EDITORIALE

Nel cantiere della speranza

La redazione

Ci piace aprire il nuovo anno con alcune parole tratte dal Messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace: “Non si possono non registrare con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi, mentre ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico messo in atto dalla Comunità Internazionale per rinsaldare il cammino del disarmo. Quale avvenire di pace sarà mai possibile, se si continua a investire nella produzione di armi e nella ricerca applicata a svilupparne di nuove? L'auspicio che sale dal profondo del cuore è che la Comunità Internazionale sappia ritrovare il coraggio e la saggezza di rilanciare in maniera convinta e congiunta il disarmo, dando concreta applicazione al diritto alla pace, che è di ogni uomo e di ogni popolo. Impegnandosi a salvaguardare il bene della pace, i vari Organismi della Comunità Internazionale potranno ritrovare quell'autorevolezza che è indispensabile per rendere credibili e incisive le loro iniziative. I primi a trarre vantaggio da una decisa scelta per il disarmo saranno i Paesi poveri, che reclamano giustamente, dopo tante promesse, l'attuazione concreta del diritto allo sviluppo”.
Queste parole, solenni e autorevoli, conferiscono ancora più senso all’iniziativa prevista il 14 gennaio a Roma: “Cambiare è possibile. Dalle ‘banche armate’ alla responsabilità sociale”. Un appuntamento che vuole far sedere intorno allo stesso tavolo chi ha promosso in questi anni la campagna di pressione alle banche armate (lanciata e sostenuta da Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di pace) e i responsabili di quegli istituti bancari maggiormente coinvolti nell’export delle armi. Un’occasione per parlarsi, per guardarsi in faccia, per cercare, nella carità e nella verità, strade nuove da percorrere, per la vita e non per la morte. Sarà anche l’occasione per verificare i criteri etici e le scelte degli sponsor, anche da parte delle varie realtà ecclesiali. Sarà l’occasione per passare dalle parole ai fatti, dalle dichiarazioni alle scelte che vadano decisamente nella direzione di costruire una pace senza armi come auspica il Papa.
E come sogniamo il giorno in cui tutte le realtà ecclesiastiche, le comunità, i servizi gestiti da enti religiosi… possano chiedere agli istituti bancari in cui depositano i propri risparmi di non aprire più linee di finanziamento all’export di armi, minacciando il proprio disinvestimento! Sarebbe la realizzazione di una profezia di popolo che investe nella vita, che promuove la pace, che abbraccia la nonviolenza, che investe convintamene nel domani. Con la stessa coerenza dovremo poter chiedere pressantemente al governo del nostro Paese di tagliare i fondi previsti nella finanziaria per potenziare le strutture militari e l’acquisto di sistemi di armamento sempre più efficienti (eufemismo per dire che siano sempre più mortali).
Nella finanziaria ormai la spesa militare è spalmata su diversi capitoli e questo richiede una vigilanza ancora più attenta nel difendere le ragioni della pace che sanno coniugarsi con parole come cooperazione, dialogo, incontro e non con la minaccia della guerra esportata verso le terre abitate da altri popoli.
Con don Tonino Bello vogliamo coltivare il sogno per cui proprio le comunità credenti diventino operaie umili del cantiere della speranza e della nonviolenza: “Altrimenti le nostre comunità che cosa sono? Sono soltanto le notaie dello status quo e non le sentinelle profetiche che annunciano cieli nuovi, terra nuova, aria nuova, mondi nuovi, tempi nuovi”.
Anche se fatichiamo non poco a riconoscere i segni di comunità gravide di questi tempi nuovi, ostinatamente ci poniamo al servizio di questo parto e cominciamo, in queste pagine, a predisporne tutti gli strumenti. Confidiamo nel risveglio delle coscienze, nell’azione operosa di mille e più formiche di pace, nella creatività di una società civile che ha imparato a operare cambiamenti dal basso, nella gente semplice che ha imparato ad ascoltare il dolore e la speranza del mondo.
Mosaico di pace non smetterà un attimo di incalzare tutti, di provocare queste scelte e di ripetere l’invito nel cantiere... in attesa che ci si orienti a obbedire al sogno di pace che abita nel cuore del modo, al Vangelo della mitezza e... alle parole del Papa che chiede il disarmo. Buon anno.

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