it
Piana degli Albanesi, Corleone, Monreale, San Cipirello e San Giusep pe Jato. È proprio in queste zone che nasce, il 22 novembre del 2001, grazie al progetto Liberaterra, la cooperativa sociale “Placido Rizzotto”, il cui obiettivo è il recupero di terre confiscate alla mafia nei comuni del Consorzio Sviluppo e Legalità. La cooperativa produce vino, olio, pasta, miele “che costuiscono – ha detto don Luigi Ciotti – segni e noi siamo coscienti del potere dei segni contro il segno del potere della mafia”.
Dalla prima trebbiatura del grano, nel luglio 2002, è nata la prima pasta antimafia d’Italia. La pasta Libera Terra, è artigianale e interamente lavorata a mano; essiccata a temperature molto basse, e soggetta a un trattamento che ne mantiene intatte le caratteristiche organolettiche e naturali e sarà commercializzata attraverso i punti vendita Ipercoop.
È prevista, inoltre, la costituzione di due agriturismi e un laboratorio per la trasformazione delle piante officinali e un centro per l’ippoterapia sono attese per la fine del 2003.

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Ufficio nazionale beni confiscati di Libera

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