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    1 aprile 2025 - Alessandro Marescotti

Illy: «Sì a cpt più umani, ma non aprire Gradisca»


Il governatore difende il consigliere picchiato. Che denuncia: retate di immigrati per riempire il centro
6 marzo 2006
MATTEO MODER

Dopo aver definito sul Corriere della sera come «un fatto personale» le manganellate subite dal consigliere regionale dei Verdi Alessandro Metz davanti al cpt di Gradisca, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, ieri mattina in Consiglio regionale, durante un question time sui fatti, ha invece espresso la sua solidarietà e quella della giunta a Metz ma anche alle forze dell'ordine, insieme alla condanna «per ogni azione illegale». «Esprimo solidarietà al consigliere Metz perché colpito in condizioni inaspettate mentre stava andando a parlare con il responsabile delle forze dell'ordine. Ma la solidarietà va anche a queste ultime, che devono garantire il diritto a manifestare ma anche quello degli altri cittadini a transitare», ha detto Illy. Per il presidente della regione «non è giustificabile il ricorso ad azioni illegali, danneggiamenti e blocchi stradali, e quindi anche impedire ai lavoratori della cooperativa Minerva di svolgere la propria opera». Poi ha precisato la posizione della regione sul centro: «Non siamo contrari aprioristicamente ai cpt, necessari a svolgere un'azione di contrasto al fenomeno della clandestinità, condizione fissata dal trattato di Schengen. Ma riteniamo che vadano costruiti e gestiti in modo da rispettare i diritti umani, cosa che non sempre succede». Per Illy la Regione ha espresso sul cpt di Gradisca «un parere non favorevole» per vari motivi, tra cui la «sensibilità alle questioni delle migrazioni» (la diaspora dei friulani e l'esodo dei giuliano-dalmati). Poi ha ricordato che la Slovenia entrerà il prossimo anno nell'area Schengen «e realizzare qui un cpt potrebbe dare un segnale di sfiducia sulle capacità della Slovenia di controllare le frontiere». Il presidente ha poi ricordato che la Regione non è stata interpellata per la costruzione del centro, «motivo che ha portato a un ricorso al Tar contro la procedura, giudicata illegittima». Infine, c'è la questione della «diseconomicità di questo cpt, costruito per ospitare 250 persone ma che, se il governo onorerà l'impegno ad ospitarvi solo i clandestini trovati in quest'area, si troverebbe con non più di qualche decina di persone. In vista delle elezioni, ritengo che sarebbe quanto mai opportuno rinviare a dopo la sua attivazione».

Alessandro Metz risponde a stretto giro di posta: «Il centrosinistra deve decidere se ha una memoria storica o meno. Parlare di illegalità rispetto a blocchi, picchetti e presidi significa fare un revisionismo storico di almeno 50 anni di lotte operaie e sociali che hanno utilizzato questi strumenti per ottenere l'innalzamento dei diritti civili, sociali e occupazionali di tutti. A maggior ragione oggi queste forme di lotta sono assolutamente necessarie davanti a chi pensa che un lavoro sia uguale a un altro e quindi che fare l'aguzzino all'interno di un cpt debba essere un lavoro rispettato e condiviso». Anzi, il consigliere verde denuncia un episodio inquietante: «Il 28 febbraio, giorno previsto da Pisanu per l'apertura del supercarcere, mentre davanti al cpt la polizia caricava i presidianti, nella vicina stazione ferroviaria di Sagrato le forze dell'ordine effettuavano dei veri e propri rastrellamenti di extracomunitari che sono stati poi portati all'interno di un appartamento, non in una caserma o in questura. Là sono stati trattenuti diverse ore per effettuare i controlli dei documenti e se risultati in regola rilasciati. Mentre degli altri, i cosiddetti irregolari (non si conosce il numero) nulla più si sa. Ad alcuni avvocati, avvisati della cosa, la questura di Gorizia ha negato che ci fossero persone in stato di fermo o che ci fossero stati dei controlli di questo tipo. Il legittimo sospetto è quello che si stia accumulando il "materiale umano" in qualche scantinato per riempire poi il cpt».

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Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose a cui può permettersi di rinunciare.

H. D. Thoreau

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