SPIRITO ARTE E PACE

Una comunità in cammino

Gabriella Giaquinta

Una carovana in cammino per le strade d’Italia. Una carovana “moderna”: una decina di auto che tentano di rimanere vicine pur essendo immerse nel traffico delle strade della penisola.
Così appare all’esterno la “comunità itinerante” che da cinque anni trascorre una settimana estiva sulle tracce degli operatori di pace che hanno vissuto ed operato nella nostra terra.
Siamo gli amici della Comunità di Santa Maria delle Grazie di Rossano Calabro, sparsi per tutta l’Italia ed anche all’estero che, richiamati dall’invito affettuoso di Gianni Novello, che da anni anima la Comunità di Santa Maria, abbiamo deciso di dedicare una settimana delle nostre vacanze estive per incontrarci ed incontrare, in una specie di continua visitazione, altri fratelli che, attraverso percorsi differenti, costituiscono quei semi di speranza che tutti noi siamo chiamati ad essere.
Partiti cinque anni fa da Penia di Canazei, dopo aver girato la Toscana, l’Umbria e il Veneto, siamo giunti quest’anno, sulle tracce di Don Tonino Bello, in Puglia.
Siamo costantemente sostenuti e sollecitati da Gianni Novello che, durante tutta la settimana, non è solo colui che ci guida e ci propone incontri e visite, ma anche un amico che con noi guarda la realtà che ci circonda con entusiasmo e con una gioia grande che finiscono per coinvolgerci.
Riceviamo inoltre l’aiuto prezioso di Carmine Campana e Gianni Russo che, dalla Casa per la pace di Firenze, vengono a “piantare le tende” con noi per darci una mano: Carmine, per ogni problema logistico e Gianni, per prepararci degli ottimi pasti.
Spirito, Arte e Pace sono i fili conduttori della nostra itineranza, che non è né un tour organizzato con appuntamenti ed orari fissati, né una vacanza a buon mercato fai da te. Arriviamo all’appuntamento annuale tutti carichi di attese, con una grande voglia di incontrarci, di condividere spazio e tempo e soprattutto esperienze.
Chi siamo: coppie, single, aderenti a Pax Christi, e tante famiglie, molte con bambini sotto i dieci anni, altre con adolescenti, che stanno crescendo sotto i nostri occhi e di cui ci sentiamo tutti responsabili, perché ci osservano, e dai nostri comportamenti apprendono molto più che dalle nostre parole. Trascorriamo insieme il nostro tempo, preghiamo insieme, mangiamo insieme e percorriamo, a bordo delle nostre auto, che non sono mai occupate dalle stesse persone, (la “mescolanza” degli occupanti di un’auto è sempre una caratteristica delle nostre partenze: “Chi viene con me oggi?”) le strade di un cammino che siamo certi ci porterà ad incontrare persone nuove e a visitare luoghi significativi, sia per la loro bellezza artistica che simbolica.
Abbiamo compreso già da tempo che è solo uscendo dalle proprie abitazioni che si cresce e che, attraverso la apparente casualità degli incontri, il Signore ha tracciato il nostro personale cammino (chiamandoci in un momento preciso, in un certo luogo).
Il primo degli incontri è quello con gli amici vecchi e nuovi con cui condivideremo la settimana, ma subito lo sguardo si allarga: i volti sono lo specchio nel quale costantemente ci fermeremo ad osservare, per cogliere tutte le ricchezze contenute.
Grande è stato l’aiuto che in questo anno abbiamo ricevuto dalla lettura dei testi di Don Tonino Bello e dalle testimonianze dirette di chi ha diviso con lui una parte del suo cammino su questa terra. Con la guida di Don Tonino abbiamo cercato di seguire alcune delle strade, da lui percorse, per giungere ad un nuovo “atteggiamento mentale”, un modo diverso, evangelico, di porsi dinanzi alla vita. E’ ciò che ci porteremo dietro e cercheremo di “indossare” al nostro ritorno a casa. Indubbiamente quello che ci ha colpito è il fatto che Don Tonino ha sempre messo la “persona”, quella in carne ed ossa che in quel momento si trovava davanti, prima di qualsiasi altro impegno. Prima l’uomo e i suoi bisogni, poi tutto il resto. Ce lo ricorderemo?
Anche lo scorso anno un incontro, fortuito ed inaspettato, ci ha dato l’occasione di riflettere sulle nostre (anche se diverse) genitorialità. Eravamo a Verona, presso l’Università della Famiglia gestita dalla Fondazione Exodus di Don Antonio Mazzi, e una sera è venuto a trovarci proprio lui, intrattenendosi con noi per due lunghi e intensi incontri ed una Celebrazione eucaristica. Riflettere sul nostro compito (responsabilità) di genitori ed educatori, soprattutto di giovani adolescenti, ha cambiato, per molti di noi, la prospettiva con cui ci si poneva dinanzi a questo ruolo e ad esaminare sotto una luce critica ma certamente più cristiana i nostri gesti, spesso spontanei ma egoistici.
La settimana aveva avuto inizio con una visita alla Casa Madre dei Missionari Comboniani a Limone sul Garda, dove abbiamo avuto l’occasione di “incontrare” Padre D. Comboni, lo straordinario missionario che, più di 150 anni fa, ha saputo, nel rispetto dell’uomo e della sua identità culturale, dare la giusta dignità ai popoli dell’Africa.
E Barbiana, e l’emozione, tre anni fa, di trovarci nell’aula di Don Milani e sentirci parte di quella classe? Provare a fare gli allievi su quelle scomode panche?
E la lezione di Giorgio La Pira?
E poi Romena: sono pochi i fratelli di quella Comunità del Casentino, ma quale seme di speranza per tanti che trovano presso di loro un balsamo a sofferenze non facili da lenire? La loro amicizia, la loro disponibilità a girare per le comunità d’Italia per una preghiera comune: quale grande dono!
Ma oltre a tutto questo chi potrà mai dimenticare la settimana umbra con una piscina a nostra disposizione, nella quale tuffarci in ogni momento, opportuno o meno, delle nostre giornate. Quanto ci hanno fatto sentire vicini i tuffi e le nuotate in quell’acqua calda: abbiamo ringraziato Dio per l’acqua con sincera riconoscenza!
Quella settimana era dedicata soprattutto a S. Francesco e al suo grande amore per tutte le creature della terra, ma anche a Maria di Campello, una donna che ha creduto nell’ecumenismo e già 80 anni fa ha iniziato un cammino per cercare di avvicinare uomini di fedi diverse. “E’ troppo breve il tempo per la gratitudine”. Sono le parole scolpite su una pietra del giardino del convento di Maria di Campello a Spoleto. In quel giardino, che ricordava tanto la comunità di Santa Maria delle Grazie a Rossano, due allodole, Maria e Daniela, ci hanno raccontato dell’amicizia di Maria di Campello con Gandhi, un legame alla ricerca dell’incontro con altre religioni, fatto di semplicità e amore.
E poi come scordare anche il thè alla menta che ha concluso uno degli incontri che sentiamo ancora vivo in tutti noi!
Alla fine della settimana siamo sempre alquanto stanchi, perché giriamo tanto e cerchiamo di trascorrere la maggior parte del tempo insieme, anche rinunciando ai pochi momenti di riposo concessi (c’è da continuare la chiacchierata cominciata a tavola, dopo il pranzo o la cena).
Come i bambini non si stancano mai di giocare e trovano sempre nuovi pretesti e occasioni per saltare e correre, così noi adulti abbiamo sempre argomenti e riflessioni da comunicare, scoperte da fare, indirizzi e consigli da scambiarci, appuntamenti da fissare per i prossimi mesi e reti da tessere “perché questa occasione di incontro non vada sprecata”.
Tanti i momenti e le storie da raccontare.
Quest’anno c’è stato chi è arrivato in ritardo. “Problemi di lavoro mi hanno costretto a restare in città. Devo confessare che è stato difficile ogni giorno, al ritorno dal lavoro, sentire i bambini chiedere:”Quando partiamo? Vogliamo andare dai nostri amici e vogliamo abbracciare Gianni Novello”. E’ difficile a volte essere genitori! Ma finalmente ce l’abbiamo fatta! E’ stato un sollievo quasi immediato, per me, vedere non solo tante persone con la gioia stampata sul volto, ma anche cominciare a respirare quell’armonia spontanea che si crea durante la settimana. Questa atmosfera, in principio, mi ha fatto sentire anche a disagio, ma è bastato davvero poco per entrare nello spirito che viveva in quei giorni la nostra comunità in cammino. Quest’anno in quello zaino tanto caro a Don Tonino, porterò un sacchetto con la terra della Puglia. Troppo breve il nostro pellegrinaggio, ma segnato lo stesso da una visitazione molto forte nelle chiese rupestri dove, insieme con le altre famiglie, abbiamo risentito la voce di Don Tonino. C’è un calo di fantasia – diceva ai giovani con quella dolcezza che era la sua forza – ma non bisogna fermarsi e arrendersi.”
Non ci sono lati negativi nella nostra esperienza di itineranti?
Chiedetelo a Padre Telesforo (che viene dal Congo per trascorrere con noi questa settimana), che durante l’ultima Celebrazione eucaristica prima della partenza, il sabato sera alle 23.00, sulla terrazza della masseria, ci ha posto questa domanda: le zanzare, gli appuntamenti mancati (c’era sempre qualche conducente che “si perdeva” con la sua auto e si doveva aspettare), il caldo……!!!

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