La povertà disumanizza

La Commissione Giustizia e pace dei padri gesuiti ha fatto arrivare la voce dei poveri fino ai capi di Stato dei potenti della terra. Anche se i risultati non sono andati a favore dei poveri, ci sembra utile far conoscere queste considerazioni.
11 luglio 2005 - Commissione Giustizia e pace dei padri gesuiti

Cari Presidenti e Primi Ministri,

siamo un gruppo di gesuiti di varie nazionalità: per lavoro, vocazione e scelta, accompagniamo numerosi gruppi di persone che vivono in povertà in ogni parte del mondo, privati dei più elementari diritti umani.

Desideriamo cogliere l’occasione che il vostro meeting in Scozia ci fornisce per rivolgervi un appello. In questo modo uniamo la nostra voce al grido dei tanti cittadini che oggi si sono mobilitati in tutto il mondo e diamo il nostro umile contributo all’imponente richiesta a voi rivolta di adottare i mezzi necessari perché la povertà in cui vive gran parte dell’umanità possa passare alla storia una volta per tutte. Così intendiamo il nostro essere fedeli alla missione di promuovere la giustizia che la fede che professiamo richiede.

Attraverso il contatto con coloro che soffrono gli effetti della povertà, abbiamo conoscenza diretta delle sue conseguenze. La povertà comporta fondamentalmente la privazione della libertà. Provoca morte prematura, analfabetismo, malattia, toglie partecipazione e voce nell’ambito pubblico, rende indifesi di fronte al comportamento arbitrario dei funzionari del governo, provoca violenza e fuga in altri luoghi. La povertà è causata e aggrava la discriminazione sessuale. Impedisce l’accesso ai beni e ai servizi di prima necessità quali salute, acqua o un sano ambiente naturale. Toglie la possibilità di scegliere una vita che ci renda felici. Come dice il nostro Padre Generale, “la povertà ha sempre prodotto sfinimento e umiliazione, e rende inoltre difficile l’auto-stima e la pratica della solidarietà.” [1] In breve, la povertà disumanizza e ferisce la dignità cui ogni persona ha diritto essendo creata ad immagine di Dio.

Sappiamo pure che la povertà è legata al perverso sistema di distribuzione globale delle risorse e dei modi di produrre, consumare e relazionarsi alla natura, diffusi tra coloro che beneficiano di tale sistema. Come ci ha ricordato Giovanni Paolo II, “i maggiori problemi economici del nostro tempo non dipendono dalla mancanza di risorse, ma dal fatto che le attuali strutture economiche, sociali e culturali faticano a farsi carico delle esigenze di un autentico sviluppo.” [2]

Per tutto questo, essendo obbligo stringente della giustizia e della verità quello di impedire che i bisogni umani fondamentali rimangano inappagati, e siccome oggi più che mai noi sappiamo che è possibile eliminare la povertà, vi esortiamo perché dalla vostra posizione di privilegio diate avvio a provvedimenti atti a:
Aumentare e migliorare la qualità dell’ aiuto internazionale per lo sviluppo, come prova concreta della destinazione universale dei beni, della ridistribuzione internazionale delle ricchezze e del diritto di sviluppo dei popoli.

Trovare una definitiva ed equa soluzione al problema del debito estero, che moltissimi paesi hanno già esageratamente risarcito sviando le risorse necessarie allo sviluppo delle persone, perché “in molti casi, questi Paesi sono obbligati a tagliare le spese per le necessità vitali, come il cibo, la sanità, la casa e l'educazione, per pagare i debiti nei confronti delle agenzie monetarie internazionali e delle banche. Questo significa che molte persone sono intrappolate in condizioni di vita che sono un affronto alla dignità umana.” [3]

Promuovere un sistema di commercio internazionale centrato sullo sviluppo umano, che tenga conto del fatto che un’economia di scambio non può poggiare esclusivamente sulla legge della libera concorrenza, perché “la libertà degli scambi non è equa se non subordinatamente alle esigenze della giustizia sociale.” [4]

Promuovere istituzioni internazionali che favoriscano lo sviluppo dei popoli, diano loro voce e rappresentanza, e favoriscano la ridistribuzione delle risorse globali. Ci uniamo così all’appello di Paolo VI quando scrisse, “bisogna anche avere il coraggio d'iniziare una revisione dei rapporti tra le nazioni: divisione internazionale della produzione, struttura degli scambi, controllo dei profitti, sistema monetario.” [5]

Mettere in moto nei vostri paesi dei modelli di sviluppo basati sulla solidarietà e la sostenibilità, perché la “civiltà dei consumi” [6] non è la risposta alle aspirazioni e alle potenzialità dell’uomo. Non ci rende più pienamente umani, opera contro l’equilibrio ecologico del pianeta e non può dare redditività ai poveri, perché “non è possibile elevare i popoli poveri al livello di quelli sviluppati. Se vincere la povertà significasse questo, non sarebbe possibile vincere la povertà.” [7]

Con questi provvedimenti possiamo iniziare a muoverci verso “un ordine mondiale di vera solidarietà, in cui tutti possano avere, come è loro diritto, un posto al banchetto del Regno,” [8] e dove i poveri non siano considerati un problema ma piuttosto soggetti e protagonisti di un futuro più umano per il mondo intero.

Assieme agli altri leader del mondo, vi siete impegnati in molte occasioni a percorrere questa strada. Dal Summit della Terra di Rio de Janeiro (1992), al Summit sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg (2002); dal Summit sullo Sviluppo Sociale di Copenhagen (1995), al Summit del Millennio di New York (2000), molti sono gli impegni che devono ancora essere realizzati.

È giunto il momento di mantenere la parola, come i vostri stessi cittadini stanno chiedendo. In gioco ci sono i diritti fondamentali di molte persone, e con loro la dignità dell’intero genere umano.


Fernando Franco sj, Segretario per la Giustizia Sociale della Compagnia di Gesù;
Andreas Gösele sj, Coordinatore dell’Apostolato Sociale per l’Europa Centrale;
Antoine Berilengar sj, Coordinatore dell’Apostolato Sociale per l’Africa e il Madagascar;
Javier Arellano Yanguas sj, Coordinatore dell’Apostolato Sociale per l’Europa Meridionale;
Jim Stormes sj, Coordinatore dell’Apostolato Sociale e Internazionale della Conferenza dei Gesuiti USA;
Jorge Julio Mejía sj, Coordinatore dell’Apostolato Sociale per l’America Latina;
Rafael Moreno sj, Assistente del Coordinatore dell’Apostolato Sociale per l’America Latina;
Paulo Sergio Vaillant sj, Coordinatore dell’Apostolato Sociale per il Brasile;
Antoine Kerhuel sj, In nome dell’Apostolato Sociale dell’Europa Occidentale;
Jakub Cebula sj, Coordinatore dell’Apostolato Sociale per l’Europa Orientale;
Paul Dass sj, Coordinatore dell’Apostolato Sociale per l’Asia Orientale e Oceania;
Joe Xavier sj, Segretario JESA (Gesuiti per l’Azione Sociale) dell’Asia Meridionale.

Note

[1] Peter-Hans Kolvenbach, La opción por los pobres y la superación de la pobreza. UCAB, Caracas, 1998.
[2] Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2000, p. 14.
[3] Giovanni Paolo II, Ecclesia in Asia, 40.
[4] Paolo VI, Populorum Progressio, 59.
[5] Paolo VI, Octogésima Adveniens, 43.
[6] Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis, 28.
[7] Peter-Hans Kolvenbach, op.cit.
[8] Compagnia di Gesù, Congregazione Generale XXXIV, D.3, p. 7.

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    [1] Peter-Hans Kolvenbach, La opción por los pobres y la superación de la pobreza. UCAB, Caracas, 1998.
    [2] Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2000, p. 14.
    [3] Giovanni Paolo II, Ecclesia in Asia, 40.
    [4] Paolo VI, Populorum Progressio, 59.
    [5] Paolo VI, Octogésima Adveniens, 43.
    [6] Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis, 28.
    [7] Peter-Hans Kolvenbach, op.cit.
    [8] Compagnia di Gesù, Congregazione Generale XXXIV, D.3, p. 7.

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