Risposta del dott. Marcello Bedeschi

presidente del Comitato Italiano per il Sostegno Economico alla GMG
22 giugno 2005

In relazione all'e-mail del 16 giugno 2005 fatta circolare dalle riviste "Missione Oggi", Mosaico di pace", e "Nigrizia", il presidente del Comitato Italiano per il Sostegno Economico alla GMG, dott. Marcello Bedeschi, si sente in dovere di far presente quanto segue.
Con grande rammarico constatiamo che vengono fatte circolare informazioni non adeguatamente ponderate e verificate, che rischiano di alimentare un’inutile polemica, specie quando si lanciano gravi accuse come quelle contenute nel comunicato diffuso dalle riviste "Missione Oggi", Mosaico di pace", e "Nigrizia" in data 16 giugno u. s.
Ogni azione di ricerca fondi e contributi che il nostro Comitato ha svolto è stata sempre improntata alla massima trasparenza e rivolta a quelle Aziende ed Istituti che, nel caso specifico, applicano le direttive della Legge 185 del 9 Luglio 1990 concernente le autorizzazioni in materia di industria pesante.
Dopo attente verifiche, risulta che il gruppo Capitalia (di cui fanno parte Banca di Roma, Banca di Sicilia e Bipop-Carire), costituito nel settembre del 2002, in data 17 luglio 2004 ha emanato una direttiva aziendale (la n. 21/2004), che stabilisce parametri più rigidi di quelli indicati dalla sopra citata legge. Pertanto il Gruppo Capitalia, con la suddetta direttiva ha deciso di abbandonare drasticamente settori di intervento che erano stati seguiti nella fase di autonomia del vecchio assetto bancario, ed ha stabilito di “adottare nuovi e stringenti criteri di autolimitazione” negli investimenti rivolti all’industria pesante, orientandoli invece su settori di solidarietà e di promozione allo sviluppo.
Del resto, se si fosse prestata più attenzione da parte delle suddette riviste, si sarebbe rilevato che in data 30 aprile 2005 sul quotidiano Il Sole 24 Ore, sul quotidiano Avvenire e sul Manifesto sono apparse lettere del Gruppo Capitalia, le quali indicavano in maniera molto precisa e corretta la propria posizione sull’argomento in questione.
Infine si ribadisce il dispiacere per un’azione denigratoria che colpisce il nostro operato, che genera confusione e crea disagio nella comunità ecclesiale e che è da considerarsi impropria nei confronti di un Istituto cui moltissimi missionari si rivolgono per sostenere le proprie meritevoli iniziative e che in questo caso ha offerto la propria collaborazione in appoggio alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù.

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Allegato:
Da Il Sole 24 Ore, 30 aprile 2005

CAPITALIA E L’INDUSTRIA BELLICA

Con riferimento all’articolo “L’addio alle armi di Intesa e Unicredit” apparso il23 aprile sul Sole-24 Ore Plus, il Gruppo Capitalia intende chiarire la propria posizione in tema di finanziamento all’industria bellica, posizione peraltro ripetutamente comunicata al mercato. In base a una direttiva aziendale che stabilisce parametri più rigidi di quelli stabiliti dalla legge n. 185 del 9 luglio 1990, il Gruppo Capitalia ha deciso di adottare nuovi e stringenti criteri che autolimitano l’assistenza finanziaria alle aziende esportatrici di armamenti. Il Gruppo Capitalia non supporta le attività aziendali che hanno per oggetto strumenti di offesa, quali bombe, mine, missili, carri armati. Le attività oggetto di assistenza, quindi, si riferiscono esclusivamente ad apparati di difesa come sistemi radar, trasmissioni su reti satellitari, componentistica, cantieristica navale e carri non armati per trasporto truppe. Il Gruppo Capitalia, inoltre, ha tassativamente escluso qualunque forma di assistenza finanziaria ad attività che abbiano per destinatari Paesi coinvolti in operazioni belliche o ricompresi in aree geo-politiche particolarmente instabili. Il supporto del gruppo bancario è litato unicamente ai Paesi dell’Unione Europea o a un ristretto gruppo di Paesi extra-UE (Australia, Canada, Corea del Sud, Giappone, Islanda, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Svizzera, Turchia, USA; Bulgaria e Romania).
La scelta di Capitalia è dettata dalla volontà di coniugare l’importante funzione sociale che un grande Gruppo bancario svolge con l’attenzione nei confronti di un settore che rappresenta comunque un asset rilevante per il nostro Paese, dando occupazione a decine di migliaia di persone.
Mario Calderoni
Capo Ufficio Stampa Gruppo Capitalia

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