Ecclesia sempre renovanda?

Come vivere cristianamente nel mondo di oggi?
Riscoprendo la bellezza dell’essere intimamente solidali con il genere umano.
Laici per il mondo. Abitanti di una storia.
Giancarla Codrignani

Il tempo in cui ci è dato vivere ha bisogno di pensare il futuro con forte senso di responsabilità: entro pochi anni molte cose – se non incontreremo catastrofi deprecabili – sono destinate a cambiare. L’ambiente ci sollecita a evitare guai abusando della natura; le scienze e le tecnologie esplorano terreni nuovi di conoscenza sulla costituzione cellulare e prospettano dubbi ma anche speranze di sanare malattie finora mortali; la comunicazione sta cambiando

Intima unione della Chiesa con l’intera famiglia umana

Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, e hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia.

Gaudium et Spes, Proemio

il sistema delle relazioni non solo fra le persone, ma fra i controlli, gli interessi e le politiche mondiali. E, particolarmente per noi che amiamo la pace, cresce l’ambiguità di innovazioni esplorate anzitutto in sede militare: esistono già i droni, aerei che volano senza pilota, e sono pronte nuove generazioni di armi “intelligenti”, mentre l’impiego delle nanotecnologie accresce i rischi di guerre più moderne. Abbiamo, dunque, necessità di capire di più, per prevenire. In qualche modo lo diceva già Pasolini nel 1955: “L’urgenza dell’agire non esclude, anzi richiede assolutamente l’urgenza del capire”. Possiamo, come singoli, come cittadini, come appartenenti a società connotate da fedi e pensieri identitari diversi – a partire dalla scelta religiosa – farcela da soli? Sempre più grande diviene la responsabilità di chi ci rappresenta politicamente o ci guida spiritualmente, entrambi per fornire servizio alla società.

Nuove responsabilità

La Chiesa in primo luogo deve farsi carico di responsabilità nuove e impegnative. Come cattolicità universale per aiutare tutti, ma anche come Chiesa locale di un’Italia che incontra, più di altri Paesi, difficoltà nel decidere il suo futuro. Si approfitterà del convegno di Verona per cogliere opportunità a questo proposito? Ce lo auguriamo, anche se qualcuno già intravede il pericolo di partecipare a un incontro tradizionale, con i documenti, anche quelli finali, preconfezionati.

Sarebbe deludente; soprattutto sarebbe un’occasione perduta per la Chiesa, che ha urgente bisogno di confrontarsi con le dinamiche nuove che inquietano le coscienze dietro l’apparente passività di chi si adegua senza serio convincimento perché non comprende. È, infatti, aumentata solo la fede emotiva, più apparente che sostanziale, quella delle folle plaudenti, contigua ai comportamenti dei movimenti spiritualisti e delle sette e poco coerente con il Vangelo di Gesù e lo spirito del Vaticano II. Ma senza un’alternativa pastorale che – in linea con ciò che da sempre si chiede a ogni cristiano (ma che non sempre si misura con la fedeltà al messaggio evangelico) – affronti seriamente i problemi del terzo millennio si possono verificare incrinature partecipative. La missione ricevuta dai laici non è di vivere nelle grotte degli asceti o alle dipendenze dei teologi autorizzati, ma di costruire vita, positività, valori nelle società che abitiamo e in cui testimoniamo.

Molti, anche nella gerarchia vaticana, vivono, invece, il futuro con paura e non si sentono sollecitati a pensare in modo rinnovato. Persistono così le pratiche clericali ormai logore dei divieti e dei richiami costrittivi all’ubbidienza, che possono anche produrre consenso (e strumentalizzazioni), ma che non accrescono il senso dell’appartenenza a un’autentica comunità di fede. Infatti, tranne il rumore delle pie pratiche interessate degli atei devoti, la pratica religiosa è in crisi, aumenta il rifiuto dell’ora di religione, la diocesi di Trento assume laici per mancanza di preti. Secolarizzazione? Relativismo? Forse; ma è necessario non averne paura: come possono le persone qualsiasi di oggi “vivere cristianamente” secondo le intenzioni di Pio XII, se la vita è totalmente altra, nel bene e nel male; soprattutto in quel male che insidia tutti con le menzogne televisive, l’incentivazione a disinteressarsi dello Stato e del prossimo, a perseguire la violenza perfino nell’ormai scoperto e crescente maltrattamento familiare o nella pedofilia? Il cristiano consapevole conosce questi problemi e rispetta la famiglia, pratica il volontariato, cerca le vie della giustizia, si impegna in politica oltre che in parrocchia. Conosce, infatti, il senso di essere laico secondo l’insegnamento della Gaudium et Spes.

Presenza attiva

Il Concilio non a caso ha riconosciuto l’autonomia del laicato, proprio perché la Chiesa non sia solo gerarchica e non si dia ecclesia senza la presenza attiva del popolo di Dio.La comunità dei discepoli di Cristo, dice il proemio della Gaudium et Spes, ha ricevuto “un messaggio di salvezza da proporre a tutti”.Perciò la Chiesa “si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e la sua storia” cosicché “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”.

Una Chiesa al servizio dell’umanità è, dunque, quella che si cala nella condizione umana del mondo contemporaneo. Quarant’anni dopo il Vaticano II “scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo” significa calarsi in un altro universo, dove le sfide dei mutamenti sono più alte e impegnative. Non avremo paura anche noi del futuro, nella barca affidata al mare tempestoso su cui non possiamo non salire, quanto meno per fare posto ai figli?

Allora vediamo come possiamo prepararci per Verona “a partire da noi” – come dice la filosofia delle donne – che siamo i testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo. Il Signore che ha attraversato le esperienze umane risorge per andare alla destra del Padre, ma anche per restare con noi, con ciascuno di noi nella storia di tutte le generazioni. Se crediamo questo, non abbiamo via di fuga: tocca a noi (lo diceva il cardinal Martini) “trasformare i principi della fede in valori per l’uomo e per la città”. Sono – potremmo dire sono mai state – cristiane le nostre città, abitate da mafie e da corruzione crescente, dove nuove povertà avanzano, mentre troppi cittadini fanno i furbi per non pagare le tasse e la litigiosità sta raggiungendo livelli impensati (abbiamo sentito il linguaggio di uno che sarebbe potuto essere re)? Invece di rimboccarsi le maniche, molti che si dicono cattolici lamentano che non c’è più rispetto dell’autorità, che la famiglia si disgrega, che i politici sono tutti uguali. Andranno a messa, ma leggono poco il Vangelo. Gesù non ha detto che l’adulterio è una bella cosa, ma non è neppure salito sul pulpito a fare la predica a nessuno. Si è preoccupato dei bambini, con parole dure per chi li scandalizza; ma non intendeva solo i pedofili. Ha rifiutato l’immoralità dei mercanti, ma ha distinto la fede dallo Stato.

Nuove sfide

Nella vita quotidiana abbiamo fatiche nuove da affrontare con spirito critico, competente e fattivo. Essere lavoratori quando si scivola facilmente nella disoccupazione e nel precariato significherà – come è stato fatto nel voto sulla riforma costituzionale – difendere i diritti su cui si fonda la nostra Repubblica. Essere genitori comporterà una responsabilità nuova, con bambini proiettati in un mondo che loro percepiscono più di noi come già dato ma di cui ignorano criteri e regole che, invece, saranno la misura del loro equilibrio adulto. Essere cittadini esigerà più che mai di farci carico del bene comune. Sono tanti i modi di interesse e impegno in cui possiamo spendere le nostre capacità, dal volontariato all’immigrazione, dagli anziani soli alla sicurezza, dall’assistenza per i più svantaggiati ai trasporti:ovunque c’è bisogno di intervento, per evitare sprechi, per dare competenze tecniche a chi ha solo buona volontà, per evitare che i gruppi della società civili si perdano nella frammentarietà. E anche perché le parrocchie non siano luoghi separati ma pratichino il confronto con altri soggetti sociali, non facciano politica ma siano luoghi politici, pratichino il confronto teologico e l’ecumenismo. Almeno i laici non abbiano paura del futuro e crescano nella libertà dei figli di Dio.

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