ECUMENISMO

In cammino verso Sibiu

Le Chiese italiane sono protese verso la prossima Assemblea ecumenica. Sibiu la meta. Il dialogo ecumenico l’humus. La lotta alle chiusure e alle paure l’obiettivo.
Gina Abbate (Consigliera nazionale Pax Christi)
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Il percorso ecumenico attuale è puntato verso Sibiu, in Romania, che accoglierà la prossima Assemblea ecumenica nel mese di settembre 2007. Un popolo ecumenico di 3.000 delegati di Chiese e di confessioni diverse, provenienti dall’intera Europa, coloreranno la cittadina rumena. E le Chiese italiane, le comunità dei credenti – cattolici e non – si preparano. A Terni, dal 5 al 7 giugno, in occasione della Assemblea ecumenica nazionale, sul tema “I Cristiani e l’Europa”, non si è solo parlato dell’evento internazionale alle porte, ma se ne è vissuto, nello stile e nei contenuti, un reale anticipo, una vera e propria tappa italiana di preparazione con i partecipanti dei tre gruppi di confessioni diverse in Italia, i cui relatori si alternavano, con momenti di gruppi di studio paritetici, in uno stile di attenzione alla presenza e al pensiero dell’altro. Ecumenismo europeo di oggi che vuol dire lasciarsi insieme provocare dalle grandi sfide che si pongono all’Europa del nostro tempo: “Un’Europa dei cittadini, ancorata alla protezione della dignità degli esseri umani, alla solidarietà, alla giustizia per se stessa e per il mondo che la circonda... Una visione dell’Europa come spazio di pace, di riconciliazione e di cooperazione...”. Tali erano le sottolineature introduttive di De Clermont, presidente Conferenze delle Chiese Europee (KEK), che richiedeva uno sforzo costante per superare chiusure nazionaliste o xenofobe: “Le Chiese devono prendere parte attiva nella lotta contro le paure sulle quali si basano le nostre chiusure: paura dello straniero, paura del futuro, paura dei cambiamenti... La comprensione di un’umanità solidale è un contributo fondamentale che i cristiani devono offrire alla costruzione dello spazio europeo. La sfida dell’emigrazione [...], la sfida della povertà, la sfida della cittadinanza ‘partecipativa’ sono altrettanti interrogativi centrali per la nostra vita comune, l’apertura dell’Europa al mondo, la nostra capacità come europei di essere facitori di pace e di libertà”. Queste sono le questioni assai concrete con le quali dobbiamo confrontarci insieme e sulle quali vogliamo portare il nostro contributo a Sibiu.

La Carta Ecumenica

In questa direzione le grandi famiglie delle Chiese europee hanno già elaborato e sottoscritto a Strasburgo, 5 anni fa, la Carta Ecumenica, Linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa, un testo agile, di divulgazione, ma nel contempo rigoroso, tradotto già in 30 lingue diverse, dove ricorre sovente l’espressione “Ci impegniamo”: la normatività dell’auto-obbligazione con l’accento forte sul processo di coinvolgimento che può essere espresso in tanti modi e da più soggetti, da gruppi locali o Chiese nazionali. Già alcune tra queste, quelle di Olanda, Austria, Germania, Ungheria e Svizzera hanno firmato la Carta, come gesto di concreta adesione; così come alcune associazioni ecumeniche quali il Segretariato Attività Ecumeniche in Italia, o altri organismi locali che si apprestano a farlo, quali il Consiglio delle Chiese di Milano. Tra i frutti della Carta Ecumenica in Italia possiamo finora annoverare la Giornata della Salvaguardia del Creato, svoltasi all’inizio di settembre e proposta dalle diverse Chiese. La raccomandazione ai delegati italiani all’Assemblea di Sibiu, nel conciso documento finale di Terni, di aver presente il contributo “Le migrazioni in Europa”, elaborato insieme particolarmente dalla Federazione Chiese Evangeliche in Italia e Fondazione Migrantes, con l’adesione e sostegno di Pax Christi, e di non dimenticare l’apertura al dialogo interreligioso, cui è stato dedicato uno dei tre gruppi di studio, danno l’idea del rinnovato sogno di un’Europa casa aperta nell’ecumenismo italiano. Un ecumenismo che si è fatto preghiera nei momenti di reciproca accoglienza in luoghi di culto diversi: la cattedrale cattolica, la chiesa metodista, la chiesa ortodossa di Sant’Alò, antica e preziosa nello stile architettonico e nei resti di alcuni affreschi di quasi un millennio fa, donata qualche anno or sono con gesto di squisita attenzione e sensibilità ecumenica dal vescovo di Terni, mons. Paglia, alla Comunità Ortodossa locale.

 

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