Non più sordi

Sulla scia del vescovo di Magonza, Astfel Kettler, la Chiesa italiana dovrebbe trovare nuove strade per ancorare il Vangelo alla storia e per creare le basi per una economia di giustizia.

Vittorio Sammarco

C’è un “Non possumus” nella storia della Chiesa, di certo molto meno conosciuto di tanti altri che lo hanno seguito, ma che mantiene, a distanza di più di un secolo dal suo pronunciamento, una vitalità sorprendente.
È quello dell’incipit con cui partiva il documento del Concilio Vaticano I sul “Dovere di alleviare la miseria dei poveri e degli operai”. Sulla scia dell’insegnamento dell’illustre vescovo di Magonza, Astfel Kettler, le prime righe del testo suonavano così “Noi non possiamo guardare in silenzio”. Ossia: le storie di miseria, le vite fragili, i drammi e le speranze di uomini e donne del sottoproletariato urbano e contadino, che alla fine del secolo XVIII affollavano e umiliavano la nascente società industriale europea, non potevano essere osservate senza colpire, senza lasciare il segno nello spirito e nel corpo della comunità cristiana. Senza lanciare un forte grido verso il cielo.
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