SPIRITUALITÀ

Parola a rischio

Colorato di passione. Al servizio della spiritualità. Il libro di Tonio Dell’Olio.

Mons. Diego Bona

Chi ha incontrato Tonio Dell’Olio in uno dei tanti luoghi dove ci si impegna per la pace e si lotta contro tutto quello che ne è la negazione e ha visto la sua passione prorompente e convinta, il franco coraggio delle sue posizioni e la tempestiva puntuale presenza nelle situazioni emergenti spesso improvvise e impreviste, potrà essere sorpreso nel leggere in queste pagine una sincera meditata attenzione alla Parola, una prolungata immersione nel testo evangelico che denota familiarità e consuetudine e una semplicità di cuore nel ricercare e arrendersi all’indicazione e al messaggio che da quelle pagine scaturisce, ispirazione e orientamento nel cammino della vita quotidiana nelle complessità della comunità degli uomini e della storia del nostro tempo. In realtà Tonio è stato così da sempre e questa sua appassionata ricerca di spiritualità nella quotidiana fatica del “pensare pensieri di pace, dire e porre parole e gesti di pace” è una costante della sua persona e del suo servizio.

Ancorati alla Parola
Ho avuto occasione di sperimentarlo da vicino in questi quasi dieci anni di stretta collaborazione in Pax Christi Italia, dove mi ha sorpreso, fin Parola a rischio dall’inizio, la sua ferma determinazione di dare uno spazio privilegiato alla Parola di Dio su Mosaico di pace, una rivista di area che ovviamente ospita opinioni e letture della realtà anche controverse, facendo così della Sacra Scrittura la prima e perenne fonte di ispirazione per l’impegno contingente dei giorni e del tempo.
Come mi ha colto sincera commozione leggere nella sua relazione all’ultimo Congresso il richiamo all’origine di Pax Christi del 1944, sorta come iniziativa di preghiera per la riconciliazione di due popoli stremati da una guerra insensata e ancora in atto, e la calda raccomandazione a fare della spiritualità della pace il cardine su cui possa ruotare tutta l’azione del movimento nei prossimi anni.
Dove si vede come ha saputo cogliere, interiorizzare e proporre la lezione del suo grande maestro e amico don Tonino, quando affermava che la pace è “made in cielo” e solo dopo averla lungamente impetrata in ginocchio potremo mettere in atto azioni anche rischiose.
Tutto questo è ben altro che la tentazione e l’acquiescenza al disimpegno, sempre insidioso in un’atavica diffusa opinione a considerare inevitabile il perdurare delle situazioni di guerra e sopruso e discriminazione nella storia degli uomini.
Come tutta la nostra vita, anche la promozione e l’annuncio di una cultura di pace e nonviolenza evangelica all’interno della Comunità cristiana, non sempre sufficientemente attenta, e nel più vasto ambito dell’opinione e coscienza della nostra società, può essere paragonata a una barca che cerca di avanzare con la forza dei rematori e l’accortezza del timoniere in un mare spesso agitato e normalmente nella direzione controcorrente.

Con il vento contrario
Arrivano dei momenti in cui sperimentiamo l’impotenza a superare le forze contrarie tanto è il peso delle potenze del male e dell’irrazionale che rendono vano lo sforzo.
Ma la barca può disporre anche di una vela che opportunamente issata nella direzione giusta sa raccogliere il filo del vento e farla avanzare anche più rapidamente e con meno fatica.
Non è difficile leggere nella vela la dimensione della spiritualità capace di accogliere l’ispirazione e la forza dello Spirito e farci così osare l’impossibile e camminare sulle acque.
Si tratta di una energia che è sicura e forte e di uno sforzo segreto e docile che sta agli antipodi delle nostre sicurezze, in sinergia con la mozione dello Spirito. Perché i volontaristi dimenticano il vento e pensano solo allo sforzo, ma anche i quietisti sbagliano perché non si mettono nelle disposizioni di raccoglierlo.
Come il cieco Bartimeo che nella tradizione cristiana è da sempre una figura significativa: non si rassegna alla sua situazione di emarginazione e quando sente passare Gesù raccoglie tutte le sue forze e grida e getta via il mantello dirigendosi verso quella voce che lo chiama e gli ridona la sua piena libertà che, ben lungi dal ripiegarlo sulla propria consolazione, lo spinge ad andare dietro il Maestro che cammina verso Gerusalemme, perché c’è una missione da compiere e anche per lui è riservata una parte.

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