Migranti

Lista Diritti Globali

Archivio pubblico

La legalità della precarietà.Immigrazione e schiavismo.

Nella provincia di Ragusa, una recente ispezione dell'INPS su 420 imprese dei settori agricolo, commerciale e artigianale, ha riscontrato un 75,71% di aziende irregolari.
14 ottobre 2006
Pippo Gurrieri
Fonte: Circolo Anarchico "Ponte della Ghisolfa"
http://www.ecn.org/ponte/documenti/rag.php
(tratto da "L'isola Possibile", http://www.isolapossibile.it )

Nella provincia di Ragusa, una recente ispezione dell'INPS su 420 imprese dei settori agricolo, commerciale e artigianale, ha riscontrato un 75,71% di aziende irregolari; tre su quattro aziende basano la loro esistenza sul lavoro nero; infatti delle 318 irregolari, 101 sono risultate totalmente in nero; 511 lavoratori non hanno mai percepito un centesimo di contributo, il restante 'campione' riceve regolarmente dei fuori busta sui quali l'azienda evade le somme dovute al fisco. Questo, in una provincia ritenuta in Sicilia tra le più sane in tema di legalità e rispetto dei diritti.

In realtà fasce crescenti di lavoratori sono intrappolate nei meandri della Legge Biagi e subiscono una varietà di contratti a perdere; qui regna il ricatto di un sottosalario, di un fuori busta non tassato, di un ingaggio a tempo determinato o non corrispondente alla mansione realmente svolta, di un part time, di un tempo di lavoro superiore a quanto viene retribuito. Ma resta ancora un lavoro 'nero' parziale, perché spesso questo trattamento rientra negli 'accordi' e come tale viene 'rispettato'. Dove invece è nero totale, l'unica certezza sono i ricatti espliciti, come nel caso della commessa di abbigliamento, senza limiti di orario, multifunzionale, pagata 'a discrezione' due/trecento euro al mese, che deve anche comprare i vestiti che indossa nel negozio dove lavora, e con la porta sempre aperta per essere buttata fuori (la parola 'licenziata' sarebbe troppo ...garantista).

Nel ragusano non si può non far riferimento, poi, alle numerose aziende agricole, molte a conduzione familiare, in cui è attiva manodopera immigrata. Su questo versante le condizioni sono ovviamente peggiori in quanto s'intrecciano con la generale questione dell'immigrazione (permessi, alloggi, razzismo...), ed il lavoratore è di fatto un precario totale. C'è poi un'altra condizione di precariato, su cui grava una sorta di dis-valore aggiunto, e concerne casi come quelli di cui sopra ma si può estendere anche a chi ha un lavoro a tempo indeterminato e sotto contratto: sono i lavoratori che non vengono pagati, che ricevono il salario con mesi e mesi di ritardo, quasi sempre dopo estenuanti trattative, mediazioni e lotte. Un'attitudine che sta prendendo piede nelle piccole aziende, negli appalti e nei subappalti, per non dire del vasto e incontrollato mondo della ristorazione e del terziario in genere, gonfiata grazie alle esternalizzazioni, che hanno portato fuori numerosi servizi dalle grandi aziende sia private che pubbliche.

Potremmo segnalare decine e decine di casi: i lavoratori dei lavaggi AST a Modica; i dipendenti della Texilmed del capoluogo; gli addetti al depuratore di Pozzallo e alla Nettezza Urbana di Modica; la cooperativa trasporto disabili e i lavoratori degli scuolabus a Modica; operai di fabbrichette di Comiso... E si tratta di lavoratori autoctoni, di operai spesso sindacalizzati, di quelle situazioni che nelle statistiche (sia dell'INPS che del delirante Totò Cuffaro di capodanno) rientrano nei settori di cosiddetto privilegio emergenti dal generale purgatorio della disoccupazione.

L'economia più forte dell'Isola si basa in una certa misura su questo contesto di lavoro nero e sommerso, affidato ad una imprenditorialità stracciona, garante di risparmi notevoli, o attaccata come parassita agli enti pubblici in virtù di agganci politico-clientelari, che non investe proprie risorse, sopravvive scaricando sui lavoratori ritardi e debiti, si caratterizza per atteggiamenti arroganti misti a vittimismo, fa largo uso di strumenti legali (sgravi fiscali, lavoro atipico, apprendistato...), e va avanti con la furba morale del 'siamo tutti sulla stessa barca'. In questa situazione il lavoratore precario focalizza (per forza!) tutta la sua attenzione sulla questione salariale (la sopravvivenza), sorvolando sui problemi delle condizioni di lavoro (sicurezza, turni, competenze, diritti, ecc.).

Articoli correlati

  • Qatar 2022, i Mondiali dello sfruttamento
    Pace
    Riccardo Noury racconta la storia degli operai ridotti in schiavitù

    Qatar 2022, i Mondiali dello sfruttamento

    La costruzione degli impianti sportivi è costata la vita ad un alto numero di lavoratori
    25 ottobre 2022 - David Lifodi
  • Nelle onde della storia
    Cultura
    Abdulrazak Gurnah, Premio Nobel per la Letteratura 2021

    Nelle onde della storia

    L'opera di Abdulrazak Gurnah descrive in che modo il colonialismo e la perdita della terra natale lacerano l'essere umano. La prosa del Premio Nobel è sobria e introspettiva
    14 ottobre 2021 - Karsten Levihn-Kutzler
  • Victor Schoelcher, l’antischiavista
    Storia della Pace
    Paladini della pace

    Victor Schoelcher, l’antischiavista

    Lotta anche contro la pena di morte, per il miglioramento della condizione delle donne e per la protezione dei bambini. Durante la guerra franco-prussiana del 1870, si pronuncia a favore del pacifismo e dell’alleanza dei popoli.
    Redazione PeaceLink
  • Come la banana ha cambiato il mondo (VIDEO)
    Latina
    America Centrale

    Come la banana ha cambiato il mondo (VIDEO)

    Una storia che parla di sfruttamento, omicidi, corruzione, furti di terra, colpi di stato e tanto altro
    18 agosto 2020 - Giorgio Trucchi
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)