“A GLOBAL CALL”

Appello globale alla resistenza civile nonviolenta
contro l’occupazione militare dell’Iraq

Invitiamo tutti i costruttori di pace del mondo a partecipare ad una campagna internazionale di resistenza civile nonviolenta di massa, con l’obiettivo di porre fine all’occupazione militare dell’Iraq da parte della Coalizione guidata dagli Stati Uniti. Ci coordineremo con azioni di resistenza civile nonviolenta e con manifestazioni autorizzate.
L’uccisione di decine di migliaia di civili, il ferimento di più di 100.000 persone, la tortura e l’assassinio di prigionieri sotto custodia degli Stati Uniti – queste e altre realtà dell’occupazione sono la prova del terrorismo di stato perpetrato contro il popolo iracheno. Allo stesso tempo, piangiamo la morte di oltre 2.300 soldati delle “forze di coalizione”. Denunciamo pure le bugie (armi di distruzione di massa, legami tra Saddam Hussein e Al Qaeda) sbandierate nel tentativo di giustificare l’invasione.

Prima data per le azioni internazionali di resistenza civile nonviolenta:
19/20 marzo 2006, terzo anniversario dell’invasione dell’Iraq.

Le azioni
Oltre alle manifestazioni autorizzate, già programmate, organizzeremo sit-in, die-in e altre manifestazioni nonviolente per bloccare l’”ordinaria amministrazione”. Saremo all’interno o davanti alle sedi governative (comprese le basi militari e i centri di reclutamento) o delle aziende che traggono profitto dalla guerra. Saremo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ma anche negli altri paesi che partecipano all’occupazione illegale e portatrice di morte dell’Iraq. Le azioni intendono denunciare che l’”ordinaria amministrazione” di questi governi è ”ordinaria amministrazione” della violenza, della morte e dello sfruttamento. E’ dovere dei cittadini responsabili intralciarla e fermarla.
Gli attivisti per la pace dei paesi i cui governi non sono coinvolti nella guerra in Iraq manifesteranno davanti alle ambasciate, ai consolati, alle basi militari statunitensi e britanniche.

Modalità proposte
Inscenare un sit-in dentro o di fronte a sedi governative, ambasciate o basi militari statunitensi o britanniche in qualsiasi paese straniero e rifiutare di allontanarsi quando le forze dell’ordine intimano lo sgombero. Insistere per essere ricevuti dall’ambasciatore o dal comandante della base. Chiedere di ricevere da Washington o da Londra una dichiarazione precisa sulla data del ritiro totale delle truppe dall’Iraq. Sdraiarsi, inscenando la morte delle vittime della guerra. Opporre esclusivamente resistenza passiva. In ogni caso, gli attivisti devono essere consapevoli delle conseguenze che queste azioni di resistenza civile nonviolenta possono avere: potrebbero essere trascinati via di peso, potrebbero essere denunciati o arrestati dalla polizia.

Invitiamo tutti ad elaborare altre forme creative di resistenza civile e a condividere le loro proposte.

Ogni azione dovrebbe essere condotta alla presenza dei mass-media e contemporaneamente ad una grande manifestazione autorizzata in un luogo molto vicino.

Se coordineremo insieme numerose azioni, con un grande numero di partecipanti, in diverse aree geografiche, tutte nella stessa giornata, con il messaggio chiaro e condiviso, scegliendo tutti una tattica di rigorosa nonviolenza, l’impatto di queste azioni sull’opinione pubblica, sui mezzi di informazione e sui governi sarà fortissimo.

Questo Appello viene diffuso in tutto il mondo. Prevediamo centinaia di azioni in moltissimi paesi, tutte con lo stesso obiettivo: chiedere con forza la fine dell’occupazione militare dell’Iraq.

Seconda giornata internazionale di resistenza civile nonviolenta:
1 maggio 2006, Giornata internazionale dei lavoratori.

Sarà un’occasione per manifestazioni di massa in tutto il mondo dove si celebra e si mantiene viva la lotta di classe dei lavoratori. Si potrebbe in questa occasione evidenziare l’impatto della guerra sui poveri e sulla classe operaia mondiale.

Terza giornata internazionale di resistenza civile nonviolenta:
9 Agosto 2006, 61° anniversario del bombardamento atomico di Nagasaki.

Si chiederà la fine della proliferazione delle armi nucleari di distruzione di massa negli Stati Uniti e la fine del terrorismo di stato statunitense in Iraq.

Quarta giornata internazionale di resistenza civile nonviolenta:
11 Settembre 2006, quinto anniversario dell’attacco terroristico agli Stati Uniti.

Servirà a commemorare e deplorare quest’orribile atto di violenza e denunciare la violenza terroristica che il governo degli Stati Uniti infligge all’Iraq col falso pretesto della “guerra al terrorismo”.

Prime adesioni:
(Firmatari di 16 paesi. Le adesioni sono personali: non sempre rappresentano l’adesione del gruppo o organizzazione di appartenenza)

· Gary Ashbeck, Baltimore, Maryland, USA, Jonah House
· Padre Daniel Berrigan, S.J.,New York, NY, USA, saggista, conferenziere, attivista pacifista
· Padre Roy Bourgeois, M.M. Columbus, Georgia, USA, fondatore dell’Osservatorio sulla School of the Americas
· Padre Ernesto Cardenal, Managua, NICARAGUA,, poeta, scultore, già Ministro della Cultura del Nicaragua
· Dom Pedro Casaldáliga, Sao Felix de Araguaia, BRASILE, Vescovo emerito, teologo, saggista
· Comunità cristiane di base, SPAGNA
· Patricia Clark, Nyack, NY, USA, Direttore Esecutivo del Movimento Internazionale per la Riconciliazione USA (FOR)
· Comité Oscar Romero de Madrid, Madrid, SPAGNA
· Mairead Corrigan Maguire, Belfast, IRLANDA DEL NORD, Premio Nobel per la Pace nel 1976, co-fondatrice di Peace People
· Susan Crane, Baltimore, Maryland, USA, Jonah House
· Padre John Dear, S.J., Cerrillos, New Mexico, USA, attivista pacifista, saggista
· Rev. Richard Deats, Nyack, NY, USA, già Segretario esecutivo del Movimento Internazionale per la Riconciliazione USA (FOR)
· Marie Dennis, Washington, D.C., USA, Maryknoll Office for Global Concerns, Pax Christi International
· Padre Miguel d'Escoto, M.M., Managua, NICARAGUA, già Ministro degli Esteri del Nicaragua (1979-1990), promotore dell’”Insurrezione evangelica nonviolenta contro l’imperialismo”
· Xavier Dias, redattore di ADHIKAR, bollettino Hindi mensile sui problemi delle comunità di minatori, Ranchi, Jharkhand, INDIA
· Dorothy Day Catholic Worker, Washington, D.C., USA
· Jim and Shelley Douglass, Birmingham, Alabama; USA, Mary´s House Catholic Worker
· Mons.Thomas Gumbleton, Detroit, Michigan; USA, Vescovo ausiliario della Arcidiocesi cattolica di Detroit, parroco urbano, saggista, conferenziere, attivista pacifista
· Father G. Simon Harak, S.J., New York, New York, USA, coordinatore dell’Antimilitarismo, War Resisters League
· Jennifer Harbury e Suor Diana Ortiz, Washington, D.C., USA, Coalizione internazionale per l’abolizione della tortura e il sostegno ai sopravvissuti, Catholic Worker Community, Hartford, CT, USA
· Padre Francois Houtart, Louvain la Neuve, BELGIO, Prof. emerito dell’Università cattolica di Lovanio, esponente del Consiglio internazionale del Social Forum Mondiale
· Jonah House Community, Baltimore, Maryland, USA
· Judith Kelly, Arlington, Virginia, USA, Gruppo regionale costa atlantica centrale di Pace e Bene, Nonviolence Service;
· Prigionieri di coscienza contro la School of the Americas
· Kathy Kelly, Chicago, Illinois, USA, Voices for Creative Non-Violence
· Eric LeCompte, Washington, DC, USA, Coordinatore delle attività dell’Osservatorio sulla School of the Americas
· Jerimarie Liesegang, PhD, Hartford, CT, USA, attivista omosessuale,
Direttore della Ct TransAdvocacy Coalition
· Comitato di Madrid di Solidarietà con l’Africa nera, Madrid, SPAGNA
· Danny Malec, Voluntown, Connecticut, USA, Global Call to Action
· Padre Regino Martínez, S.J., Dajabón, Repubblica dominicana,
coordinatore di Solidarietà per le situazioni alla frontiera
· Liz McAlister, Baltimore, Maryland, USA, Jonah House
· Padre Tom Michel, SJ, Dialogo interreligioso, Roma
· Edel Mihm, Saarbruecken, GERMANIA, giornalista
· Padre Uriel Molina , NICARAGUA, , teologo, fondatore e già direttore del Centro Antonio Valdivieso, Managua
· Padre Ismael Moreno, S.J., El Progreso, Yoro, HONDURAS, direttore del Reflection, Research, and Communication Team (ERIC)
· Father Joseph Mulligan, S.J., Managua, NICARAGUA, impegnato nelle comunità cristiane di base, scrittore, attivista pacifista
· Mary Novak, Voluntown, Connecticut, USA, Global Call to Action
· Michael O´Grady, S.J., Cambridge, Mass., USA
· Adolfo Perez Esquivel, ARGENTINA, Premio Nobel per la Pace 1980
· Harold Pinter, London, ENGLAND, Premio Nobel per la Letteratura 2005
· Ted Schmidt, Toronto, Ont., CANADA, redattore del Catholic New Times
· Ramón Sepulveda Velez, PORTORICO,organizzatore di comunità
· Cindy Sheehan, Berkeley, California, USA, Peace Mom, madre del soldato Casey A. Sheehan, ucciso in Iraq il 4 Aprile 2004, fondatrice del Gold Star Families for Peace (Cindy si è accampata fuori dal ranch di George W. Bush nell’agosto 2005 chiedendo di parlare con il presidente)
· Joanne Sheehan, Norwich, Connecticut, USA, direttrice di War Resisters´ International, coordinatrice per il New England della War Resisters League
· Padre Eugene Toland, M.M., BOLIVIA
· José María Vigil, PANAMÁ, teologo
· Dr. Stellan Vinthagen, Department of Peace and Development Research, Goteberg, SVEZIA
· Rabbino Arthur Waskow, direttore di The Shalom Center, Philadelphia, Pa., USA
· Rev. Phil Wheaton, Takoma Park, Maryland, USA, prete della chiesa episcopaliana
· Comitato di solidarietà con gli zapatisti di Washington, DC
· Comunità di avanguardia di lavoratori, SPAGNA
· Rev. Bill Wylie-Kellermann, Detroit, Michigan, USA, pastore della United Methodist church, scrittore
· Consorzio seminarile per l’educazione pastorale urbana
· padre Francisco Xammar, S.J., Tarragona, SPAIN, Segretariato internazionale di Solidarietà con i popoli dell’America latina (SICSAL)
· Celeste Zappalà, Philadelphia, Pa., USA, madre del Sgt Sherwood Baker, ucciso in azione in Iraq il 26 aprile 2004, esponente delle Gold Star Families for Peace
· United Methodist Church, chiesa metodista unita
· Giovanni Franzoni, Comunitàdi base di S.Paolo, Roma

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