NATO

L’ipoteca della Rosa dei venti

Come cambia l’Alleanza Atlantica.
In drammatico contrasto con la nostra Costituzione e il futuro dell’Europa.
Angelo Baracca

Dei 19 Paesi attualmente membri della NATO, solo due (Usa e Canada) non sono europei, 11 sono anche membri dell’UE e altri 3 lo saranno

UN PO’ DI STORIA
La Nato è stata fondata con la sottoscrizione del Trattato Nord Atlantico, avvenuta a Washington il 4 aprile 1949, da parte di 12 Paesi: Stati Uniti, Francia, Italia, Gran Bretagna, Canada, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Portogallo e Islanda. Nel 1952 si sono aggiunte Grecia e Turchia. Nel 1954 Stati Uniti e Gran Bretagna respingono la domanda di adesione dell’URSS la quale, l’anno dopo dà vita al Patto di Varsavia con Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania orientale, Polonia, Romania e Ungheria. Nel 1955 alla Nato aderisce la Germania, e nel 1982 la Spagna.
Nel 1966 De Gaulle annuncia ufficialmente l’intenzione della Francia di ritirarsi dalla struttura militare integrata dell’Alleanza. Nel 1974 anche la Grecia prenderà analoga decisione (fino al 1980). Nel 1967 la sede della Nato viene trasferita a Bruxelles.
Il 20 marzo 1970 viene messo in orbita il primo satellite di comunicazioni dell’Alleanza.
Nel dicembre 1979, la Nato decide l’installazione in Europa dei missili americani Cruise e Pershing II (i cosiddetti “euromissili”).
Il 31 marzo 1991 si scioglie il Patto di Varsavia e l’8 dicembre dello stesso anno la Nato approva il “nuovo concetto strategico” con unità mobili leggere in grado di affrontare nuovo minacce. Nel 1992 comincia l’impegno della Nato nella guerra in ex-Jugoslavia.
Il 10 gennaio 1994 la Nato approva la proposta Usa di “partnership per la pace” che coinvolge 27 paesi esterni al Patto atlantico, dell’ex Unione Sovietica e dell’est europeo.
Nel 1996 si decide di creare in seno alla Nato una “Identità europea di difesa”.
Sulla base della “Partnership for peace” il 27 maggio 1997 viene firmato a Parigi il “Nato-Russia Founding Act” che mette la parola fine alla guerra fredda. Nello stesso anno viene sottoscritto un protocollo che prevede l’adesione di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca che entrano ufficialmente nella Nato il 12 marzo 1999, portando il numero dei membri da 16 a 19.
Nell’aprile 1999, la Nato celebra a Washington il suo 50° anniversario (approvando un “nuovo concetto strategico”), mentre i cacciabombardieri alleati attaccano il Kossovo e la Serbia.
Il 28 maggio 2002 a Pratica di Mare, alle porte di Roma, viene creato il Consiglio Russia-Nato, che formalmente non significa l’adesione della Russia alla Nato.
Il 21 novembre 2002 si tiene a Praga il vertice con i Paesi aderenti che nel 2004 passeranno da 19 a 26: i Capi di Stato e di Governo dell’Alleanza Atlantica invitano 7 Paesi ex-comunisti a unirsi alla Nato: Lettonia, Slovacchia, Slovenia, Bulgaria, Estonia, Lituania, Romania. Degli aspiranti, rimangono fuori due Paesi: Albania e Macedonia. A metà agosto 2003, il comando della missione in Afganistan passa alla Nato: per la prima volta l’alleanza esce dai confini europei.
dall’anno prossimo. Dei 7 nuovi membri che entreranno nella NATO nel 2004, 5 saranno anche membri dell’UE. Di questa ovvia realtà si deve tener conto quando si affronta il tema del rapporto tra Alleanza Atlantica e Unione Europea.
La sola esistenza della NATO, come alleanza cui aderiscono i Paesi europei, implica un’ipoteca pesantissima, che vanificherebbe la migliore Costituzione europea che si possa concepire, per gli aspetti della difesa, ma anche della democrazia effettiva e della libertà. Si tenga conto, infatti, che il funzionamento della NATO si basa su almeno tre livelli.
Un primo livello è costituito dal trattato istitutivo dell’Alleanza: questo livello mi sembra il più “innocuo”, in quanto i termini del trattato sono noti ed espliciti, approvati dai parlamenti nazionali. Il problema di fondo però è che l’alleanza, da un lato, va ben al di là del trattato istitutivo e, dall’altro, è via via divenuta qualcosa di ben diverso da come era stata fondata.
Un secondo livello, infatti, è costituito da una serie di accordi rimasti rigorosamente segreti, mai sottoposti a nessuna verifica parlamentare, che regolano aspetti cruciali: tra questi tipicamente le basi militari. È evidente che tali accordi hanno per i governi nazionali una cogenza più forte delle rispettive norme costituzionali e possono violarle impunemente. Questo è risultato evidente nei conflitti dell’ultimo decennio, in particolare nell’aggressione del 1999 alla ex-Jugoslavia (si pensi alla fine che hanno fatto le denunce alla magistratura per violazione della Costituzione italiana). Ma anche nella recente aggressione all’Iraq, pur non essendo coinvolta la NATO in quanto tale, è stata denunciata la violazione della Costituzione per la cessione del permesso di sorvolo dello spazio aereo, nonché per l’uso delle basi americane in territorio italiano.

Pericolosi cambiamenti
Ma vi è un terzo fattore, forse il più grave. Nel corso dell’ultimo decennio lo spirito e le finalità stesse dell’alleanza si sono profondamente trasformati con decisioni di vertice e senza nessuna verifica democratica da parte dei parlamenti nazionali e dei cittadini. Il principale di questi cambiamenti è stato il “Nuovo Concetto Strategico” definito nel Vertice della NATO di Washington del 1999: esso ha trasformato radicalmente

BRICIOLE DAL PARLAMENTO
L’apporto all’Alleanza dei nuovi membri è facilmente quantificabile in termini numerici. Si tratta di Paesi con complessivi 45.200.000 cittadini, un PIL (anch’esso aggregato) pari a 116,8 miliardi di dollari dei quali il 2,04 per cento (2.385 milioni in cifra assoluta) destinato alla difesa (una percentuale maggiore di quella dell’Italia, dove il rapporto citato si attesta all’1,91 per cento), e forze armate composte da 227.370 uomini.
On. Gustavo Selva (AN)

La superpotenza vincitrice è impegnata a imprimere all’Alleanza Atlantica le dinamiche più funzionali alla propria visione del mondo e ai propri interessi strategici: in questo non è la NATO lo strumento essenziale, viste anche le resistenze di qualche Governo europeo, ma uno strumento da rendere il più possibile funzionale a essi.
On. Elettra Deiana (Rif. Com.)

La NATO rinnovata, adeguata ai nuovi compiti, strumento di cooperazione per la sicurezza collettiva non è in contrasto con il progetto di dare all’Unione Europea una capacità di iniziativa sul terreno della difesa e militare. Non si deve, in sostanza, temere che il consolidamento del ruolo della NATO, nel quadro che abbiamo ricordato, metta in discussione o indebolisca il programma di creazione di una forza di reazione rapida in Europa che potrà fornire all’Unione uno strumento militare concreto per la gestione delle crisi.
On. Umberto Ranieri (DS)

La Lega nord ha attaccato duramente la NATO in passato quando, per la mancanza di una politica estera vera da parte dell’Europa e per atteggiamenti di eccessivo servilismo anche da parte del Governo italiano, il Governo D’Alema, il Patto atlantico rischiava di divenire uno strumento di condizionamento da parte di potenze estere europee. Oggi, la situazione è diversa. L’Europa sta acquisendo coscienza e presto avremo, probabilmente, un Ministero degli esteri europeo. La NATO, per contro, resta ancora l’unico tavolo in cui tutti i membri siedono con pari dignità e dove antichi diritti di veto danno ad alcuni Paesi un potere quasi ricattatorio.
On. Cesare Rizzi (Lega Nord)

Citazioni dal dibattito svoltosi alla Camera dei deputati il 7 e 8 luglio 2003 in occasione della ratifica dell’allargamento della Nato a 7 nuovi Stati.

l’alleanza da difensiva in offensiva, uno strumento per affermare gli interessi dei Paesi membri (ma soprattutto degli USA) in qualsiasi parte del mondo essi si vedano minacciati. Questo carattere aggressivo dell’alleanza pone quindi la guerra come strumento per risolvere (ma anche per creare) i conflitti, in drammatica violazione dello spirito e della lettera della nostra carta costituzionale.
Ma l’alleanza, dopo il vertice di Washington, ha continuato a trasformarsi. Molti commentatori hanno osservato che l’allargamento ai nuovi Paesi europei (molti dei quali contemporaneamente vengono inclusi nell’UE) fa parte di una manovra ampiamente promossa da Washington per fare dell’alleanza uno strumento più facilmente asservibile ai propri disegni imperiali: questa analisi ha ricevuto una conferma esplicita immediata in occasione dell’aggressione all’Iraq. Nel Vertice di Praga dell’anno scorso, poi, la NATO ha sostanzialmente sposato la strategia dell’“ attacco preventivo”, enunciata lo scorso anno e immediatamente messa in pratica da Washington. Anche questo ribaltamento di strategia (dalla “difesa” all’” attacco militare”, per di più “preventivo”) – una vera “mutazione genetica” – passa senza venire sottoposto alla verifica di nessun parlamento nazionale, né da parte dei cittadini!
È evidente che il ragionamento fin qui svolto vale tale e quale anche nei confronti dell’UE, quale entità politica, e della sua Costituzione. Anche se venisse accettata integralmente la proposta avanzata da vari movimenti di inserire nella Costituzione europea un articolo simile all’art. 11 della Costituzione ita liana, esso sarebbe vanificato concretamente dal solo fatto che l’UE, o i singoli Paesi che la compongono, aderiscono alla NATO nelle forme sopra delineate. Ma il condizionamento dell’UE che si dovrebbe costruire va al di là del problema specifico della guerra. Infatti, lo stesso concetto di “proiezione dei propri interessi” in aree lontane del mondo (praticamente su tutto il pianeta) contraddice e nega l’idea di cooperazione internazionale, di una nuova unità politica che sia portatrice di un nuovo principio di politica internazionale, che vada ben al di là dei propri interessi e operi per un mondo di pace, giusto, multietnico e multiculturale, in cui le differenze siano valorizzate come risorse, per la reale soluzione dei problemi che angustiano e minacciano l’umanità.
Da ultimo, è da sottolineare come il supino allineamento dell’Europa agli interessi degli USA sia molto miope: questi ultimi hanno già dimostrato ampiamente di volere fare un uso molto spregiudicato della NATO, come di qualsiasi organismo o normativa sovranazionali. La NATO può essere uno strumento (e come tale deve essere completamente asservito), ma qualora sorga un problema sul quale non si raggiunga il consenso, o qualora si intravedano soluzioni più idonee, Washington ricorrerà ad “alleanze variabili” (of the willing), anche a costo di contraddire spudoratamente la sua appartenenza ad altre alleanze o ad altri organismi.

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