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Il 9% dei bimbi nati in Italia sono figli degli immigrati

Lo rivela il primo rapporto Caritas-Unicef
12 dicembre 2005
Valeria Pini

Rapporto Caritas-Unicef, in Italia 500.000 minori stranieri

ROMA - Nove neonati sui 100 che nascono ogni anno in Italia hanno genitori stranieri. In tutto i minori stranieri in Italia sono 491.000. Tra questi 29.000 sono i nuovi arrivati per motivi familiari, mentre oltre 5.500 sono quelli non accompagnati. I minori rappresentano il 17,6 % del totale della popolazione immigrata, con un aumento del 2 per cento rispetto al 2003. Un bambino straniero su cinque, infine, vive in istituto. È questa la fotografia della situazione dei ragazzi stranieri in Italia come viene fuori dal primo rapporto Caritas-Unicef ‘Uscire dall'invisibilità’, presentato a Roma. Lo studio rivela che il tasso di natalità degli immigrati è doppio rispetto a quella nazionale, ma che da parte delle famiglie esiste ancora una grande diffidenza rispetto al servizio sanitario: meno della metà (41%) infatti si rivolge al pediatra di base e la percentuale precipita al 5,6% se i genitori non hanno i documenti in regola.

Il maggior numero di bambini ed adolescenti immigrati vive al Nord (circa 20 %), con punte in Veneto (22 %), mentre nel Lazio si registra la percentuale più bassa (10,9%). Ad eccezione di Abruzzo, Puglia e Sicilia, le presenze al Sud sono inferiori alla media nazionale.

Secondo il rapporto Unicef-Caritas, sono poi numerosi i casi in cui è una sola persona a gestire il nucleo familiare: 42.577 le famiglie straniere con un solo genitore (il 9,7 per cento del totale). La comunità più numerosa in cui ad accudire il bambino è la mamma o in alternativa il papà è quella marocchina (4.079 casi), seguita da quella albanese (3.959).

“Lo studio ha smentito anche i più frequenti luoghi comuni sui minori stranieri. - spiega monsignor Vittorio Nozza, direttore Caritas Italia - Primo fra tutti quello che i figli degli immigrati nascano già malati e rappresentino un rischio per i bambini italiani. Non è vero: i tassi di mortalità infantile e neonatale sono di poco più elevati e sono dovuti alle abitudini di vita condizionate dalla povertà: 3,7 per ogni mille rispetto a 2,7 di bimbi con genitori italiani. Il fatto, poi, che si rivolgano meno al pediatra di base non dipende dalla condizione di clandestinità, ma dalle abitudini culturali dei genitori”.

“Inoltre – conclude monsignor Nozza – il rapporto smentisce che ci sia un afflusso privilegiato di bambini stranieri negli asili-nido comunali e statali. Anche dopo i tre anni, non tutte le famiglie straniere riescono a mandare i figli alla scuola dell’infanzia. Anche perché molti di loro vivono in quartieri periferici, privi di trasporto pubblico e senza servizi educativi. In queste scuole, infatti, è straniero solo un bimbo ogni ventidue”.

Fra i maggiori problemi che i minori immigrati si trovano ad affrontare in Italia c’è quello dell’integrazione. Per questo non tutti i bambini che nascono in Italia ci rimangono. In molti casi le difficoltà di inserimento spingono le famiglie a inviare i ragazzi nel Paese di origine.

Le difficoltà di incontro con i bambini italiani non sono sempre riconducibili a barriere culturali. Spesso le distanze sono dovute alle situazioni di disagio economico. Come ricambiare un invito a una festa di compleanno a casa, quando si vive in un monolocale? “Tutti questi minori - ha detto il presidente dell' Unicef-Italia, Antonio Sclavi - vivono in una sorta di "invisibilità sociale" ed hanno invece bisogno di una costante attenzione. La convenzione sui diritti dell'infanzia è valida anche per loro, ogni bambino che si trova sul territorio italiano è da essa protetto".

Secondo don Vittorio Nozza, è necessario il miglioramento di strutture e dei percorsi di accoglienza e un ripensamento del modello organizzativo dei servizi del territorio. “Ci sono diverse iniziative a favore dei minori, – spiega Letizia Bindi, una delle autrici della ricerca Caritas Unicef –, ma ci siamo resi conto che sono spesso mal coordinate. Questo succede soprattutto in provincia, dove è molto difficile trovare, ad esempio, un mediatore culturale. È necessario intervenire in diversi settori. In quello della scuola, nei servizi sanitari, ma anche nel settore della giustizia”.

Al rapporto fra giustizia e minori stranieri lo studio dedica un intero capitolo. I denunciati sono il 24,6 per cento del totale, percentuale in aumento dopo un paio d'anni di diminuzione: erano infatti il 22% nel 2001 e il 23% nel 2000. Quanto al rapporto denunce/condanne, i minori italiani condannati dopo una denuncia sono l’8 per cento, quelli stranieri l’11 per cento.

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