TERRITORI

Vescovi contro F35

Mons. Charrier e mons. Valentinetti hanno firmato un comunicato per opporsi all’assemblaggio dei velivoli da combattimento.
Renato Sacco

Desideriamo riaffermare, come comunità cristiana, la necessità di opporsi alla produzione e alla commercializzazione di strumenti concepiti per la guerra. Ci riferiamo, in particolare, alla problematica sorta recentemente sul nostro territorio piemontese relativa all’avvio dell’assemblaggio finale di velivoli da combattimento da effettuarsi nel sito aeronautico di Cameri (Novara). Riteniamo che la produzione di armamenti non sia da considerare alla stregua di quella di beni economici qualsiasi”.
Sono alcune affermazioni centrali del comunicato firmato da mons. Fernando Charrier, vescovo di Alessandria e delegato per la Pastorale sociale e il

“Tanto è ladro chi ruba che chi para il sacco”
(don Lorenzo Milani)

Lettera aperta ai cristiani di Vicenza

In merito alla proposta di ampliamento della base militare americana di Dal Molin, il Consiglio nazionale di Pax Christi ha scritto una lettera aperta ai cristiani di Vicenza, con cui esprime chiaro dissenso rispetto alla crescente militarizzazione dei territori e condivide con le comunità cristiane alcuni interrogativi e perplessità di fondo:
– quali ragioni renderebbero indispensabile l’ampliamento della base militare?
– eventuali ragioni come si raccordano con la democrazia e i suoi valori?
– qual è il ruolo dei cristiani e delle Chiese in questo momento e davanti a questa scelta?
– si può stare in silenzio come individui e istituzioni senza essere corresponsabili?
“Nelle nostre Chiese – prosegue il documento – è tempo di prendere maggiore coscienza del nostro ruolo a favore della pace, riscoprendo lo Spirito conciliare di vicinanza all’umanità e di speranza. Uno spirito che è un grande dono e contemporaneamente il grande disatteso anche da noi credenti. Davanti ai bisogni reali dell’intera famiglia umana la costruzione di armi o di sistemi d’arma appare in tutta la sua crudeltà come un’enorme bugia. È furto, aggressione e crimine contro i poveri (vedi: Pontificia Commissione Justitia et Pax, “La Santa Sede e il disarmo generale”, 1976). [...] Noi crediamo che la voce silenziosa di coloro che, pur lontani, pagheranno le conseguenze del riarmo mondiale, di nuove guerre, di ulteriori e gravi privazioni dei diritti fondamentali e dell’essenziale per vivere (la prima vera sicurezza) deve essere tenuta in considerazione anche nei piccoli limiti di un territorio come il vostro, e pure altrove”. Conclude il Consiglio nazionale di Pax Christi che “non è più possibile la nostra partecipazione di credenti alle ‘strutture di peccato’, sia nella forma di costruttori di armi e difensori del ‘sistema guerra’ che nella esasperata ricerca del puro profitto”.

È possibile leggere il documento integrale nel sito di Pax Christi (www.paxchristi.it) oppure può essere richiesto alla segreteria nazionale del movimento: tel. 055-2020375, info@paxchristi.it
lavoro della Regione Ecclesiastica Piemontese e da mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e presidente nazionale di Pax Christi. È doveroso sottolineare l’importanza di questo documento, diffuso lo scorso 25 gennaio, con il titolo Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo, io la do a voi (Gv 14,27). Non tanto perché firmato dal presidente di Pax Christi... quanto perché promulgato da una Commissione della Chiesa locale del Piemonte. Un’espressione non di un gruppo o di un movimento, ma della Chiesa “ufficiale”. E non è cosa da poco!

Il difficile cammino della pace
La questione Cameri e aerei da guerra F35 era già stata trattata su “Mosaico di pace” nello numero di dicembre, denunciando la follia di questo progetto costosissimo dei caccia bombardieri, con possibilità anche di trasporto di ordigni nucleari. A onore della cronaca – e questa sì è davvero cronaca nera – lo scorso 7 febbraio il sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri ha firmato l’accordo che dà il via alla fase di assemblaggio dei caccia Joint Strike Fighter F35, che verranno a costare a noi cittadini italiani oltre 20 miliardi di euro. Quindi, verrebbe da dire, una sconfitta. Anche l’intervento dei vescovi non è servito. E invece è importante cogliere il cammino, l’impegno e l’indicazione di una strada, un percorso. Ed è importante che questo ci venga ricordato dal Magistero della Chiesa. Poi spetta ai laici impegnati nella politica e nella società tradurre e concretizzare queste scelte. Certo il cammino della pace e del disarmo è tutt’altro che semplice. Le lobby delle armi non stanno certo a guardare, ne abbiamo avuto la conferma proprio in questa occasione.
Ma nello stesso tempo è importante continuare a richiamare il progetto di un mondo diverso e... possibile. Anzi, come unico mondo possibile. Charrier e Valentinetti, nel loro documento, citano l’enciclica di Paolo VI, Populorum Progressio del 1967 al n. 53: “Quando tanti popoli hanno fame... ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi”.

Tradurre il Vangelo
Parole quanto mai attuali, anche se inascoltate! Per questo è doveroso ringraziare il coraggio dei vescovi per questo documento, che non è stata per niente una presa di posizione estemporanea, né per Valentinetti, perché lo conosciamo di più come Pax Christi, né per Charrier, vescovo da sempre impegnato nel mondo del sociale, attento ai temi del lavoro, con una lunga storia personale alle spalle. E anche nell’intervista su “La Stampa” di domenica 28 gennaio ribadiva: “La pace è un dono di Dio posto nelle nostre mani. Siamo noi che dobbiamo costruirla, in base ai principi di equità, solidarietà e giustizia. Perché i Vangeli non parlano solo dell’Aldilà, i loro insegnamenti devono essere tradotti qui, nel concreto delle culture moderne, che non hanno questo fondamento. Lo vediamo ogni giorno, con le guerre, con il terrorismo, con il sopruso; è uno spettacolo consueto purtroppo. In passato ci sono state tante guerre, di molte non sappiamo praticamente nulla perché non c’erano mezzi di comunicazione. Ma adesso noi vediamo l’orrore quotidiano, in ogni sfumatura, non possiamo non esserne dolorosamente consapevoli, non possiamo dire di non sapere”.
E ancora “impegnarsi contro la violenza e contro le armi è un dovere cristiano. È un impegno che parte dal cristianesimo, ma ci coinvolge in quanto uomini, anche se non credenti, a qualunque fede si appartenga. La pace nasce dal cuore dell’uomo, che deve ritrovarla per ritrovare se stesso. Si tratta di rispondere della propria vita. Ha detto bene Dante, ‘Fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza’. Altrimenti facciamo della Terra una gabbia di bestie feroci. Cicerone, un pagano quindi, diceva che bisogna fare ciò che si ritiene giusto e che ciò che è utile è buono”.
E alla domanda della giornalista se questo abbia a che fare con la politica, risponde, sempre su “La Stampa”: “Tutto, in realtà, ha un riferimento alla politica. Quando si esprimono opinioni, si prendono posizioni, si fa politica. Non in senso tecnico, naturalmente, ma in senso morale. Il pensiero sociale cristiano è un pensiero politico. Quando il Pontefice dice che le aziende devono diventare comunità di persone, dà un’indicazione precisa”.

No agli F35!!!
Padre Abdo Raad è responsabile del Foyer de l’Amitié, un’opera sorta quasi trent’anni fa per offrire riparo e aiuto e avviare attraverso un originale sistema educativo un processo di tolleranza e convivenza per tutti quei ragazzi vittime della ventennale guerra civile del Libano.
Durante l’ultimo conflitto di qualche mese fa in cui gli aerei israeliani bombardarono il sud del Libano, il Foyer de l’Amitié aprì le sue porte per accogliere gli sfollati provenienti dalle zone degli eventi bellici. Il Centro Missionario Diocesano e la Caritas sostengono le attività di padre Abdo praticamente sin dall’inizio.
La sua testimonianza è particolarmente significativa: “Durante e dopo la guerra in Libano, non sono mancati segni di pace e di solidarietà provenienti da tutto il mondo. Purtroppo da questo mondo ci giungono segni ancora più grandi di guerra e di terrore. Uno di questi è il cacciabombardiere F35 o JSF 35.
Ecco un nuovo strumento di guerra e di morte. Noi in Libano non abbiamo ancora dimenticato i rumori degli aeri militari, né i pianti dei bambini, né il sangue innocente. Viviamo ancora con l’incubo dei bombardamenti. Ogni giorno muoiono persone o restano menomate a causa degli ordigni esplosivi. Noi non vogliamo in un prossimo futuro perire sotto armi made in Italy. Vogliamo che gli italiani presenti nel Sud del Libano restino un segno di pace e di conciliazione”.
Padre Abdo RAAD, Libano febbraio 2007
Il documento ha fatto molto discutere anche sul territorio di Novara aprendo un dibattito che ha visto molte critiche ai vescovi, anche da parte di diversi esponenti del mondo cattolico, sottolineando la propria adesione morale, ma... anche la necessità di essere realistici e pragmatici. Come dire: il Vangelo va bene, ma non prendiamolo troppo sul serio. Importante il lavoro della Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Novara, presieduta da mons. Mario Bandera. Già in occasione della Veglia della Pace del 31 dicembre, era stato preparato un documento che raccoglieva molte riflessioni del Magistero della Chiesa in tema di corsa agli armamenti.
Dopo la decisa e forte presa di posizione contro l’assemblaggio finale degli F35 a Cameri da parte di Charrier, e Valentinetti – scrive mons. Bandera – immediato è stato anche il commento del mondo politico-economico novarese, il centrodestra profondendosi in premesse ossequiose verso il Magistero dei Vescovi concludeva all’unisono che un conto sono i sani princìpi cattolici che i Vescovi hanno il dovere di richiamare, un altro... gli affari!!! Pertanto un’occasione così ghiotta era da prendere al volo. I politici cattolici del centrosinistra, tranne il senatore Bobba, assumevano un prudente silenzio, eloquente nella forma ma profondamente equivoco nella sostanza”.

Voci dal Sud
La Commissione Giustizia e Pace novarese ha raccolto anche un dossier di varie adesioni al documento in questione giunte oltre che dall’Italia – come il Centro Sportivo Italiano, Mani tese, Commissione Giustizia e Pace del CIMI, Nigrizia, Missione Oggi, Sergio Marelli, a nome delle ONG, Commissione Nazionale Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana, Comunità di Sant’Egidio, Banca Etica Novara, Caritas Diocesana di Vercelli con Movimento dei Focolari e San Vincenzo, solo per citarne alcuni insieme a diversi gruppi missionari – da varie parti del mondo, dall’I raq, dal Libano, dal Brasile, dal Camerun.
Scriveva, ad esempio, dom Adriano Ciocca Vasino, vescovo di Floresta (Brasile): “Non riesco a capire come nel mondo e in particolare nei Paesi europei si parli tanto di disequilibrio ecologico, di mutazioni gravi del clima e nello stesso tempo si continui allegramente a spendere soldi (e molti!) per macchine che bisogna sperare che non siano mai usate... è necessario aprire gli occhi e cambiare mentalità il più presto possibile, prima che la rivolta della natura violentata o la rabbia dei popoli esclusi ci obblighi, nostro malgrado a fare i conti con la realtà”.
Con gli stessi occhi di sgomento e incredulità, un altro vescovo che vive quotidianamente la realtà della guerra e della morte violenta, guarda il progetto di riarmo e di investimenti in “strumenti di morte”. Aggiunge la sua voce alle altre, mons. Louis Sako, arcivescovo Caldeo di Kirkuk (Iraq): “Gente del Primo Mondo, gente istruita e saggia, gente nobile che costruisce armi, aerei e altri strumenti di morte: questa è una cosa vergognosa! Una cosa inammissibile. Basta armi! Basta distruzioni: c’è gente che muore ogni giorno! Basta inquinamento! La vita è bella! Il mondo è bello bisogna rispettarlo e renderlo ancora più bello! A causa delle armi fabbricate da voi e con vostri soldi, in Iraq ogni giorno ci sono circa 100 morti, molti feriti, e un migliaio di profughi...
Lo stesso accade adesso in Somalia, Palestina, Libano e in altri Paesi. Il nostro Paese è diviso e la popolazione che è rimasta vive nella paura! Queste armi sono solo fuoco e sono brutte come i loro fabbricanti. Con questi soldi potete costruire terre nuove, formare gente nuova e aiutare positivamente alla crescita della vita! Cosi sarete beati costruttori della pace e di una società migliore, invece di fare con queste armi una offesa a Dio e all’umanità intera. È una colpa capitale”.

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