Risposta della Campagna Banche armate al dott. Bedeschi

24 giugno 2005

In risposta alla nota del presidente del Comitato Italiano per il Sostegno Economico alla GMG, dott. Marcello Bedeschi, al nostro comunicato del 16 giugno 2005 (concernente la pubblicità presente sullo striscione della "Giornata Mondiale della Gioventù 2005" di Colonia, che annovera tra gli sponsor la Banca di Roma), le tre riviste Missione Oggi, Mosaico di pace e Nigrizia - che hanno promosso nel 1999 la campagna "Banche Armate" - ribadiscono l'intenzione di non voler alimentare alcuna inutile polemica, ma semplicemente di aiutare a fare chiarezza nelle scelte pastorali.
Al solo scopo di rettificare diverse imprecisioni contenute nella lettera del dott. Bedeschi informano quanto segue.
Siamo dispiaciuti che il dott. Bedeschi ravvisi nel nostro comunicato "gravi accuse". Di fatto ci siamo limitati a porre alcune domande ed a riportare le informazioni contenute nella Relazione 2005 della Presidenza del Consiglio ai termini della Legge 185 del 9 Luglio 1990 sulle operazioni di "esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, nonchè dell'esportazione e del transito dei prodotti ad alta tecnologia" ad uso militare o dual-use (civile e militare). Stupisce, invece, che il dott. Bedeschi riesca a formulare un comunicato senza mai citare la questione principale e cioè l'appoggio che Banca di Roma e il Gruppo Capitalia ha fornito non ad una generica "industria pesante", ma specificamente all'esportazione di armi italiane ricavandone, lo ricordiamo, "compensi di intermediazione" come la Relazione suddetta documenta in dettaglio.
A differenza di quanto afferma il dott. Bedeschi, riteniamo inoltre che la direttiva aziendale (n. 21/2004) emanata in data 17 luglio 2004 non stabilisca di fatto "parametri più rigidi di quelli indicati dalla sopra citata legge". Tale direttiva, infatti, pur affermando che "il Gruppo Capitalia ha deciso di adottare nuovi e stringenti criteri che autolimitano l'assistenza finanziaria alle aziende esportatrici di armamenti" intendendo così escludere "le attività aziendali che hanno per oggetto strumenti di offesa, quali bombe, mine, missili, carri armati", dimentica che:
a. tutti i sistemi d'arma esportati dall'Italia sono prodotti dalla cosiddetta "Industria della difesa" e a termini di legge dovrebbero essere usati dal Paese destinatario al solo scopo di difesa;
b. le attività oggetto tuttora di assistenza da parte del Gruppo Capitalia, come "sistemi radar, trasmissioni su reti satellitari, componentistica, cantieristica navale e carri non armati per trasporto truppe" non costituiscono in quanto tali "esclusivamente apparati di difesa": la modalità di difesa o offesa dipende, infatti, dal loro impiego, questione che non appartiene alla valutazione di un gruppo bancario, ma di volta in volta è decisa dagli apparati politici e militari dei diversi Paesi a cui queste armi sono vendute.
Le tre riviste erano al corrente dell'informativa diffusa dal Gruppo Capitalia e riportate da alcuni giornali in data 30 aprile 2005 anche in merito alla decisione del Gruppo di "escludere tassativamente qualunque forma di assistenza finanziaria ad attività che abbiano per destinatari Paesi coinvolti in operazioni belliche o ricompresi in aree geo-politiche particolarmente instabili". Una decisione che abbiamo salutato positivamente e che vogliamo credere il Gruppo Capitalia intenderà attuare con rigore. Ma di cui, al momento, non è possibile alcuna verifica. Nell'ultima Relazione governativa riguardante le operazioni d'appoggio al commercio delle armi per l'anno 2004 da parte del Gruppo Capitalia e specificamente di Banca di Roma, compaiono tuttora destinazioni "a rischio" come Paesi verso i quali è in vigore l'embargo di armi da parte dell'Unione europea come la Cina; Paesi altamente indebitati che destinano ampie risorse alle spese militari come India, Pakistan, Filippine, Cile e Messico; Paesi dove le organizzazioni internazionali rilevano reiterate violazioni dei diritti umani (torture, detenzioni arbitrarie di prigionieri, limitazioni alle libertà sociali) come Egitto, Turchia, Malesia e Paesi in conflitto o in zone di tensione come Israele e Taiwan.
Ci rammarica, infine, che il dott. Bedeschi abbia ravvisato nella nostra presa di posizione una "azione denigratoria" che colpirebbe l'operato del Comitato di cui è presidente. Da moltissime comunicazioni di parroci e di fedeli abbiamo, invece, appreso profondo disagio e anche sconcerto nel vedere esposto in luoghi sacri uno striscione come quello della "Giornata Mondiale della Gioventù 2005" di Colonia dove campeggiano vari sponsor e tra questi Banca di Roma.
Rinnoviamo pertanto al Comitato Italiano per il Sostegno Economico alla GMG l'invito a rivedere le modalità di sponsorizzazione di questi eventi, riflettendo anche sui costi necessari per sostenerli, e siamo sempre disponibili ad un confronto serio, pacato ed approfondito su questi temi.
Ciò che ci sta particolarmente a cuore sono i valori che vengono proposti ai giovani in occasione delle diverse iniziative come la "Giornata Mondiale della Gioventù". Al riguardo riteniamo utile richiamare quanto affermava Giovanni Paolo II nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace del 1 gennaio 2004: "il fine non giustifica mai i mezzi".
Siamo comunque sicuri che non verrà meno l'impegno del mondo missionario e di chi opera per la pace e contro la guerra a promuovere la "Giornata Mondiale della Gioventù" alla quale invitiamo i giovani e per la cui buona riuscita lavoriamo e preghiamo.

Roma, 24 giugno 2005

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