NONVIOLENZA

Buon compleanno, Satyagraha!

La forza della nonviolenza ha compiuto 100 anni. Proprio l’11 settembre. Per l’occasione un convegno nazionale a Pisa. Per parlare di nonviolenza, difesa popolare nonviolenta, potere dal basso ed economia solidale.
Martina Pignatti Morano

Alcuni anni fa la redazione di Quaderni Satyagraha, rivista di studi sul metodo nonviolento, ebbe l’occasione di conversare con Vandana Shiva. L’attivista indiana, sentendo il nome della nostra testata, ci mise al corrente di una simbolica coincidenza: l’11 settembre 2006, oltre al quinquennale dagli attentati terroristici alle Torri Gemelle, si sarebbe celebrato in tutto il mondo il centenario della lotta nonviolenta gandhiana, il Satyagraha (fusione dei termini sanscriti Verità e Forza). Per recuperare memoria di questo evento abbiamo subito cercato tra le pagine del primo libro scritto da Gandhi, Satya- graha in South Africa, iniziato nella prigione di Yeravda e completato nel 1925. In questo libro il Mahatma descrive “il primo grande tentativo di applicare il principio del Satyagraha alla politica su ampia scala”: la lotta nonviolenta degli indiani immigrati in Sudafrica, ai quali erano stati tolti basilari diritti civili, che durò otto anni e si concluse con l’abrogazione delle leggi discriminatorie.

Amore e Verità
È proprio in relazione a questa lotta che sorse l’esigenza di trovare un termine nuovo per definirla, poiché “resistenza passiva” evocava esempi storici in cui i più deboli, non avendo altri mezzi a disposizione, evitavano l’utilizzo della violenza per ragioni strategiche. Gandhi invece fondò la sua lotta sull’attaccamento alla Verità, intesa come intuizione dell’unità tra tutti gli esseri viventi, e sulla convinzione che l’Amore potesse ricondurre l’avversario alla ricerca della pace e della concordia.
L’11 settembre 1906, in un’affollatissima adunanza pubblica presso l’Empire Theatre di Johannesburg, migliaia di Indiani giurarono solennemente di non sottomettersi alle leggi ingiuste, accettando di subire in modo nonviolento la pena prevista per la disobbedienza civile. Dalle classi più agiate e dagli intellettuali l’iniziativa venne diffusa tramite assemblee popolari, e furono i lavoratori con i loro scioperi e il loro stoico autocontrollo durante la violenta repressione della polizia a rendere evidente l’ingiustizia e l’abuso di potere operati dal governo. Gandhi poté quindi, con forza spirituale e acume politico, raggiungere l’accordo finale con il generale Smuts.
Il libro che racconta questa lotta elabora i principi fondamentali di una vera e propria strategia per una guerra senza violenza, un manuale operativo per l’elaborazione e la conduzione di una campagna nonviolenta su grande scala. Per questo Rocco Altieri del Centro Gandhi di Pisa a voluto curarne la prima pubblicazione in lingua italiana, ora disponibile nelle librerie (Mohandas K. Gandhi, Una guerra senza violenza. La nascita della nonviolenza moderna, LEF, Firenze 2005). Compiuto questo passo, e saputo delle celebrazioni che si sarebbero tenute in India, Sudafrica, Stati Uniti, abbiamo ritenuto importante organizzare la celebrazione italiana del Centenario del Satyagraha. Così nei giorni 9-11 settembre 2006 il Centro Gandhi di Pisa e la Tavola della pace e della Cooperazione di Pontedera, hanno convocato a Calambrone (PI) tutti gli amici, collaboratori, lettori e abbonati dei Quaderni Satyagraha. Circa 200 persone, tra cui i rappresentanti di grandi e piccole associazioni italiane di area nonviolenta, hanno risposto all’appello.

Il convegno
In tavole rotonde e intense discussioni abbiamo socializzato progetti personali, locali e nazionali che stiamo impostando per la costruzione di una società nonviolenta. Attraverso un percorso di maggiore consapevolezza e mutua chiarificazione abbiamo verificato l’esistenza di una rete capace di agire in senso culturale e politico per far crescere l’alternativa nonviolenta. Abbiamo affrontato temi inerenti la bioetica, Difesa Popolare Nonviolenta e Corpi Civili di Pace, nonviolenza dei movimenti femminili e femministi, organizzazione del potere dal basso ed economia solidale, nonviolenza e riforma di religione, rapporto tra i significati di Giustizia-Pace-Verità. La rivista Quaderni Satyagraha si candida a raccogliere gli spunti di riflessione emersi e a fare da piattaforma di elaborazione culturale del Programma Costruttivo italiano, evocando quel programma che Gandhi elaborò nel 1906 per l’autogoverno nonviolento della società indiana. Chissà che questo non sia il preludio per un altro centenario, quello dello Hind Swaraj (opuscolo di Gandhi sull’”auto-governo” dell’India, pubblicato in “Italia dal Movimento Nonviolento”), che potremmo celebrare nel 2009 assieme ai nostri amici indiani per tirare le fila di questo lavoro. Nella giornata conclusiva del convegno ci siamo spostati a Pisa per un evento pubblico che ha messo in relazione i due 11 settembre, quello del 2001 che segnò l’inizio della strategia del terrore globale e della guerra preventiva, e quello del 1906 che offrì ai popoli e alla Storia un metodo rivoluzionario e nonviolento di liberazione sociale. Questo anniversario segna il bivio tra due vie che

Quaderni Satyagraha
È una rivista semestrale di approfondimento sul metodo nonviolento, edita dal Centro Gandhi di Pisa e pubblicata dalla Libreria Editrice Fiorentina (LEF). Ogni volume monografico è ordinabile presso le librerie.
Ricordiamo tra gli ultimi Il peace-keeping non armato a cura di M. Pignatti Morano; Tessiduras de paghe. Tessiture di Pace a cura di E. Nivola e M. E. Satta;La nonviolenza delle donne a cura di G. Providenti.
Direzione: Rocco Altieri, roccoaltieri@interfree.it
Sito web: http://pdpace.interfree.it/quaderni.html
l’umanità può imboccare nel nuovo millennio, quella della disperazione e quella della speranza. Come ricorda M. Nagler nel suo bel fascicolo di riflessione su questo centenario (tradotto in italiano e scaricabile gratuitamente dal sito del Centro Gandhi www.centrogandhi.it/Na-gler_911.pdf) “anche se ci può essere un qualche valore nel prepararsi al peggio, a meno che noi non siamo consapevoli del meglio e lavoriamo per esso sarà sicuramente il peggio a capitarci”.

Prospettive
Infine vogliamo sottolineare l’urgenza, percepita da tutti i partecipanti a questo convegno, di lavorare assieme per l’ideazione e la realizzazione di Corpi Civili di Pace (CCP). Riconosciamo l’obbligo morale di esplicitare l’esistenza di un’alternativa all’uso di strumenti militari per la costruzione della pace. Siamo concordi nel ritenere che la prima vera sfida per i nostri movimenti sia l’invio di CCP in Medioriente. C’è già chi lavora per realizzare una forza civile di pace dispiegabile in territorio palestinese, si auspica con l’appoggio e i finanziamenti dell’ Ufficio Nazionale del Servizio civile, a cui la legge n. 230/98 ha indicato il compito di predisporre “forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta”. Un interessante progetto pilota, in tempi più brevi, potrebbe essere immaginato in Libano grazie ai fondi per la cooperazione stanziati dal Ministero degli Affari Esteri. Per realizzare questo tipo di interventi occorre un continuo e stretto confronto con associazioni locali, e una tappa di questo dialogo si svolgerà a breve. Il Centro Gandhi e Un ponte per... stanno lavorando da due anni a un progetto internazionale di sostegno alle organizzazioni della società civile mediorientale che intendono elaborare strategie nonviolente di trasformazione del conflitto regionale. Dal 29 ottobre al 4 novembre 2006 si terrà ad Amman, nell’ambito di questo progetto, un incontro tra circa 50 formatori alla nonviolenza e attivisti provenienti da Egitto, Giordania, Iraq, Libano, Palestina, Siria. Sarà un’occasione preziosa perché possano mettere in comune pratiche e principi, lavorare alla formazione di una Rete Araba per la Nonviolenza, e valutare l’interesse ad accogliere nei loro territori CCP internazionali (per informazioni si veda il sito www.launf.net gestito dall’associazione catalana NOVA-CIS che coordina il progetto). Facciamo un altro piccolo passo per il dialogo tra i popoli, consapevoli che non gli eserciti ma le società civili possono costruire un processo di pace condiviso, giusto, rispettoso delle identità. Gandhi non ha liberato solo l’India, la sua vita è un messaggio per l’umanità intera.

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